Si registrano nuovi passi in avanti per Aukus dopo mesi di sostanziale stallo, tra indiscrezioni di vere o presunte difficoltà operative. Il Regno Unito, uno dei tre Paesi membri al centro dell’accordo stipulato con Australia e Stati Uniti, ha assegnato a Bae Systems un contratto dal valore di circa 4,9 miliardi di dollari per costruire sottomarini d’attacco a propulsione nucleare.

Intervenendo alla conferenza del Partito conservatore a Manchester, il ministro della Difesa britannico, Grant Schapps, è stato chiaro: “Questo investimento multimiliardario nel programma sottomarino Aukus contribuirà a fornire le capacità sottomarine a lungo termine di cui il Regno Unito ha bisogno”.

Ricordiamo che nell’ambito del cosiddetto patto di sicurezza, Londra e Washington saranno chiamati a fornire sottomarini nucleari all’Australia a partire dai primi anni Trenta, nel tentativo di contrastare le crescenti ambizioni militari cinesi nell’Indo-Pacifico. Dal canto suo, Bae Systems ha affermato che il ministero della Difesa dell’Uk le ha assegnato il finanziamento per coprire i lavori di sviluppo fino al 2028, consentendole di avviare il lavoro di progettazione dettagliata sui sottomarini.

La prima svolta di Aukus

Canberra, Londra e Washington hanno annunciato per la prima volta l’alleanza di sicurezza Aukus il 15 settembre 2021, spiegando che questa avrebbe compreso molteplici aree operative tra le quali l’intelligenza artificiale, i meccanismi informatici, la guerra elettronica, l’anti-ipersonico, le tecnologie quantistiche e le capacità sottomarine.

Lo scorso marzo, l’Australia ha ha fatto sapere che avrebbe collaborato con gli inglesi nella progettazione e costruzione di un sottomarino noto come Ssn-Aukus, un mezzo che incorporerà tecnologie australiane, britanniche e statunitensi. I primi prototipi saranno costruiti nel cantiere Bae di Barrow-in-Furniss, nel nord ovest dell’Inghilterra, in sostituzione dei sottomarini d’attacco di classe Astute della Royal Navy (sostituzione che, come detto, avverà a partire dalla fine degli anni Trenta).

In uno scenario del genere è importante sottolineare come Londra stia orientando la sua politica estera e di difesa verso l’Indo-Pacifico, cercando accordi commerciali con le economie in rapida crescita della regione dopo aver lasciato l’Unione Europea.

I prossimi passi e la reazione della Cina

Nel frattempo c’è da segnalare un timido disgelo sino-australiano, l’ultimo segnale che i legami tra l’Australia e il suo principale partner commerciale, la Cina, si stanno ricucendo dopo l’elezione di un governo laburista di centrosinistra a Canberra, avvenuto poco più di un anno fa. Pechino ha intanto revocato alcune restrizioni sulle merci australiane mentre il primo ministro australiano, Anthony Albanese, è stato invitato oltre la Muraglia.

È forse anche per questo improvviso riavvicinamento tra le parti, e per il timore che il governo australiano potesse rallentare l’intesa, che gli altri membri di Aukus hanno accelerato i propri passi. Anche perché, in estate, pare che alcuni funzionari australiani avessero fatto sapere ai diplomatici stranieri che il piano Aukus risultava “costoso” e non “facile da replicare”.

Il finanziamento della Difesa australiana si è di fatto ridotto in un momento in cui sono state poste a Canberra richieste, per i sottomarini, senza precedenti. Scendendo nei dettagli, tra il 2023 e il 2024 e il 2025 e il 2026, le cifre in ballo sono passate dai 100 ai 99,4 miliardi di dollari. Sulla carta, il programma Aukus dovrebbe arrivare a costare circa 240 miliardi di dollari e generare fino a 20.000 posti di lavoro.

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