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Una delle affermazioni più altisonanti del lunghissimo discorso del presidente russo Vladimir Putin all’Assemblea Federale è stata quella sulla possibilità di effettuare test nucleari. “Sappiamo che a Washington alcuni considerano la possibilità di effettuare test di armi nucleari. Gli Usa stanno sviluppando nuovi tipi di munizioni nucleari”, ha affermato Putin, concludendo che “naturalmente non saremo i primi a farli”, ma che “se gli Usa fanno i test, li faremo anche noi”.

Per fare questo, il presidente russo ha sottolineato che le forze armate e Rosatom – colosso dell’atomo a Mosca- devono fare il possibile per esse pronti. Una prontezza che, come ha ricordato una fonte all’agenzia di stampa Tass, coinvolge anche il sito dove questi test potrebbero avvenire: Novaja Zemlja. Un sito che, come già ricordato agli inizi di questo mese dal direttore scientifico dell’Istituto di di fisica sperimentale Vyacheslav Solovyov, è da tempo oggetto di “un programma speciale” per essere pronto per qualsiasi necessità.

Incastonato nel Circolo Polare Artico, Novaja Zemlja è tecnicamente un arcipelago formato da due grandi isole (l’isola Severnyj e l’isola Južnyj) separate da un sottile stretto, il Matočkin Šar, che da est a ovest unisce Mare di Barents e Mare di Kara.

Scoperta dai russi sin dal Medioevo, probabilmente dai cacciatori di Novgorod interessi a quelle immense distese di ghiacci e roccia abitate da orsi polari, volpi artiche e trichechi, la sua storia ha avuto un terribile sviluppo durante la Guerra Fredda, quando nel 1954 l’Unione Sovietica decise di trasformare quelle terre in un enorme poligono per i test nucleari.

L’isola venne divisa in tre aree, la zona A, quella di Chyornaya Guba, la zona B, sullo stretto di Matočkin, e infine la zona C, Sukhoy Nos, un’area leggermente più a nord rispetto alla B utilizzata nel 1961 per il test di una bomba all’idrogeno da 50 megatoni: quella che venne chiamata la “Bomba Zar”.

I documenti ufficiali riferiscono che tra il 21 settembre 1955 e il 24 ottobre 1990, a Novaja Zemlja furono effettuati 130 test nucleari di cui 88 nell’atmosfera, 39 sotterranei e 3 nei fondali oceanici. Dopo la firma del Trattato che ha vietato i test nucleari del 1966, sulle due isole sono stati effettuati solo cosiddetti test “subcritici”. Nel 1973, un test nucleare sotterraneo fu effettuato con quattro ordigni che provocò valanghe e smottamenti pari a quelli di un terremoto di magnitudo molto elevata.

Solo negli ultimi anni si è provveduto a decontaminare alcune aree diventate completamente invivibili. Anche le aree limitrofe divennero presto delle bombe ecologiche e sanitarie che, come raccontò Enrico Franceschini su Repubblica nel 1993, soltanto la glasnost di Michail Gorbachev fece in qualche modo uscire dalla segretezza tipica del mondo sovietico. Un “mare della morte” che ha rappresentato per decenni un vero e proprio buco nero in termini di informazione e sicurezza, e che oggi è gestito dal 12° Dipartimento principale del ministero della Difesa russo. Di nuovo pronto ad attivarsi: come ai tempi della Guerra Fredda.

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