Negli ultimi giorni la Flotta Russa presente nel Mediterraneo, ormai in pianta stabile potendo contare sul porto siriano di Tartus, è tornata a operare verso la parte più centrale del bacino marittimo.
Il sito Itamilradar segnala “diversi movimenti” di unità navali, e si possono riconoscere due distinte operazioni che ci chiamano in causa più o meno direttamente.
La prima riguarda la fregata “Admiral Kasatonov”, della classe Admiral Gorshkov e assegnata alla 43a divisione missilistica della Flotta del Nord a Severomorsk. L’unità ha lasciato il porto di Tartus verso la fine di febbraio (il 19 era ancora in rada nello scalo siriano) e il 3 marzo è stata osservata dalla ricognizione satellitare 150 chilometri a sud dell’isola di Creta con rotta verso est accompagnata dalla “Akademik Pashin“, un rifornitore d’altura. Il 6 marzo, sempre Itamilradar riferisce che le due unità si trovano a incrociare nel Canale di Sicilia e a quanto pare si stanno dirigendo verso Gibilterra per abbandonare il Mediterraneo e molto probabilmente far rotta verso la Russia.
La fregata russa è presente nel Mare Nostrum da più di un anno, ed è stata protagonista all’inizio di marzo del 2022 di un episodio molto particolare che dimostra, una volta di più, l’efficacia della Convenzione di Montreux: la “Kasatonov”, il 3 di quel mese, aveva cercato di raggiungere il Mar Nero ma la Turchia ne aveva impedito il transito attraverso gli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli in applicazione dei regolamenti stipulati dalla Convenzione che prescrivono il divieto, per le unità da guerra di Paesi belligeranti, di attraversare quei passaggi obbligati che mettono in comunicazione il Mar Nero col Mediterraneo.
La seconda operazione riguarda quella che è stata identificata come una corvetta della classe Steregushchiy: la nave sta incrociando nello Ionio diretta verso nord al largo della Grecia, all’incirca a sud dell’isola di Corfù, insieme a un’altra rifornitrice, la “Kola”, che risulta essere entrate nel Mediterraneo pochi intorno al 26 febbraio. Dall’analisi dei tracciati del sistema Ais (Automatic Identification System) sembrerebbe che la “Kola” abbia rifornito la corvetta russa al largo di Cefalonia per poi dirigersi verso sud nel Mar Ionio, dove risulta essere al largo del Peloponneso occidentale. La corvetta russa nel momento in cui scriviamo è “uscita dai radar”, avendo spento il sistema automatico di identificazione, quindi non sappiamo se stia navigando di conserva col rifornitore oppure sia ancora diretta verso nord, quindi prossima a entrare nel Mare Adriatico.
Proprio in Adriatico, davanti alle coste della Croazia meridionale, si trova il Carrier Strike Group (Csg) della portaerei statunitense George H.W. Bush (CVN-77), qui giunto dopo aver effettuato operazioni di soccorso, tra il 10 e il 17 febbraio, a seguito del disastroso terremoto in Turchia/Siria. Il Csg della Bush è transitato per lo Stretto di Otranto lo scorso 20 febbraio.
La prossima uscita dal Mediterraneo della piccola squadra navale della “Admiral Kasatonov” non diminuirà la presenza navale russa: la rifornitrice “Kama” e la fregata “Admiral Gorshkov” dovrebbero entrare nel Mare Nostrum a breve via Suez.
La “Admiral Gorshkov”, unità capostipite dell’omonima classe, è stata varata nel 2010 ed è in servizio nella Flotta del Nord dal 2018. Essa è reduce da una crociera che l’ha portata sino in Sudafrica, dove tra il 17 e il 27 febbraio ha effettuato esercitazioni navali congiunte (denominate Mosi II) insieme a unità sudafricane e della Marina della Repubblica Popolare Cinese (Pla-Navy).
Ma la “Admiral Gorshkov” ha anche un’altra particolarità: è l’unità di superficie che la Flotta di Mosca utilizza per condurre i suoi test del nuovo missile ipersonico antinave e da attacco terrestre 3M22 “Zircon”. La Russia ha effettuato diversi test di questo particolare vettore negli anni scorsi, lanciandolo anche da un sottomarino della classe Yasen, il “Severodvinsk”.
Lo “Zircon” che, lo ricordiamo, ha anche capacità nucleare, può essere usato contro navi da guerra e altri bersagli di superficie, e sembra che anche la sua versione land attack sia stata testata dalla Russia a gennaio del 2020. Attualmente lo “Zircon” si prevede che equipaggerà solo le fregate della classe Admiral Gorshkov, che sono le più moderne navi di cui dispone la Flotta, ma la Russia ha previsto di montarlo anche sugli incrociatori della classe Orlan (Kirov in codice Nato). Oltre ai sottomarini classe Yasen (e Yasen-M), lo Zircon potrà essere lanciato anche dagli Ssgn della classe Oscar II (project 949AM per Mosca).
L’attività navale russa nel Mediterraneo è cresciuta da ben prima del conflitto in Ucraina, e la dimostrazione della crescente importanza di questo bacino di mare per Mosca risiede nell’ampliamento della base navale di Tartus, il cui “affitto” dalla Siria è stato ulteriormente prorogato di 49 anni a gennaio del 2017.
Durante l’anno passato, e a ridosso dell’inizio dell’invasione in Ucraina, la Russia ha mobilitato diverse sue unità navali di superficie e subacquee e alcune di esse sono rimaste per lungo tempo nel Mediterraneo, tra cui anche l’incrociatore della classe Slava “Marshal Ustinov” che è rimasto in quelle acque per circa sei mesi. Mosca, a marzo e a settembre dello scorso anno, ha anche fatto transitare nel Mare Nostrum un non meglio precisato sottomarino a propulsione nucleare, probabilmente un SSN o un SSGN, in una mossa che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda.
Quanto visto nell’ultimo anno, ma non solo, impone una seria riflessione sulle necessità della Marina Militare Italiana: davanti all’incremento esponenziale della presenza navale russa nel Mediterraneo, davanti all’arrivo di nuovi attori globali come la Cina e all’emergere di attori regionali dotati di una flotta consistente, come l’Algeria, la nostra flotta deve essere all’altezza dei compiti che le sono assegnati, e pertanto necessita di più uomini e più finanziamenti per poter anche acquisire nuove unità di superficie e sottomarine in modo da adempiere ai pattugliamenti che si fanno sempre più intensi.