Il percorso della Svezia per entrare nell’Alleanza Atlantica è ancora lungo, e dalla Turchia sono arrivati segnali abbastanza precisi sul fatto che Recep Tayyip Erdogan non mollerà la presa su un possibile veto all’ingresso di Stoccolma. Troppi, a detta di Ankara, i legami del governo svedese con i curdi del Pkk e con le persone accusate di essere vicine alla rete del predicatore nemico del “sultano”, Fetullah Gulen. E questo è ancora un ostacolo insormontabile per un presidente, Erdogan, che spera nella rielezione (e nel trionfo) nel 2023.
Se questo è il profilo diplomatico, sotto il profilo bellico, invece, la Svezia si è già mossa da anni per rendere le proprie forze armate competitive e compatibili con quelle della Nato. Un processo costante che, come spiegato da tutti gli osservatori, rende di fatto Stoccolma un futuro membro atlantico che non necessita di supporto, ma anzi che può fornire da subito un apporto fondamentale nella sicurezza del blocco occidentale, in particolare ovviamente nell’area baltica e dell’High North. Lì dove la sfida con la Russia è una questione di confine, e dove lo scontro si combatte su diversi domini, interessando anche – ma non solo – il Mar Baltico e tutto quello che si trova sopra e sotto la sua superficie. E come è stato dimostrato del resto dagli attacchi al gasdotto Nord Stream.
A conferma dell’importanza che può avere la Svezia per il controllo del Baltico è il fatto che la Marina di Stoccolma abbia avviato da tempo un programma di modernizzazione della propria flotta anche in ottica di intelligence. Un processo che negli ultimi giorni è stato segnalato anche dall’inizio delle prove in mare della Artemis, futura nave Sigint che prenderà il posto della ormai datata nave Orion.
Varata nei cantieri di Gdynia, in Polonia, il 17 aprile 2019, la nave (realizzata da Saab in collaborazione con il Polish Armaments Group) ha una lunghezza di 74 metri e un dislocamento di 2.200 tonnellate. Dotata delle più moderne tecnologie in termini di raccolta delle informazioni e di tutto ciò che è necessario per captare e analizzare i segnali provenienti da unità nemiche, la Artemis rientra perfettamente in quella percezione delle flotte (non solo atlantiche) come strumento utile non solo nei tradizionali compiti delle Marine, ma anche nelle più complesse articolazioni in cui si sviluppa tutta l’attività di intelligence. Un ambito in cui le unità navali hanno sempre agito ritagliandosi uno spazio sempre più importante alla luce di diversi fattori, con compiti che, come spiegato da Renato Scarfi su Difesaonline, si sono ampliati nel corso degli anni con un exploit particolarmente importante ai tempi della Guerra Fredda e che oggi aumentano sia con il maggiore impatto delle telecomunicazioni e del flusso di dati sia con la crescita sempre più accelerata dello sviluppo tecnologico e dell’utilizzo delle reti anche per obiettivi militari.
L’intelligence navale diventa dunque uno strumento fondamentale anche, se non soprattutto, nell’eterna sfida tra Nato e Russia. E non è un caso che l’Alleanza abbia da subito accolto con entusiasmo la decisione della Svezia di far parte del blocco che fa capo a Washington. Oltre al dato politico, già noto, la Svezia può infatti dare un aiuto fondamentale anche per il controllo delle informazioni e dei movimenti russi nel Baltico e in tutta l’area che giunge fino all’Artico. Una regione che per la Nato è vitale, come confermato da diversi documenti strategici anche dei singoli Paesi, e che la Svezia monitora con una capacità bellica e tecnologica invidiabile. Lo dimostrano anche i voli, sempre più costanti, che hanno interessato gli aerei spia svedesi di fronte alle coste di Kaliningrad, avamposto russo proprio di fronte alla penisola scandinava. Dall’inizio della guerra in Ucraina, è facile osservare, attraverso i siti di monitoraggio dei voli, le rotte di mezzi aerei che dalle basi svedesi “arano” i cieli davanti Kaliningrad per carpire i segnali provenienti dalle forze di Mosca impiegate in quell’oblast incuneato in territorio Nato. L’Artemis, con i suoi 74 metri di tecnologie Sigint, sarà un elemento prezioso non solo per la Svezia, ma ì, in caso di ingresso nella Nato, per tutta un’alleanza che vuole distribuire compiti per limitare e controllare le forze avversarie ai propri confini.