La compagnia statunitense Lockheed Martin ha ottenuto un contratto da 221 milioni di dollari per lo sviluppo di un sistema di difesa laser ad alto potenziale. La necessità di sviluppare tali sistemi nasce in virtù dell’ascesa delle loitering munitions e di altri strumenti a basso costo, caratterizzati da un elevato potenziale distruttivo a fronte di bassi costi di produzione e processi produttivi semplici e rapidi
L’energia come arma
Il 19 luglio 2023 la compagnia Lockheed Martin ha ottenuto un other transaction authority dal valore di 221 miliardi di dollari per lo sviluppo del prototipo di un sistema di difesa laser appartenente alla categoria di sistemi di difesa Indirect Fire Protection Capability (Ifpc), il cui completamento è stimato per il 2025. Le other transaction authorities rappresentano una forma di transazione diversa dai tradizionali contratti prevista dalla sezione 4021 del titolo 10 del Codice di leggi degli Stati Uniti, relativo si particolari progetti di ricerca relativi al settore della difesa. Tali tipologie di transazioni presentano un’elevata flessibilità e vengono assegnate per progetti di ricerca e sviluppo, per la realizzazione di particolari prototipi, o per la costruzione in serie di prototipi già testati. Nel presente caso il progetto riguarda un sistema High Energy Laser (Hel), appartenente alla categoria dei directed-energy weapon (Dew). I Dew rappresentano sistemi d’arma volti ad impiegare contro il nemico energia altamente concentrata, piuttosto che proiettili solidi. L’energia impiegata spazia tra le diverse regioni dello spettro elettromagnetico a seconda dello strumento considerato, nel caso degli Hel si tratta di energia termica, volta a surriscaldare l’oggetto nemico al punto tale da far detonare le testate interne.
Questa tipologia di armamenti dispone di vantaggi assolutamente rilevanti. Anzitutto essi non impiegando proiettili solidi, non necessitano di grossi spazi finalizzati al deposito delle riserve di munizioni, eliminando quindi i relativi costi di manutenzione e stoccaggio. Gran parte dei costi risulta infatti concentrata sui generatori di potenza, l’assenza di proiettili solidi minimizza inoltre il rischio di caduta di frammenti. Il fascio laser presenta contestualmente un’estrema velocità, la quale riduce al minimo le possibilità da parte del nemico di evitare l’attacco. L’intersezione di tali fattori, consente di risparmiare grosse quantità di munizioni che possono essere impiegate per altri obbiettivi. D’altro canto, i Dew colpiscono una superficie estremamente ridotta, pertanto la loro efficacia contro grandi numeri di unità nemiche risulta limitata.
Le necessità operative
Il conflitto del Nagorno Karabakh del 2020 ha segnato l’ascesa di nuovi sistemi d’arma da quali i droni kamikaze. Tali sistemi appartengono alla categoria delle tecnologie d’attrito a basso costo, caratterizzate da costi ridotti e processi produttivi relativamente semplici e rapidi. La maggiore integrazione di tali strumenti nelle proprie forze armate ha rappresentato la chiave dei successi militari azeri e ucraini contro armeni e russi, avversari caratterizzati rispettivamente da un minore livello di sviluppo tecnologico e da una minore integrazione dei suddetti sistemi nel proprio esercito. L’impiego dei suddetti strumenti presenta numerosi vantaggi atti ad esaurire progressivamente le forze nemiche, anzitutto l’eventuale intercettazione delle suddette mediante un sistema difensivo estremamente costoso e difficile da rimpiazzare, pone il nemico in una condizione di attrito sfavorevole, ed espone contestualmente quest’ultimo a danni ben peggiori. Tali sistemi possono infatti saturare le difese nemiche, aprendo la strada a strumenti caratterizzati da un potere distruttivo significativamente più elevato.
Il crescente impiego di tali sistemi ha comportato la necessità di sviluppare adeguate contromisure. Già nel 2004 le forze statunitensi in Iraq rilasciarono un operational need assessment, richiedendo lo sviluppo di sistemi atti a schermare le forze statunitensi da attacchi che vedessero l’impiego di artiglieria, razzi e mortai. Ciò comportò l’avvio dei primi programmi volti allo sviluppo dei sistemi di categoria Ifpc, successivamente estesi anche alla protezione da attacchi eseguiti tramite droni. Gli Ifpc risultano altamente mobili e costituiscono un ponte tra gli strumenti anti aerei a lungo raggio e gli Short range air defense (Shorad).
Le armi del futuro
Al netto dei propri indiscutibili vantaggi, i nuovi sistemi di difesa basati su energia concentrata risultano attualmente incapaci di fronteggiare grossi sciami di armi nemiche, pertanto le proprie funzionalità risultano ancora limitate e i costi di ogni singolo strumento rendono certamente difficile una produzione tale da raggiungere un rapporto di parità numerica. La crescente attenzione verso lo sviluppo dei Dew, deriva dall’ascesa delle tecnologie d’attrito a basso costo, nel caso di queste ultime la chiave del loro successo è stata rappresentata dalla semplificazione, risultata in un abbassamento dei costi e delle tempistiche di produzione e nella riduzione della linea di separazione tra la sfera della difesa e la sfera commerciale, che ha reso possibile una crescente collaborazione tra le parti, nonché la conversione di alcuni droni commerciali ad uso militare. Ciò ha quindi permesso di mettere in campo un gran numero e una grande varietà di strumenti di questo tipo, il che ha rappresentato la base della loro efficacia. Il successo dei sistemi Dew, quali i laser ad alta energia, è pertanto indissolubilmente legato all’avvio dei processi che hanno segnato l’ascesa degli strumenti che essi saranno chiamati a contrastare.