La Cina ha aggiornato la sua legge sul controspionaggio ampliando notevolmente la definizione di “spionaggio“. Stando all’emendamento approvato lo scorso 26 aprile dal Congresso nazionale del popolo (NCP), Pechino estenderĂ la copertura delle accuse di spionaggio dal furto o trasferimento illegale di “segreti di Stato” a “tutti i dati, documenti, materiali, elementi e gli oggetti relativi alla sicurezza nazionale“, fino a comprendere anche gli attacchi informatici.Â
A partire dal prossimo primo luglio, quando cioè l’aggiornamento entrerĂ in vigore, le autoritĂ saranno autorizzate a perquisire gli effetti personali e i dispositivi elettronici dei soggetti sospettati di spionaggio. Le revisioni attuate pongono inoltre una maggiore attenzione alla prevenzione dell’hackeraggio contro le agenzie governative e le infrastrutture chiave della nazione.
Tutto questo solleva due importanti questioni. Intanto ci sono sempre piĂą dubbi e interrogativi su cosa, in Cina, costituisca esattamente la sicurezza nazionale; dopo di che, ci si potrebbe chiedere per quale ragione il governo cinese abbia scelto di attuare le suddette modifiche legali.
Per quanto riguarda il primo punto, con la salita al potere del presidente Xi Jinping, nel 2014, la Repubblica Popolare ha adottato una visione più completa della sicurezza nazionale, che adesso abbraccia difesa, economia, tecnologia, informazioni e risorse. Chiaro l’obiettivo di un simile passo in avanti: evitare il rischio che agenti o potenze straniere possano penetrare la corazza difensiva del Dragone, così da incamerare informazioni sensibili, siano esse relative alla sfera politica o al mondo economico.
Abbiamo così risposto anche al secondo punto. Il timore di incorrere nello spionaggio nemico, a maggior ragione dopo la vicenda dei Pentagon Leak che ha scosso l’opinione pubblica statunitense, ha spinto Pechino a varare una stretta. E non è un caso che, all’inizio di aprile, le autorità cinesi abbiano annunciato una serie di casi di spionaggio operati da soggetti reclutati da agenzie straniere.
La stretta cinese sullo spionaggio
La legge anti spionaggio entrata in vigore nel 2014, e poi più volte rivista nel corso degli anni, è stata definita dal South China Morning Post come lo strumento più potente di Pechino per reprimere le interferenze esterne. Il suo ultimo aggiornamento è arrivato in un momento delicatissimo, ovvero nel bel mezzo delle tensioni internazionali tra Cina e Stati Uniti. Entrambe le due potenze sono sempre più consapevoli del rischio di infiltrazioni e dell’ombra dello spionaggio nemico.
La stretta di Pechino contiene diverse novità rilevanti. Ad esempio, citando la bozza di testo, Asian Nikkei Review ha fatto sapere che le autorità possono vietare ai cittadini cinesi che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza nazionale di lasciare il Paese, così come ai cittadini stranieri di entrarvi. Le società di trasporti e telecomunicazioni sono inoltre tenute a fornire supporto tecnico per gli sforzi anti spionaggio.
La bozza non fornisce, poi, una definizione chiara di ciò che costituisce la sicurezza nazionale o gli interessi della Cina, e per questo c’è chi teme che possa essere applicata arbitrariamente. “Le persone che sono di stanza o in viaggio devono essere consapevoli di essere costantemente monitorate. Dovrebbero evitare tutto ciò che potrebbe essere anche leggermente interpretato come spionaggio”, ha affermato Hiroki Seto, che lavora nella consulenza per la gestione delle crisi presso Sompo Risk Management a Tokyo.
Si tratta di una esagerazione? L’esperto ha espresso il suo giudizio considerando probabilmente quanto accaduto con alcuni cittadini giapponesi. La Cina ne ha arrestati almeno 17 con l’accusa di spionaggio dall’entrata in vigore della legge sul controspionaggio nel 2014, e cinque di loro devono ancora essere rilasciati. Un dipendente di un braccio locale della casa farmaceutica Astellas Pharma è stato invece arrestato il mese scorso. Il ministro degli Esteri nipponico, Yoshimasa Hayashi, ha chiesto al suo omologo cinese, Qin Gang,  il rapido rilascio dell’addetto ma l’alto funzionario di Pechino ha risposto che la Cina avrebbe gestito i casi in conformitĂ con la legge.
La mossa di Pechino
L’Asia Times ha fatto notare che la modifica della legge è arrivata dopo che Dong Yuyu, vice capo della redazione del Guangming Daily, è stato accusato di spionaggio per aver interagito con contatti diplomatici e accademici del Giappone e degli Stati Uniti. Oltre all’episodio del dipendente giapponese, citiamo anche l’arresto, a Pechino, di cinque dipendenti cinesi della società statunitense di due diligence Mintz Group.
Secondo i media cinesi, le persone individuate per essere arruolate dalle organizzazioni di spionaggio includono, tra gli altri, i profili di coloro che amano uno stile di vita lussuoso, mentre le citate organizzazioni comprendono l’MI6, la CIA, il Servizio di sicurezza federale russo (FSB), l’Istituto israeliano per l’intelligence e le operazioni speciali (MOSSAD), la Korean Central Intelligence Agency (KCIA) e il Japan’s Defense Intelligence Headquarters (DIH ).
“Le attivitĂ di spionaggio sono molto vicine”, ha scritto il governo in uno striscione “anti spie” esposto in pubblico, lanciando un avvertimento ai cittadini: “Ufficiali in pensione, studenti stranieri, insegnanti delle scuole superiori, militari e personale di societĂ del complesso militare-industriale, istituti di ricerca sulla difesa nazionale e dipartimenti governativi sono i principali obiettivi delle organizzazioni di spionaggio”.
I giovani netizen potrebbero essere usati da agenti stranieri senza saperlo e, piĂą in generale, tutte le persone devono stare all’erta e aiutare le autoritĂ a costruire un muro di ferro per salvaguardare la sicurezza nazionale. La Cina si sente minacciata dall’Occidente, teme che forze straniere possano creare problemi e dunque ha scelto di aggiornare la legge. “L’attuale situazione della lotta contro lo spionaggio è estremamente grave”, ha dichiarato Zang Tiewei, portavoce della commissione per gli affari legali, Comitato permanente dell’NPC, in una conferenza stampa il 21 aprile. “Le minacce alla sicurezza tradizionali e quelle non tradizionali sono intrecciate”, ha aggiunto.
Nel frattempo, i giganti statali delle telecomunicazioni, del petrolio e delle banche hanno iniziato a tenere regolarmente sessioni di formazione interne sul controspionaggio e altre leggi relative alla sicurezza nazionale.