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Difesa /

La Francia è su tutte le furie. L’annuncio dell’accordo tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti per la condivisione di tecnologia per l’intelligence e per la componente subacquea ha infatti mietuto una prima vittima, Naval Group, che ora vede andare in fumo un accordo di più di 30 miliardi di euro per i nuovi sottomarini della Marina australiana.

Da Parigi, dopo un silenzio tombale, sono arrivate le prime gravi prese di posizione. In un comunicato congiunto, i ministri degli Esteri e della Difesa hanno detto “la scelta degli Stati Uniti di accantonare un alleato e partner europeo come la Francia da un partenariato strutturale con l’Australia, in un momento di sfide senza precedenti nella regione indo-pacifica (…) dimostra una mancanza di coerenza di cui la Francia non può che prendere atto con rammarico”. Jean-Yves Le Drian ci va anche più pesante a Franceinfo, definendo la mossa australiana “una pugnalata alle spalle”. “Avevamo stabilito con l’Australia una relazione di fiducia, questa fiducia è stata tradita”, “ci vorrà un chiarimento, gli australiani dovranno dirci come pensano di uscirne”, ha ricordato Le Drian.

I media francesi definiscono Aukus, la partnership trilaterale siglata da Canberra, Londra e Washington, come una “coltellata alla schiena” o la “Trafalgar del Pacifico”. Una sconfitta su tutta la linea, pesante non solo sul piano economico, ma anche su quello strategico. Perché se è vero che l’accordo siglato tra Australia e Francia era stato segnato da innumerevoli ostacoli a livello industriale tra i due Paesi, per Parigi si tratta di uno schiaffo sia come alleato della Nato che come potenza industriale che provava a penetrare nel mercato dell’Indo-Pacifico.

Come ricorda La Tribune, Naval Group, dopo aver piazzato gli Scorpene in India e Malesia, aveva intenzione di vendere i propri sistemi a Filippine e Indonesia. Mercati in espansione che adesso però potrebbero cambiare idee visto che l’Australia e le potenze dell’Anglosfera hanno deciso di far fuori l’industria transalpina. E dalle colonne del quotidiano francese, da sempre attento alle dinamiche della Difesa, si accusa tra le righe Canberra di “vassallaggio” nei confronti della potenza americana. Parole dure che non cercano affatto di nascondere quello che è a tutti gli effetti un clamoroso arresto anche alle ambizioni economiche di Parigi nell’Indo-Pacifico. È da tempo che Emmanuel Macron prova a costruire una rete diplomatica e di iniziative militari nella regione non solo in chiave di freno all’espansionismo cinese (come richiesto in sede Nato) ma soprattutto per estendere l’influenza francese in un’area in cui l’Eliseo stenta a imporsi dai tempi della fine dell’impero coloniale. La Francia ha intessuto in questi anni una rete di interessi e di rapporti di collaborazione con l’India, partner-chiave per la regione, e ha fatto pieno affidamento in un’alleanza a lungo termine con l’Australia. E questa scelta di virare su una partnership pacifica segna inevitabilmente lo stop ai sogni di gloria, almeno nell’immediato.

La mossa degli Stati Uniti e del Regno Unito di far sì che l’Australia si doti di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare incendia ovviamente anche il quadrante Pacifico, in particolare i rapporti con la Cina. Joe Biden, Boris Johnson e Scott Morrison non hanno mai menzionato Pechino durante la videoconferenza con cui hanno dato l’annuncio dell’accordo, ma è chiaro che tutto sia rivolto all’espansionismo della Repubblica popolare cinese. E Pechino lo ha capito. Il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu, ha detto che i Paesi “dovrebbero liberarsi della loro mentalità da guerra fredda e dei loro pregiudizi ideologici”. Mentre dal governo si riferisce di un patto “irresponsabile”. I leader che hanno siglato l’accordo di Aukus parlano di uno sforzo “che aiuterà a sostenere la pace e la stabilità nella regione indo-pacifica. Per oltre 70 anni, Australia, Regno Unito e Stati Uniti hanno lavorato insieme ad altri importanti alleati e partner per proteggere i nostri valori condivisi e promuovere la sicurezza e la prosperità. Oggi, con la formazione di Aukus dobbiamo impegnarci nuovamente in questa visione”.

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