Il sottomarino statunitense Uss Alaska ha fatto una breve fermata a Gibilterra. Una visita rara, perché come confermato da The Drive, sono circa venti anni che un sottomarino classe Ohio non visita il porto britannico alle porte del Mediterraneo. L’ultimo è stato sicuramente lo Uss Florida, ma dopo la sua conversione da sottomarino lanciamissili balistici a lanciamissili da crociera. Ma rara anche per la pubblicità dell’evento, visto che di solito i sottomarini lanciamissili balistici a propulsione nucleare non si muovono propriamente sotto la luce dei riflettori.

Non è chiara esattamente la missione dell’Alaska né la natura dello stop a Gibilterra. Fonti americane riferiscono che si sia trattato di una sosta programmata che mostra anche la cooperazione e sinergia tra Stati Uniti e Regno Unito anche per quanto riguarda l’utilizzo della base di Gibilterra. The Rock, come la chiamano gli inglesi, è considerata una delle basi più importanti dell’area, in particolare per la sua posizione strategia all’ingresso occidentale del Mediterraneo.

Tuttavia non è un mistero che dare notizie di questo tipo o fare in modo che queste informazioni vengano divulgate – specie quando si tratta di deterrenza nucleare – aiuta anche a veicolare un determinato tipo di messaggi “diplomatici”. Soprattutto verso la Russia, che qualche giorno fa ha annunciato al mondo di aver testato per la prima volta in mare il Belgorod, il gioiello della Marina di Mosca. Il Belgorod, una variante della cosiddetta classe Oscar II, è lungo circa 180 metri e secondo le informazioni che giungono sia dal territorio russo che da quello americano, la sua forza segreta sarebbe quella di essere armato con il nuovo (e ancora oscuro) Poseidon, il più grande siluro mai sviluppato dalle potenze nucleari. Lungo oltre 20 metri e con un diametro di circa due, il Poseidon preoccupa Stati Uniti e Nato, che da tempo osservano con molto timore le mosse di Mosca. Non è un mistero che la Russia faccia spesso pubblicità ai suoi mezzi militari come dimostrazione di forza, ma per quanto riguarda l’arma che potrebbe essere imbarcata sul Belgorod, dalla Difesa russa sono arrivate notizie molto centellinate. E anche tanti analisti americani si interrogano sulla reale portata del sottomarino uscito dagli arsenali del Cremlino.

Dopo la notizia del Belgorod e gli incidenti nel Mar Nero, gli Stati Uniti inviano un nuovo messaggio facendo “affiorare” l’Alaska. Non un sottomarino qualsiasi, ma uno dei mezzi più interessanti della Marina statunitense. La classe Ohio infatti rappresenta per Washington una sorta di punta di diamante della flotta, perché non è solo un sottomarino a propulsione nucleare, ma anche una vera e propria “bomba galleggiante” come l’hanno chiamato alcuni media spagnoli, con decine di testate termonucleari imbarcate sul mezzo. Non solo: le modifiche apportate negli anni ai mezzi della classe Ohio hanno resto questi sottomarini delle vere e proprie navi-madre per operazioni di guerra ibrida, intelligence, operazioni delle forze speciali e attacchi simultanei e in differenti domini. L’aver pubblicizzato lo scalo di Gibilterra potrebbe quindi rappresentare un ulteriore segnale di avvertimento e di dimostrazione di forza nei confronti di Mosca, soprattutto in momento in cui il Mar Nero è diventato il centro di una delle principali esercitazioni delle flotte Nato e dei partner dell’Alleanza atlantica. La Russia – con l’incidente al largo della Crimea che ha coinvolto la flotta russa, una nave britannica e una olandese – ha voluto tracciare le linee rosse su cui non transige. Gli Stati Uniti e i partner atlantici hanno recepito il segnale ma hanno comunque dato seguito allo show di forza nel Mar Nero con l’arrivo di cinquemila uomini. La fermata dello Uss Alaska a Gibilterra rientra in una particolare partita di deterrenza giocata anche nel campo dell’information warfare.