Secondo uno studio del think tank Rasmussen Global, la controffensiva ucraina potrebbe essere nelle mani di quattro Paesi: Francia, Germania, Italia e Svezia. Il motivo, come riporta Ansa, è che, unendo le rispettive forze insieme alla Gran Bretagna, questi Paesi riuscirebbero a fornire a Kiev un numero sufficiente di missili a lunga gittata per dare un spinta estremamente incisiva all’assalto dei comandi ucraini di questa tarda primavera. L’occhio del think tank si posa in particolare sui missili Storm Shadow, che il Regno Unito ha già deciso di inviare all’Ucraina e di cui vi sono diversi utilizzatori anche nel Vecchio Continente. Secondo il Rasmussen Global, i Paesi che possiedono questi missili dovrebbero inviare il 15% dei rispettivi arsenali, diventando così decisivi nel colpire i centri di comando e controllo russi e facendo così allontanare ulteriormente dalla prima linea le principali basi di Mosca.
Lo studio rientra in quella che è una delle vere grandi partite di questa guerra, e cioè il modo in cui le forze occidentali possono continuare a rafforzare e rifornire le truppe ucraine in vista della controffensiva. Il tema, come abbiamo più volte visto nel corso di questi mesi, è allo stesso tempo unificante e divisivo. Tutti i partner europei e della Nato, a parte alcune rare eccezioni, concordano nel supporto militare a Kiev per fare in modo che l’Ucraina possa resistere all’invasione russa ponendosi in una posizione di vantaggio in vista di un negoziato.

D’altro canto, però, non tutti concordano su cosa inviare a Kiev, e soprattutto se sia possibile andare di pari passo con i desiderata ucraini. Molti governi sottolineano soprattutto il fatto di dovere inviare strumenti con cui l’Ucraina possa difendersi, in particolare contro gli attacchi missilistici. Altri invece pensano di poter fare un passo in più, fornendo ad esempio capacità di guerra aerea che si sostanzierebbero, di fatto, nell’invio di caccia F-16 (caccia per i quali è comunque necessario un lungo e complesso addestramento che non potrebbe avere completamente entro l’estate). Questa divisione si era del resto già vista all’inizio sui carri armati, dal momento che alcuni, fino al convincimento della Germania per i Leopard, si erano concentrati sul fatto che questi mezzi potessero rappresentare un fattore i escalation russa.
Ora, l’ipotesi degli Storm Shadow da inviare in massa a Kiev non ha ancora preso piede nel dibattito europeo, ma può rappresentare un ulteriore punto di domanda. Francia, Germania e Italia si sono già impegnate a fornire all’Ucraina soprattutto sistemi di difesa anti-aerea e antimissile, fondamentale in questo momento del conflitto specialmente per tutelare non solo le città e le infrastrutture strategiche, ma anche le stesse basi ucraine più avanza la linea d’attacco. L’ultimo attacco contro i Patriot, per quanto non decisivo, ha mostrato i rischi di un colpo chirurgico alle batterie statunitensi, e va comunque sottolineato che il rifornimento delle scorte di missili non è affatto semplice a livello logistico e a livello di costi. La necessità di batterie Samp-T e Iris-T si è già palesata proprio nell’ultimo tour europeo di Volodymyr Zelensky in Europa, con la conferma degli aiuti da parte di Roma, Berlino e Parigi. Lo Storm Shadow rappresenta un elemento diverso: un missile che ha lo scopo appunto di allontanare le forze russe, incutendo un timore che le unità di Mosca e le basi possano essere colpite a molti più chilometri di distanza, in Donbass come in Crimea. E in questo senso, si conferma ance la diversa postura strategica del Regno Unito, che già l’ultima settimana ha perorato l’alleanza dei caccia F-16 per Kiev (di cui Londra non ha esemplari) e il pieno impegno, in futuro, nell’addestramento dei piloti ucraini.