La partita diplomatica della Turchia tra Russia e Ucraina è una delle più complesse dall’inizio della guerra iniziata nel 2022. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua a proporsi come potenziale mediatore tra Mosca e Kiev o, in maniera più concreta, come canale di dialogo privilegiato tra l’omologo russo Vladimir Putin e l’Occidente. Lo fa soprattutto grazie agli interessi che legano Turchia e Russia, non solo sul piano energetico, ma anche strategico ed economico. Allo stesso tempo, però, la Turchia non sembra decisa a rinnegare né la sua appartenenza alla Nato né la sua consolidata vicinanza all’Ucraina. E questo sia per la storica proiezione verso la Crimea e la parte meridionale del Paese, sia per interessi politici ed economici che non possono far propendere Ankara per alcun riconoscimento del cambiamento nell’integrità territoriale di Kiev.
La conferma di questo equilibrismo turco si è vista anche negli ultimi giorni. Come è noto, la Turchia ha avuto un peso rilevante – specialmente nelle prime fasi del conflitto – grazie al ruolo dei droni Bayraktar Tb2 consegnati all’Ucraina, e che hanno rappresentato delle armi molto valide in mano alle truppe di Kiev. Con il passare dei mesi, il loro effetto è scemato grazie all’adattamento delle unità russe a questi velivoli, tanto che adesso sono utilizzati quasi sempre in missione di ricognizione. Il Tb2 è diventato però talmente importante da essersi trasformato in uno strumento di propaganda, addirittura protagonista di una canzone.
Il ruolo dei droni non è però diminuito. E anzi, sia da parte russa che da parte ucraina l’utilizzo dei velivoli senza pilota (per Kiev anche navali) è aumentato nel corso della guerra. Così, i droni turchi sono tornati di nuovo di moda. Al punto che nei giorni scorsi, il ministero della Difesa ucraino ha annunciato la firma di un contratto con l’azienda turca Baykar Marina per costruire un centro per la riparazione e la manutenzione dei droni in Ucraina. Una firma che per il governo di Volodymyr Zelensky serve soprattutto a consolidare le capacità del Paese nel mantenimento di armi e sistemi soprattutto in ottica post-bellica. L’annuncio arriva alcune settimane dopo che i media ucraini avevano parlato della costruzione di una fabbrica di droni nel Paese, e sempre da parte di Baykar. Mossa che rientrava nella partnership siglata anni prima tra Kiev e l’azienda turca, il cui amministratore delegato, Haluk Bayraktar, ha recentemente rilasciato un’intervista alla Cnn in cui ha garantito che non avrebbero mai fornito droni ai russi in quanto l’azienda “sostiene l’Ucraina”.
Questi annunci, e queste dichiarazioni hanno un peso politico specifico anche perché Baykar, leader dell’industria bellica turca, è legata a doppio filo a Erdogan. Il fratello di Haluk, Selçuk Bayraktar, è il marito di Sümeyye Erdogan, figlia del “Sultano”. Qualcuno sostiene anche che il genero del presidente turco possa ambire alla successione come leader politico. E questo rafforza ulteriormente il peso politico delle mosse di un’azienda che è fortemente ancorata all’agenda strategica del governo Erdogan.
Intanto, però, proprio per evitare eccessive fughe in avanti, il suocero di Selçuk, il presidente turco, non demorde nei rapporti con Putin. E in questi giorni attende una telefonata con il capo del Cremlino per discutere di vari affari nonché per tentare di confermare l’annunciata visita di Putin in Turchia ad agosto. L’invito da parte di Erdogan c’è ormai da mesi, già da prima delle elezioni che hanno consacrato il leader dell’Akp alla guida del Paese. E ora ci si domanda de Putin confermerà davvero la visita ufficiale in quello che sarebbe il primo Stato membro della Nato a ricevere il presidente russo dall’inizio della guerra in Ucraina.