Quella aperta dall’invasione russa dell’Ucraina è la più grande crisi securitaria europea dal 1945 oggi, tanto grave da cambiare equilibri che si ritenevano cristallizzati. Tra questi, spicca l’accelerazione della Germania oltre la tradizionale impostazione economicista-mercantilista della sua politica estera: il governo Spd-Verdi-Liberali guidato da Olaf Scholz ha in pochi giorni varato due importanti svolte che segnalano l’allontanamento da Mosca e il ritorno in una visione più atlantista. Da un lato, lo stop all’avvio del transito gasiero attraverso Nord Stream 2, dall’altro l’annuncio di un rilancio degli investimenti nelle forze armate. E la svolta, in quest’ultimo contesto, è storica.

Parlando ieri di fronte al Bundestag, il parlamento tedesco, il cancelliere è ufficialmente andato oltre l’identikit di fotocopia socialdemocratica di Angela Merkel, ha fatto un passo nella storia, ha cambiato radicalmente ciò che la Germania ha voluto e dovuto essere dal 1945 oggi, annunciando che il budget militare sarà portato a oltre 100 miliardi di euro. “D’ora in poi – ha detto Scholz – la Germania investirà più del 2% del PIL nella nostra difesa”, come negli anni scorsi Donald Trump aveva chiesto di fare alla Merkel in ottemperanza agli impegni presi nella Nato nel 2014.

Solo poche settimane fa Scholz aveva bloccato la fornitura di armi all’Ucraina chiesta con insistenza dagli alleati Verdi. Ora è in prima linea nell’armare Kiev dopo l’invasione. Solo poche settimane fa l’ex vice di Angela Merkel si era impegnato generosamente, con Emmanuel Macron, per fermare l’escalation, ben conscio delle conseguenze rovinose che ciò avrebbe comportato. Ora sceglie senza ambiguità il contrasto a Vladimir Putin. Solo poche settimane fa Scholz immaginava un quieto vivere fatto di amministrazione della realtà e di avanzamento graduale dell’agenda ereditata dalla Merkel. Ora spinge al decoupling energetico e apre addirittura all’esclusione di Mosca dallo Swift.

Il quadro securitario completamente mutato in Europa, a detta di Scholz, giustifica questa svolta: “Il mondo come lo conoscevamo non esiste più”. E alla Germania tocca tornare a pensare strategicamente rinforzando lo strumento militare, tuttora tallone d’Achille della sua postura globale.

Il giornale britannico The Spectator nel 2019 titolò: “Germany’s military has become a complete joke“, come ricorda Formicheche aggiunge ricordando come “nel 2014, durante un’esercitazione Nato in Norvegia, un battaglione tedesco è stato costretto a usare un manico di scopa dipinto per simulare un’arma perché non ne aveva una vera” e che “quando nel 2019 la Germania ha preso il controllo della Very High Readiness Joint Task Force della Nato creata nel 2014 […] aveva promesso di mettere a disposizione 44 carri armati Leopard 2 e 14 veicoli corazzati di fanteria Marder, ma in realtà ne aveva rispettivamente solo nove e tre”. Ursula von der Leyen e Annegret Kramp-Karrenbauer, ultime titolari della Difesa nell’era Merkel, hanno dovuto gestire diversi scandali e questioni roventi, dalle infiltrazioni neonaziste alla carenza di pezzi di ricambio per caccia e aerei. Ora, a detta di Scholz, cambierà tutto. E non a caso il Financial Times parla di un cambio di rotta che stravolge decenni di politica estera tedesca, tra le ovazioni e le standing ovation alle parole di Scholz dei deputati.

Il “falco” rigorista Christian Lindner, ministro liberale delle Finanze, ha approvato la mossa definendo che l’aumento della spesa pubblica per la Difesa è “un investimento per garantire il nostro futuro”. I Verdi da tempo premevano per questa svolta. Ma il cambiamento più grande riguarda proprio la Spd di Scholz. Il partito dell’Ostpolitik di Willy Brandt e dell’apertura alla Russia di Gerhard Schroeder, la formazione pacifista per eccellenza che aveva fatto a braccio di ferro con l’America di Bush nel 2003 dopo l’invasione dell’Iraq rimette l’elmetto e scende in campo. Accetta di mettere in conto quanto il mondo sia cambiato. Si prepara a una svolta strategica. Va oltre ogni tabù. “Pensare l’impensabile”, era solita ripetere la Merkel negli anni in cui il contesto globale si deteriorava. Il pensiero diventa azione. Scholz va oltre, realizza l’impensabile: l’obiettivo di trasformare la Germania in un pilastro della sicurezza euroatlantica, senza ambiguità. Sostituire i Typhoon e i Tornado della Luftwaffe con moderni F-35, ammodernare il parco-mezzi, i sistemi d’arma, la disponibilità di missili e artiglieria, la capacità di rifornimento all’esercito ucraino sarà il primo passo. La vera notizia è quella di un esplicito cambio di mentalità. La Germania, con buona pace di analisti e commentatori usi al determinismo geopolitico che la narravano potenza imbelle e pusillanime, gioca apertamente la partita securitaria e si schiera nel contrasto alla Russia. Non era una svolta banale e prevedibile fino a pochi giorni fa: e ciò condizionerà l’architettura securitaria europea a lungo.

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