A luglio dell’anno scorso un furioso incendio ha avvolto la Uss Bonhomme Richard, una nave da assalto anfibio (Lhd-6) della Marina degli Stati Uniti, mentre si trovava nel porto di San Diego per dei lavori di ristrutturazione e rimodernamento.

Le fiamme, che hanno imperversato per giorni, hanno provocato danni talmente gravi all’unità navale che la U.S. Navy ne ha deciso la demolizione. Fortunatamente non ci sono state vittime o feriti tra il personale marittimo e gli operai presenti a bordo: al momento dell’incidente per via della natura dei lavori, non era infatti presente l’equipaggio al completo, forte di circa 1000 marinai, ma vi si trovavano solo 160 uomini, il che ha permesso di limitare il numero di feriti e soprattutto di evitare perdite umane.

Per mesi la commissione di inchiesta ha cercato di capire le cause dell’incendio, il cui punto di partenza era stato individuato in un magazzino di vernici e solventi situato nel cuore della nave, e inizialmente si pensava ad un cortocircuito elettrico che avrebbe appiccato il fuoco al materiale infiammabile custodito senza le dovute cautele.

Questa settimana arrivano invece importanti novità che ribaltano questa possibilità, indicando una matrice di origine dolosa. Come riporta Usni News, è stata emessa una richiesta di mandato di perquisizione federale all’indirizzo di un marinaio, che è stato ufficialmente accusato, la scorsa settimana, di aver appiccato l’incendio che ha devastato la nave d’assalto anfibio. L’uomo, identificato in Ryan Sawyer Mays, un graduato di 20 anni, è stato accusato il 29 luglio scorso di incendio doloso e di aver messo a rischio la nave.

Il mandato, richiesto dal Naval Criminal Investigative Service (Ncis) e emesso il 3 settembre 2020 da un giudice federale di San Diego, ha richiesto anche l’accesso agli account di posta elettronica e al cellulare di Mays che gli investigatori ritengono contenere prove di presunti crimini.

Mays risultava essere tra i 177 uomini assegnati a Bonhomme Richard che sono stati interrogati dalla commissione d’inchiesta come testimoni iniziali.

La testimonianza di un altro marinaio, assegnato a compiti di coperta, sembra inchiodare Mays: ha riferito agli investigatori di aver visto “un uomo dalla pelle chiara che indossava tute pulite, una maschera per il viso, che trasportava un secchio d’argento/metallo con entrambe le mani davanti al corpo scendere nello stiva inferiore” la mattina del 12 luglio 2020. Il marinaio, in seguito, ha anche detto agli investigatori di averlo visto nell’area Lower V, appena a prua del centro nave, dove era stato osservato fuoriuscire il fumo per la prima volta.

L’incendio è scoppiato mentre la nave stava effettuando dei lavori di modernizzazione del valore di 249 milioni di dollari che includevano aggiornamenti per poter operare con gli F-35B Lightning II. Il fuoco, che si è rapidamente diffuso ed è divampato per cinque giorni, ha danneggiato 470 dei 1400 locali dell’unità da assalto anfibio rendendola così non conveniente da riparare, pertanto è stata ritirata dal servizio per essere demolita.

Un avvocato della difesa civile che rappresenta Mays ha detto che il marinaio si professa innocente. La U.S. Navy già alla fine dell’anno scorso sospettava di Mays, avendolo messo “in confinamento preventivo” presso il Consolidated Military Brig della Miramar Marine Corps Air Station di San Diego. Il marinaio è stato rilasciato dopo circa tre mesi, ma non era stato accusato di alcun presunto crimine e ha continuato a prestare servizio regolarmente.

La decisione di smantellare la nave è stata presa in considerazione del fatto che il suo ripristino totale sarebbe costato tra i 2,5 e i 3,2 miliardi di dollari e avrebbe impiegati dai cinque ai sette anni, talmente è stata danneggiata dall’incendio, mentre la sua demolizione costerà all’U.S. Navy “solo” 30 milioni per una durata compresa tra i sei mesi e un anno.

In un periodo di razionalizzazione di risorse e profondo ridimensionamento della forza dell’U.S. Navy, il Servizio navale non poteva che decidere per la demolizione della Bonhomme Richard, pur considerando la menomazione – non indifferente – della sua capacità di proiezione di forza. I lavori di adeguamento per l’imbarco degli F-35B erano fondamentali per poter adeguarsi alla nuova dottrina navale, che prevede una “diffusione” del potere aeronavale su unità più piccole rispetto alle superportaerei, in modo da poter distribuirsi in piccole task force ed effettuare operazioni anfibie di “controbolla” nell’area dell’Indopacifico, dove stanno nascendo diverse zone di interdizione marittima (A2/Ad) cinesi.

Stante il fatto che le nuove unità classe America, previste in 11 esemplari in totale, non sono ancora entrate in servizio ad eccezion fatta delle prime due (la America e la Tripoli), i Marines dispongono di 9 unità tipo Lhd (7 Wasp) e Lha (le America) per effettuare questo tipo di missione. I Marines infatti si stanno infatti “ridimensionando” tornando agli albori, e cioè abbandonando gli assetti “pesanti” (come le unità corazzate) per poter avere una capacità expeditionary più agile, ed in questo senso le unità portaeromobili classe Wasp e America sono fondamentali.

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