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Nella giornata di ieri il gruppo da attacco (Csg – Carrier Strike Group) della portaerei cinese Liaoning ha completato l’attraversamento dello Stretto di Miyako, a sud dell’arcipelago nipponico, rientrando nelle acque del Mar Cinese Orientale.

Il Csg della marina cinese era entrato nelle acque aperte del Pacifico Occidentale a inizio di questo mese, quando intorno al 2 era transitato per lo stretto noto per essere “la porta di accesso” delle navi da guerra di Pechino verso l’oceano. Il gruppo navale della Liaoning comprende otto navi: il cacciatorpediniere della classe Type 055 Nanchang, tre caccia Type 052D, lo Xining, il Urumqi e il Chengdu, il caccia Type 052C cacciatorpediniere Zhengzhou, una fregata Type 054A, la Xiangtan (531) e una nave di supporto della classe Type 901, la Hulunhu.

Il ministero della Difesa giapponese ha comunicato che già venerdì mattina, un cacciatorpediniere cinese, lo Zhengzhou, è stato avvistato mentre viaggiava a nord-ovest, a circa 110 chilometri a nord-est dell’isola di Miyako, e successivamente ha fatto rotta attraverso lo stretto dirigendosi nel Mar Cinese Orientale. La marina nipponica si è attivata per sorvegliare il passaggio, mobilitando una unità di supporto multiruolo, la Amakusa, e un velivolo da pattugliamento navale P-3C Orion.

Sabato la fregata Xiangtan ha seguito il cacciatorpediniere a sua volte raggiunti dal resto del Csg della Liaoning. Il dispositivo di sorveglianza marittimo nipponico è stato quindi rinforzato con l’invio di due cacciatorpediniere, l’Asahi e il Makinami, insieme alla rifornitrice di squadra Hamana, lasciando quindi intendere che Tokyo intenderà tallonare il gruppo navale cinese ancora a lungo.

Il gruppo navale da attacco cinese ha effettuato, nelle scorse settimane, operazioni al di fuori della Zona di Esclusività Economica (Zee) del Giappone nel Mar delle Filippine mentre il Csg della portaerei statunitense Uss Ronald Reagan (Cvn-76) è partito da Yokosuka venerdì 20 per la sua crociera di pattugliamento primaverile del 2022, già prevista.

Per una portaerei che lascia il Giappone, un’altra ne arriva: risulta infatti che la Uss Abraham Lincoln (Cvn-72) sia arrivata a Yokosuka il giorno successivo. La nave d’assalto anfibia Uss Tripoli (Lha-7) è arrivata venerdì a Iwakuni, dove è presente una base dei Marines statunitensi, dopo aver lasciato il porto di San Diego, in California, per un dispiegamento nel Pacifico Occidentale il 2 maggio. Washington quindi mantiene elevata la sua presenza militare in quel settore dell’Oceano Pacifico: la presenza di due portaerei e relativi gruppi da battaglia in quelle acque si è fatta più frequente negli ultimi due anni.

A gennaio sempre la Lincoln, stavolta insieme alla Uss Carl Vinson (Cvn-70) hanno svolto manovre congiunte nel Mar Cinese Meridionale e in quello delle Filippine che hanno visto anche la partecipazione di unità nipponiche, australiani, britanniche e neozelandesi ma soprattutto del gruppo da assalto anfibio della Uss Essex (Lhd-2).

Tornando ai movimenti del gruppo navale cinese, il rientro nelle “acque contigue” del Mar Cinese Orientale si colloca temporalmente a un giorno dalle affermazioni del presidente statunitense Joe Biden sulla volontà di difendere Taiwan in caso di attacco da parte di Pechino e in un contesto ancora più grande definito dalla diffusione di un presunto piano cinese di invasione dell’isola di Formosa discusso tra le autorità locali della costa costa orientale della Cina e i comandi militari.

L’inquilino della Casa Bianca, mentre era in visita in Giappone, ha affermato infatti che gli Stati Uniti interverrebbero militarmente se Pechino tentasse di prendere Taiwan con la forza, un avvertimento che sembra anche deviare dalla deliberata ambiguità tradizionalmente sostenuta da Washington e che sicuramente servirà a rassicurare Taipei, che già a partire dal ritiro precipitoso dall’Afghanistan, ha cominciato a nutrire dubbi sulla volontà statunitense di restare al suo fianco in caso di conflitto aperto col Dragone.

Quanto è trapelato in merito al piano di invasione, anche se si dovesse trattare di una notizia artefatta, ha contribuito a elevare la tensione in un’area che, lo ricordiamo, è la seconda più calda del globo e solo perché attualmente, in Ucraina, è in corso un conflitto aperto.

Forse il rientro del Csg della portaerei Liaoning nel Mar Cinese Orientale successivo alle dichiarazioni di Biden è solo una coincidenza, del resto certe crociere sono pur sempre organizzate con ampio anticipo, però la combinazione temporale è alquanto curiosa. Non abbiamo modo di sapere quali saranno le prossime mosse della squadra navale di Pechino, ma la permanenza in quel settore marittimo, a così poca distanza da Taiwan, sarà sicuramente un segnale da non sottovalutare anche alla luce delle incursioni aeree dei caccia e bombardieri che, sebbene si siano fatte meno intense rispetto all’anno scorso, continuano a penetrare nella Adiz (Air Defense Indentification Zone) di Formosa oppure effettuano sortite in aperto Oceano Pacifico, come per una coppia di bombardieri H-6 che il 4 maggio sono volati dal Mar Cinese Orientale, passando tra Okinawa e l’isola di Miyako, in un volo che ha fatto immediatamente seguito al passaggio del Csg della Liaoning.

Quel settore del globo va continuamente monitorato con attenzione, per via delle tensioni nell’area che non riguardano solo Taiwan ma anche il Mar Cinese Meridionale dove la Cina, come vi abbiamo sempre detto, sta procedendo nel suo intento di nazionalizzazione dell’intero specchio d’acqua, dalle coste dell’Isola di Hainan sino a quelle dell’Indonesia.

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