Nella giornata di mercoledì 16 febbraio, il governo svedese ha pubblicato un documento di sintesi degli indirizzi di politica estera in cui, tra i vari argomenti toccati, viene esplicitamente affermato che Stoccolma non intende fare domanda di adesione alla Nato.
Quasi all’inizio della breve trattazione (10 pagine), possiamo infatti leggere che “il diritto di fare le nostre scelte di politica di sicurezza è la chiave della nostra sicurezza” e che “il governo non intende fare domanda per l’adesione alla Nato” sottolineando come “la linea della politica di sicurezza rimane invariata”. Stoccolma ribadisce la “libertà di alleanza militare” che “contribuisce alla stabilità e alla sicurezza nell’Europa settentrionale”. La Svezia afferma di voler combinare questo con “una politica di difesa che poggia su due pilastri: una capacità nazionale rafforzata e la cooperazione internazionale in materia di difesa approfondita”. Viene ribadita nel contempo la speciale relazione con il vicino di casa finlandese, che rappresenta un perno fondamentale per la sicurezza svedese e per quella di tutta la Scandinavia: a Helsinki viene infatti attribuita una “posizione speciale”. Nel documento si ricorda che la Svezia, dal 2014 – anno del colpo di mano russo in Crimea e dell’inizio del conflitto in Donbass – ha costruito una rete di sicurezza e di difesa funzionante e ha concluso molti accordi di cooperazione, non da ultimo con i vicini nordici e baltici.
Le minacce che arrivano della Russia
Viene anche sottolineato come si stia costruendo capacità militari sia con i singoli Paesi sia con la Nato, a evidenziare come l’Alleanza Atlantica sia, a tutti gli effetti, un importante partner per la difesa del Paese. Viene anche ricordato che la Svezia sta costruendo una capacità di difesa nazionale credibile attraverso il più grande investimento dagli anni ’50. Sembrerebbe una decisione presa per evitare uno scontro con Mosca, ma nello stesso documento, poco prima della dichiarazione di non adesione alla Nato, possiamo leggere che Stoccolma giudica di trovarsi “in una grave situazione di sicurezza” per via della “crescente retorica conflittuale della Russia e delle sue attività militari, sia visibili che nascoste” giudicate come “inaccettabili”.
Si prosegue affermando che “l’escalation della presenza militare russa al confine ucraino e le richieste russe di garanzie di sicurezza minacciano il fulcro della sicurezza europea”. La Svezia considera l’attuale regime di sicurezza europeo “non negoziabile”, ma soprattutto afferma che “difendere la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina è essenziale per la sicurezza dell’Europa nel suo insieme”. Inoltre viene aspramente criticato il diktat di Mosca riguardante la possibilità che Kiev possa entrare nell’Alleanza Atlantica quando viene detto che “l’Ucraina, proprio come la Svezia, ha il diritto di fare le proprie scelte di politica di sicurezza” e “non spetta alla Russia dettare queste regole attraverso minacce e violenze. Le regole del diritto internazionale sulla sovranità degli Stati e l’indipendenza politica fanno parte dell’ordine di sicurezza europeo”.
Secondo Stoccolma, però, “la via da seguire per ridurre le tensioni è il dialogo continuo e la diplomazia, ma allo stesso tempo dobbiamo prepararci affinché la Russia scelga un’altra strada”. Questo significa, detto in altri termini, che nonostante la scelta di adoperarsi diplomaticamente per risolvere gli attriti legati alla politica di Mosca, la Svezia consideri pur sempre l’approccio militare, sebbene letto in chiave di deterrenza attraverso il rafforzamento del suo strumento difesa e i legami coi Paesi dell’area scandinava, baltica e, come già affermato, con la stessa Nato.
Il peso della cooperazione per la Svezia
La Svezia, si legge ancora, non resterà a guardare se una catastrofe o un attacco dovesse colpire un altro paese dell’Ue o un paese nordico, e si aspetta che questi Paesi agiscano allo stesso modo se la Svezia venisse colpita. Stoccolma afferma anche che “non si può escludere un attacco armato alla Svezia” e che quindi ci sia la necessità di essere in grado di dare e ricevere sostegno, sia civile che militare. Si ribadisce ancora che è il Paese a decidere con chi cooperare e che aspetto possa avere questa cooperazione in tempo di pace, in crisi e in guerra, ricordando che la politica estera e di sicurezza di Stoccolma si basa sulla coesione nell’Ue e su una maggiore cooperazione su un ampio fronte: nella regione nordica, nella regione del Mar Baltico, attraverso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) e attraverso un profondo partenariato con la Nato, in quanto “un forte legame transatlantico è essenziale per la sicurezza dell’Europa”.
- La centralità della Scandinavia nel contrasto alla Russia
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Il governo svedese respinge così le richieste dell’opposizione, che premeva per ottenere una dichiarazione politica in cui si aprisse alla possibilità di aderire alla Nato. Un provvedimento da prendere come contro-reazione alla richiesta russa nei confronti di Svezia e Finlandia (tra gli altri) di non aderire all’Alleanza Atlantica. Sebbene il governo di Stoccolma abbia ribadito con forza la propria libertà di alleanza militare, a tutti gli effetti la Svezia si trova in una condizione in cui è già in qualche modo vincolata all’Alleanza Atlantica, eliminando di fatto lo status di Paese neutrale che l’ha quasi sempre caratterizzata. La neutralità è stata infatti cancellata dalla stessa politica di sicurezza e pertanto la stessa libertà di alleanza militare resta solo sulla carta.
La Svezia ha partecipato a “missioni di pace” sotto la bandiera della Nato, prende parte alle esercitazioni dell’Alleanza, ha stipulato l’accordo di sostegno del Paese ospitante (Hnsa – Host Nation Support Agreement) per la libertà di passaggio delle forze dell’Alleanza e può partecipare alla meccanismo di reazione rapida della Nato (Nrf – Nato Response Force). Stoccolma quindi è già un premier partner dell’Alleanza Atlantica, inoltre il deterioramento delle condizioni di sicurezza in Europa ha causato un ulteriore avvicinamento di Stoccolma ai suoi vicini scandinavi, tra cui Oslo, che notoriamente fa parte della Nato.
L’accordo scandinavo
Svezia, Finlandia e Norvegia hanno infatti stretto un accordo trilaterale, il “Trilateral Statement of Intent”, il 23 settembre del 2020 che fissa come obiettivo una più stretta cooperazione in materia di difesa tra i tre Paesi col fine di raggiungere capacità e prontezza tali per condurre operazioni militari, sulla base sempre di “decisioni separate”.
Non solo. La Svezia si è legata da tempo anche agli Stati Uniti attraverso un altro accordo trilaterale, siglato a maggio del 2018 insieme alla Finlandia, che ha all’incirca i medesimi obiettivi del precedente ma aggiunge un punto interessante, ovvero la promozione di legami costruttivi con la Nato e l’Ue, visti come organismi fondamentali per implementare la sicurezza del Baltico.
La dichiarazione di non adesione all’Alleanza quindi risulta essere una decisione di facciata per cercare esclusivamente di evitare di dover schierarsi obbligatoriamente in caso di conflitto, in quanto Stoccolma, come abbiamo visto, è già un alleato della Nato, condividendone obiettivi e sorti.
Del resto la Scandinavia ha una centralità nella sorveglianza e nel contenimento della Russia molto peculiare proprio per la sua geografia che la colloca tra due mari (il Baltico e quello di Barents) che bagnano le coste russe e sono passaggi obbligati per la Voenno-morskoj Flot, la marina di Mosca. Proprio Stoccolma, che come già detto ha avviato un programma di riarmo come non si vedeva dagli anni ’50, è quella più preoccupata per l’attività russa, tanto da aver reintrodotto la leva (se pur selezionata) e rimilitarizzato l’isola di Gotland, collocata strategicamente in mezzo al Mar Baltico. Questa dichiarazione di “neutralità”, però, non salverà la Svezia nel malaugurato caso che si giunga a uno scontro tra la Nato e la Russia, proprio perché, come abbiamo visto, esistono degli accordi di difesa con l’Alleanza e con suoi singoli membri e perché la stessa isola di Gotland fornirebbe a Mosca un prezioso punto strategico per prolungare di molto il braccio della bolla di interdizione aeronavale presente nella sua exclave di Kaliningrad.