Undici navi della Marina Militare stanno contemporaneamente solcando le acque mondiali fuori dal Mediterraneo, contemporaneamente. Si tratta di un record storico per la capacità di proiezione della forza navale italiana che passa attraverso tutte le potenzialità multiruolo della Marina Militare, le cui forze sono ad oggi impegnate su più teatri.

Dall’Oceano Artico al Golfo di Guinea, passando per il Mar Cinese Meridionale, la Marina Militare è su più teatri attiva al fianco di alleati e partner. E “mappare” le mosse delle nave attive negli scenari globali mostra quanto la forza navale di Roma possa avere funzionalità multiruolo in coordinamento con i partner Nato.

Nei Mari del Nord tra esplorazione e esercitazioni

Ultima a partire, certificando il record, la nave polivalente Alliance che sta guidando una missione Nato verso l’Artico comprendente personale di ricerca oceanografica, team scientifici e personale di diversi Paesi dell’Alleanza Atlantica.

Oltre le frontiere del Mediterraneo allargato su cui la Marina Militare fa riferimento tradizionale per le sue strategie, esiste un impegno convinto italiano a sviluppare capacità e competenze anche nelle acque del Mare del Nord. La ricerca oceanografica è una tradizionale fonte di informazioni privilegiate e si associa all’attività di flotta più tradizionale.

Nei mari settentrionali del pianeta l’esercitazione Nato Formidable Shield vede impegnata con compiti di difesa antimissile la fregata Margiottini, terza della linea italo-francese Fremm che sta provando la sua capacità nel prevenire le incursioni di sottomarini. Anche il cacciatorpediniere Duilio incrociava nel Mare del Nord prima di posizionarsi in Polonia per aumentare la deterrenza antimissilistica.

Sempre nel Mar Baltico, invece, il Littoral Expeditionary Group preparato per studiare eventuali risposte rapide a una crisi securitaria in un’area calda dei confini tra Nato e Russia vede esercitarsi da inizio maggio la nave anfibia San Marco. In Nord America, invece, si trova la fregata Fasan che sta operando a fianco della United States Navy dopo esser stata nel 2021 impegnata in un’operazione di “evasione” dal tracciamento da parte della Flotta Russa in seguito al suo ingresso del Mar Nero.

Parliamo di uno spiegamento di forze che appare giustificato dalla volontà italiana di partecipare alla prevenzione di ogni crisi securitaria in un’area tradizionalmente blindata per l’Alleanza Atlantica ma in cui diversi varchi securitari, dalla minaccia alle infrastrutture sottomarine al “vuoto” aperto dall’Irlanda neutrale nella linea di contenimento antirussa, lasciano pensare possibili operazioni di infiltrazione da parte di Mosca in caso di crisi.

La flotta nei “mari caldi”

Simmetricamente la Marina Militare si muove anche in mari ben più caldi, e non solo per le condizioni climatiche. La proiezione di potenza della flotta di Roma guarda da un lato al consolidamento dei rapporti con i partner atlantici ma dall’altro anche al controllo degli interessi nazionali in scenari più integrati con quello del Mediterraneo.

Non sorprende che un numero di navi uguale a quello operante nel Nord sia schierato attorno al continente africano, crocevia di interessi economici, geopolitici e securitari. In quest’ottica, Decode39 ricorda la presenza di ben tre navi italiane nel Mar Rosso, vicino al Sinai, nella Multinational Force & Observers. Parliamo dei tre pattugliatori della classe Esploratore, formalmente schierati nella Mfo che monitora il rispetto della pace tra Egitto e Israele ma più prosaicamente interdice ogni possibile azione ostile di rivali del campo euroatlantico in un’area vitale per i commerci mondiali. Inoltre, la presenza della Marina Militare nella Mfo è funzionale per operazioni di esfiltrazione come quella che di recente ha permesso di evacuare i civili italiani in Sudan.

Un momento al poligono di Capo Teulada durante l’esercitazione Mare Aperto 2016, Capo Teulada, 23 novembre 2016. Un evento addestrativo con la partecipazione congiunta di Marina Militare, Esercito e Aeronautica. Foto: ANSA/GIUSEPPE LAMI.

Dal lato opposto dell’Africa è, invece, in missione antipirateria due fiori all’occhiello della flotta: nel Golfo di Guinea il pattugliatore Borsini è attivo nella missione Gabinia della Marina Militare dove si è recentemente data il cambio con nave Foscari.

Nell’Oceano Indiano, tra l’Africa e l’Oman, incrocia la fregata Rizzo per attività di apertura ai commerci e controllo di eventuali minacce strategiche a Hormuz o nel Golfo di Aden. La missione in cui è inquadrata la sua attività è Aegenor, coalizione paneuropea orientata alla cosiddetta Maritime Situational Awareness (Msa), ovvero la garanzia della libertà di navigazione in acque agitate. Ultima, ma non per importanza, la missione di nave Morosini nel Mar Cinese Meridionale. “Tributo” italiano al contenimento anti-cinese chiesto dagli Stati Uniti e più remota, sia per distanza dalla Penisola che dagli obiettivi prioritari del Paese, delle manovre della Marina Militare. Che in questa fase riesce a essere presente su tre oceani e tre mari interni (Mar Rosso, Mar Baltico, Mar Cinese Meridionale) oltre alla solida attività mediterranea. Mostrando una reattività mostrata rare volte in passato da una flotta tra le più solide del campo atlantico.

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