La recente declassificazione di un documento relativo alle strategie di difesa polacche ha rivelato come nel 2011 Varsavia prevedesse di ritirarsi da circa il 40% del proprio territorio al fine di guadagnare tempo in vista dell’arrivo dei rinforzi Nato in caso di guerra contro la Russia.

La linea della Vistola

Di recente il partito polacco Diritto e Giustizia (PiS) ha pubblicato una pagina di un documento declassificato, illustrante la strategia difensiva che sarebbe stata impiegata nel 2011 in caso di un’invasione da parte di Mosca. Il documento statuiva come l’obbiettivo delle forze polacche fosse quello di rallentare le forze nemiche e mantenere il controllo delle teste di ponte sulla Vistola. Un ritiro verso la Vistola avrebbe determinato l’occupazione da parte della Russia del 40% del territorio polacco, incluse le città di Lomza e Lublino. L’esercito polacco avrebbe quindi dovuto resistere per due settimane, identificate come la tempistica necessaria per assemblare una forza Nato atta a scacciare le unità russe.

Il sito ucraino Militarnyi ha fatto notare come tale documento debba essere contestualizzato nell’anno di riferimento, ossia il 2011, durante il quale l’esercito polacco risultava dotato di una capacità combattiva estremamente scarsa. A tal proposito la pubblicazione del documento è da ritenersi una manovra politica da parte del governo polacco. Il video nel quale si discute del documento vede infatti il ministro della Difesa Blasczack utilizzare di un linguaggio fortemente politico, focalizzato sull’imputare le responsabilità all’allora ministro della Difesa Klich, appartenente al partito Piattaforma Civica, principale partito d’opposizione e rivale di Diritto e Giustizia alle prossime elezioni. Il video vede infatti una velata accusa relativa alla perdita di importanti città, identificate come possibili “Bucha polacche” e soprattutto si conclude con la netta dichiarazione “Diritto e Giusitizia difenderà tutto il territorio polacco”.

Lo stato della difesa polacca

Negli ultimi anni il potenziale combattivo delle forze armate polacche è stato notevolmente incrementato. La prima invasione russa dell’Ucraina nel 2014 ha spinto la Polonia a rafforzare notevolmente il proprio esercito, in particolare la Strategia di Sicurezza Nazionale del 2020 cita espressamente la necessità di formare un esercito in grado di porre manovre asimmetriche, reggere per lungo periodo ad una guerra multidominio e migliorare il sistema di mobilitazione della popolazione tramite l’attivazione di una forza di riserva militare, la Difesa Territoriale.

Tuttavia nel 2020 le esercitazioni militari rivolte al contrasto di una possibile aggressione russa hanno avuto esito disastroso. Nello specifico le forze polacche hanno perso diverse città orientali offrendo una scarsa resistenza, la marina e l’aviazione non sono riuscite a reggere a dispetto del supporto NATO e le forze russe sono arrivate a Varsavia in quattro giorni. Il disastroso esito delle esercitazioni, unito ai nuovi timori circa la sicurezza del paese generati dalla seconda invasione russa dell’Ucraina, ha determinato l’avvio di un’immane espansione del proprio budget per la difesa, risultato nell’acquisto di numerosi sistemi d’arma dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud. 

Le prossime elezioni polacche vedranno lo scontro tra le due anime del paese, quella centrista e liberale predominante in ambienti urbani e quella conservatrice e nazionalista forte nelle piccole cittĂ  e nelle aree rurali. L’enorme incremento delle capacitĂ  combattive del paese e il forte supporto militare espresso da Varsavia all’Ucraina, potrebbero rappresentare una delle armi piĂą importanti del governo attualmente al potere. 

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