L’Algeria è in procinto di firmare un importante contratto con la Russia per la fornitura di armi di valore compreso tra i 12 e i 17 miliardi di dollari, secondo quanto riportato da Africa Intelligence e da Rt Russia. Le indiscrezioni trapelate ai media riferiscono che sono in corso negoziati per un accordo quadro sulle forniture di armamenti russi ad Algeri per i prossimi 10 anni. L’accordo sarà siglato durante la visita ufficiale del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune a Mosca il prossimo dicembre.
Diversi gli assetti che interessano alla difesa del Paese nordafricano: si parla di ulteriori sottomarini, caccia di quinta generazione Sukhoi Su-57, altri cacciabombardieri Su-34 e Su-30. L’Algeria spera anche di acquisire nuovi sistemi di difesa aerea, come l’S-400, il Buk M3, e l’Antey-4000, oltre a sistemi da guerra elettronica (Electronic Warfare – Ew) ed equipaggiamento per l’esercito.
Il budget per la Difesa dell’Algeria potrebbe quindi aumentare del 130%, raggiungendo i 22,6 miliardi di dollari, secondo la bozza della legge finanziaria del 2023. Se così fosse, Algeri stanzierebbe il più grande volume di denaro per la Difesa di tutti i Paesi africani.
La questione della possibile vendita dei Su-57 è nota da tempo: già nel 2019 erano girate voci che avevano fatto pensare che Algeri avesse siglato un contratto per l’acquisizione di 14 velivoli di questo tipo, poi rivelatasi infondata per i traccheggi del governo algerino. L’anno scorso, invece, siamo venuti a conoscenza della firma di un accordo per altrettanti Su-34 “Fullback”, la cui consegna molto probabilmente è stata rinviata per le ben note difficoltà incontrate dall’industria bellica russa per far fronte alle esigenze del conflitto in Ucraina.
Mosca e Algeri vantano uno stretto rapporto che dura sin dai tempi dall’indipendenza algerina. Nei primi 10 anni di vita dell’Algeria indipendente, il Paese nordafricano ha guardato all’Unione Sovietica per quanto riguarda gli armamenti aeronautici: l’aviazione acquisì aerei dall’Urss, principalmente MiG-15Uti e MiG-17, anche se alcuni di essi vennero donati dall’Egitto. Quando nel 1963 si verificarono gli scontri al confine con il Marocco, il governo algerino decise di potenziare le capacità dell’esercito e dell’aviazione acquistando dall’Unione Sovietica MiG-17F, MiG-21, Su-7Bmk e alcuni velivoli An-12 oltre a elicotteri Mi-1 e Mi-4. I velivoli algerini parteciparono anche a operazioni di combattimento durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967: due stormi di MiG-17F, e uno di MiG-21 insieme a uno di Su-7Bmk erano di stanza in Egitto per supportare la coalizione araba. Successivamente, negli anni ’70, arrivarono velivoli più moderni come il Mig-23 o il Mig-25, ma è solo negli anni ’80 che l’Algeria si apre ufficialmente all’Occidente con l’arrivo, nelle fila della sua aeronautica, di 18 C-130H Hercules, 12 T-34 Mentors e altrettanti Hawker Beechcrafts forniti dagli Stati Uniti tra il 1981 ed il 1989. Fu solo una breve parentesi, tuttavia, in quanto la linea attuale di velivoli parla sempre russo e vede schierati i Mig-29Smt, Su-24Mk e Su-30Mka.
La marina algerina può contare invece sui sottomarini di fabbricazione russa classe Kilo: due battelli di questo tipo, l’Ouarsenis e l’Hoggar, sono stati messi in servizio nel 2019. Queste due unità fanno parte di un ordine risalente al 2013/2014 e si aggiungono a due della classe 636E consegnati nel 2010 frutto di un accordo da 400 milioni di dollari e ai due più vecchi 877Ekm che l’Algeria ha ricevuto nel 1987-1988. Sembra che i nuovi sottomarini facenti parte del “mega-pacchetto” di armamenti recentemente concordato siano della versione 877Ekm, la versione da esportazione migliorata dei primissimi classe Kilo attualmente in produzione da parte dei cantieri Rubin, portando quindi a 8 i battelli in forza nella marina algerina.
L’ambasciatrice degli Stati Uniti in Algeria, Elizabeth Moore Aubin, ha commentato questa settimana la richiesta presentata il mese scorso da diversi membri del Congresso Usa che chiedevano l’elevazione di sanzioni ad Algeri per l’acquisto di armi dalla Russia affermando che parte del suo lavoro diplomatico consiste nello spiegare la legge statunitense ai funzionari algerini. “I funzionari dell’Algeria prenderanno quindi decisioni nell’ambito della sovranità di Paese”, ha sottolineato in modo alquanto sibillino in un’intervista a Interlignes.
Alla fine del mese scorso, un certo numero di membri del Congresso degli Stati Uniti, guidati dalla repubblicana Lisa McClain, hanno indirizzato una lettera al Segretario di Stato Antony Blinken esprimendo le loro preoccupazioni per i recenti rapporti sui legami sempre più stretti tra Russia e Algeria. La lettera ricordava che l’anno scorso Algeri ha finalizzato l’acquisto di armi con Mosca per un totale di oltre 7 miliardi di dollari, dopo la visita ufficiale del capo di Stato maggiore, il generale Said Chengriha, rendendo l’Algeria il terzo Paese al mondo destinatario di armi russe. Algeri potrebbe infatti ricadere nell’ambito del Caatsa (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act), il provvedimento del 2017 varato dal Congresso che prevede sanzioni per quei Paesi che acquistano sistemi per la Difesa da una lista di Paesi tra cui c’è anche la Russia.
I rapporti tra Algeri e Mosca non interessano solamente Washington. Parigi e Roma guardano attentamente a quanto sta facendo l’Algeria sia per questioni legate al Sahel, sia perché il Paese si sta ponendo come un attore sempre più assertivo nel contesto del Mediterraneo, per questioni legate alla Zona di Esclusività Economica. L’Italia, poi, ha un’importante legame con l’Algeria che passa per gli approvvigionamenti energetici: il gasdotto Trans-Mediterranean, entrato in attività nel 1983 e passante per la Tunisia, parte dai campi di estrazione di Hassi Rmel. Mosca è anche un partner commerciale diretto di Algeri, con un interscambio del valore di 4,5 miliardi di dollari. Una cooperazione non solo energetica: i due Paesi vogliono lanciare progetti comuni in materia di sicurezza informatica e telemedicina, ma anche accordarsi dal punto di vista delle scorte alimentari (grano nella fattispecie), e di cooperazione nel settore della sicurezza cyber.
Se sino al conflitto ucraino la cooperazione russo-algerina avrebbe potuto svilupparsi in modo preoccupante nella fascia subsahariana là dove Mosca ha le sue Pmsc (ad esempio in Mali), ora è difficile pensare che questo accada, in quanto la Russia sta ridimensionando la sua presenza militare nel continente africano per far fronte ai consumi della guerra in corso.
Ciononostante questo rinnovato partenariato tra i due Paesi non è da sottovalutare perché rinforza le forze armate di un Paese che nel Mediterraneo e in Nord Africa è anche in diretta competizione col nostro, e pertanto potrebbe alzare la posta in gioco per l’accesso alle sue risorse energetiche, che sono diventate più importante con la decisione di ridurre notevolmente la nostra dipendenza dalla Russia.