Nel 2019, alcuni turisti in vacanza sull’isola di Hainan, la provincia più meridionale della Cina, si lamentavano per la presenza di uno strano fenomeno notturno. Di tanto in tanto, pare che potenti riflettori venissero puntati direttamente sulle facciate degli hotel dislocati lungo la baia cristallina, rendendo impossibile la visibilità sul mare.
Le luci erano in parte montate a terra e in parte posizionate su motovedette navali di passaggio. L’abbaglio generato era talmente fastidioso che i clienti degli alberghi, quando si ritrovavano in condizioni del genere, non potevano far altro che entrare nelle proprie stanze e chiudere le finestre. Il mistero è presto svelato: nei pressi della città turistica di Sanya sorge un’importante base strategica militare, attorno alla quale gravitano regolarmente sottomarini con missili balistici a propulsione nucleare. È dunque comune che navi da guerra di superficie specializzate e aerei progettati per proteggere i sottomarini si aggirino nei principali corsi d’acqua al largo della costa di Hainan, e quando succede è bene che i turisti si dedichino ad altro.
La base citata, tra l’altro, è dotata addirittura di un tunnel sotterraneo che collega il mare aperto ad un enclave dislocato in una caverna, in uno spazio capace di ospitare fino a 20 sottomarini, e che permette ai cinesi di scivolare in immersione sfuggendo alla ricognizione aerea nemica. Considerando che, ormai da anni, sulle varie isole (o meglio scogli) controllati dalla Cina nel caldo Mar Cinese Meridionale sono apparse svariate antenne che supportano la caccia ai sottomarini stranieri, tutto questo ci porta ad una conclusione: Pechino può contare su una forza di sottomarini missilistici in grado di lanciare attacchi nucleari dalle profondità degli abissi.
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Le armi “sottomarine” della Cina
Dal 2019 ad oggi la Cina si è ulteriormente rafforzata su tutti i fronti, compreso il settore dei sottomarini, mezzi sempre più silenziosi e furtivi. Per Pechino, poter contare su jolly del genere – o meglio su una flotta di sottomarini dotati di missili nucleari, nascosta nelle distese dell’oceano – è un aspetto fondamentale che le consente di compensare, almeno in parte, le carenze militari che la separano ancora adesso dagli Stati Uniti.
Nello specifico, la Forza sottomarina della Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Plansf) comprende i sottomarini operativi organizzati in tre flotte: quella del Mare del Nord, del Mare dell’Est e del Mare del Sud. Sembra che attualmente il Plansf gestisca 66 sottomarini, tra nucleari e convenzionali. Tra i sottomarini a propulsione nucleare o con missili balistici a propulsione nucleare a disposizione del Dragone, troviamo il sottomarino Type 096 classe Tang, il Type 094 classe Jin, il Type 092 classe Xia, oltre al Type 093 e 091, rispettivamente classe Shang e Han, e un Type 096 classe Sui in fase di sviluppo. Tra quelli d’attacco a propulsione convenzionale troviamo invece il Type 039A classe Yuan, il Type 039 classe Song, il classe Kilo e il Type 035 classe Ming.
Giusto per fare un esempio, ogni sottomarino classe Jin è armato con un massimo di 12 missili balistici che possono trasportare una testata nucleare con una portata stimata di 7.200 chilometri.
Altro asso nella manica di Pechino: nel 2020, i media cinesi hanno pubblicato un video di un’esercitazione di addestramento da parte della forza d’élite dei Jiaolong Commandos della Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Epl). I cosiddetti Draghi del mare sono stati formati negli anni Cinquanta per effettuare assalti anfibi. Hanno sede proprio nella base militare di Sanya e il loro obiettivo coinciderebbe con missioni che andrebbero ben oltre le acque territoriali cinesi. Tra le loro aree di competenza spiccano l’infiltrazione costiera, il pattugliamento della giungla e l’antiterrorismo urbano.
Taiwan sullo sfondo
Per Pechino, queste forze anfibie hanno il compito primario di contribuire alla crescente capacità del Pla di effettuare uno sbarco su Taiwan o di conquistare altri territori importanti o contesi nella regione. “Al momento stiamo vedendo solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato a Reuters Ian Easton, direttore senior del Project 2049 Institute, un gruppo di ricerca sulla sicurezza con sede ad Arlington, in Virginia.
In ogni caso, non è tutto oro quel che luccica e la Cina dovrebbe fare i conti con diversi nodi spinosi. Secondo alcune indiscrezioni non confermate, un sottomarino nucleare cinese si sarebbe schiantato nello Stretto di Taiwan, giorni dopo che Pechino ha lanciato le sue ultime esercitazioni militari intorno all’isola. Si parla di uno dei sottomarini nucleari cinesi Type 093, o classe Shang, schiantatosi in circostanze sconosciute, con l’intero equipaggio a bordo della nave rimasto ucciso nell’impatto.
L’argomento non è stato menzionato lo scorso martedì nella conferenza stampa del ministero della Difesa cinese, non è apparso nei rapporti di nessuna agenzia di stampa statale né è stato menzionato da Taiwan. Secondo l’Istituto Internazionale di Studi Strategici con sede a Londra, la Cina dispone di sei sottomarini d’attacco di classe Shang a propulsione nucleare, considerato il più potente della sua flotta. Intanto, tra una manovra e l’altra, Pechino continua ad aumentare la pressione su Taiwan. Lasciando intendere di poter giocare più carte, compreso il jolly di un ipotetico attacco sottomarino.