Lo avevano più volte fatto capire nel corso degli ultimi mesi, e lo hanno ribadito pochi giorni fa, in occasione dell’ultima escalation tra Cina e Filippine. Gli Stati Uniti hanno ribadito il loro sostegno a Manila pubblicando un comunicato firmato dal Dipartimento di Stato, nel quale si sottolinea il supporto “ai nostri alleati filippini di fronte alle ripetute molestie della Repubblica Popolare Cinese nel Mar Cinese Meridionale”.
Al termine della nota, e dopo la ricostruzione di quanto avvenuto pochi giorni fa nei pressi del Second Thomas Shoal, un atollo delle Isole Spratly, Washington ha citato il Trattato di mutua difesa Usa-Filippine del 1951 che, almeno in teoria, stabilisce che i due Paesi sono chiamati ad intervenire l’uno in soccorso dell’altro in caso di attacco ad opera di forze straniere.
Nel farlo, gli Usa hanno espressamente citato l’articolo IV dell’intesa, secondo cui il sostegno reciproco si “estende agli attacchi armati contro le forze armate filippine, le navi pubbliche e gli aerei – compresi quelli della Guardia costiera – ovunque nel Mar Cinese Meridionale”. Un’ambiguità strategica, questa, che non chiarisce se gli eventuali interventi statunitensi debbano concretizzarsi anche nel caso in cui – come adesso – ad essere coinvolte in fantomatiche contese siano le Isole Spratly o le secche di Scarborough, la cui sovranità è rivendicata dai cinesi.

Tensioni tra Cina e Filippine
La scorsa domenica, le Filippine hanno puntato il dito contro una nave della Guardia costiera cinese che avrebbe speronato due mezzi filippini che stavano trasportando rifornimenti alle forze militari nazionali dislocate sulla vecchia imbarcazione arrugginita della Seconda guerra mondiale “Brp Sierra Madre” ancorata al largo di Second Thomas Shoal, un atollo dell’arcipelago delle Isole Spratly, contese tra i due Paesi, nella zona economica esclusiva delle Filippine.
Le “manovre pericolose, illegali e sconsiderate” delle navi cinesi hanno causato danni alle navi filippine “all’interno della nostra zona economica esclusiva e vengono prese sul serio ai più alti livelli di governo”, secondo una dichiarazione rilasciata dall’ufficio del presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. In seguito, il segretario alla Difesa filippino, Gilberto Teodoro, ha affermato che gli incidenti hanno mostrato “la grave violazione del diritto internazionale da parte della Cina e un’escalation della loro azione espansionistica e aggressiva”.
Dall’altro lato, la Cina ha sostenuto che la “leggera collisione”, nel primo caso, sia avvenuta dopo che la nave di rifornimento filippina avrebbe ignorato “diversi avvertimenti” e avrebbe “deliberatamente superato le forze dell’ordine in modo poco professionale e pericoloso”. Nella seconda collisione, il ministero degli Esteri cinese ha accusato l’imbarcazione filippina di aver “deliberatamente” creato disordini facendo retromarcia in “maniera premeditata” contro un peschereccio cinese.
Il video diffuso dall’esercito filippino mostra la prua della nave della guardia costiera cinese e la poppa della nave di rifornimento che si toccano per un breve momento, poi la nave filippina prosegue per la sua rotta. Non è chiaro se ci siano stati danni.
Il secondo fronte caldo
I diplomatici cinesi hanno esortato le autorità filippine a fermare le “provocazioni” marittime e la campagna di “diffamazione” contro Pechino, mentre Manila ha convocato l’ambasciatore cinese nelle Filippine.
La citata BRP Sierra Madre, è una nave della Seconda Guerra Mondiale che fu collocata presso Second Thomas Shoal dalle Filippine nel 1999 in risposta all’occupazione cinese della vicina Mischief Reef avvenuta quattro anni prima. La Cina, tuttavia, ha ripetutamente esortato Manila a rimuovere il mezzo che, a suo dire, era “illegale” e “deliberatamente” arenata nella stessa secca, chiamata da Pechino Ren’ai Jiao e rivendicata come parte del proprio territorio.
È qui che entrano in gioco gli Usa, per i quali le navi cinesi “hanno violato il diritto internazionale interferendo intenzionalmente con l’esercizio della libertà di navigazione in alto mare da parte delle navi filippine”. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha replicato sostenendo che la dichiarazione degli Stati Uniti “è un tentativo di appoggiare l’atto di violazione e provocazione delle Filippine”.
Nel frattempo, Filippine e Stati Uniti si sono mosse per espandere la loro cooperazione in materia di Difesa, infiammando ulteriormente le tensioni tra le due superpotenze. Non solo: navi da guerra di Stati Uniti, Giappone, Australia, Canada e Nuova Zelanda hanno preso parte all’esercitazione multilaterale Noble Caribou vicino a Singapore. In uno scenario del genere, Washington ha rinnovato l’avvertimento alla Cina: gli Usa sono pronti ad aprire il loro ombrello militare per “coprire” le Filippine in caso di attacco armato cinese.