La Germania è giunta alla decisione di acquistare gli F-35 Lightning II per sostituire la sua flotta di Tornado, giunta quasi al termine della sua vita operativa.

Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa tedesco al parlamento, il governo sta per avviare la procedura di richiesta di informazioni che prevede anche le tempistiche sulla consegna dei cacciabombardieri stealth di quinta generazione della Lockheed-Martin. “In una prima fase, presenteremo una richiesta formale al governo degli Stati Uniti per l’acquisto degli F-35A al fine di ottenere chiarezza sui tempi di consegna e sulle opzioni per la cooperazione nella formazione e nella manutenzione”, si legge in un documento ufficiale di Berlino.

Annunciando un aumento delle spese militari funzionale al mutato assetto politico in Europa causato dal conflitto in Ucraina, il cancelliere Olaf Scholz ha affermato che le forze armate tedesche riceveranno 100 miliardi di euro per investimenti e progetti di armamento.
Non è chiaro quanti F-35 potrebbe acquistare la Germania, ma alcune fonti, riportate da Deutsche Welle, parlano di 35 aerei.

In precedenza erano emerse preoccupazioni sul fatto che l’acquisto dei caccia stealth potesse far fallire i piani congiunti con la Francia e la Spagna per costruire un aereo da combattimento di ultima generazione, lo Scaf (Système de Combat Aérien du Futur), che dovrebbe fare da contraltare all’altra macchina che si sta già costruendo in Europa, il caccia Tempest frutto della collaborazione trinazionale tra Regno Unito, Italia e Svezia.

L’acquisto di F-35 si rivelerebbe un duro colpo anche per Boeing, che aveva un’opzione per la vendita di cacciabombardieri F-18E/F Super Hornet. Un’opzione che piaceva molto all’ex ministro della Difesa tedesco Annegret Kramp-Karrenbauer anche perché avrebbe permesso di continuare ad affidarsi a ulteriori caccia Eurofighter Typhoon, che, lo ricordiamo, vengono costruiti anche dalla Germania.

Quella scelta tedesca, presa ad aprile 2020 dopo lunghe indecisioni e ripensamenti, è sempre stata considerata un po’ anomala sin dall’inizio, sebbene trovasse un senso nel bilanciamento tra Scaf, un velivolo che non vedrà la luce prima del 2035/2040, e la necessità di avere un cacciabombardiere sostituto dei Tornado senza urtare i sentimenti di Parigi e Washington, che già da tempo aveva proposto a Berlino gli F-35, anche per una questione di abbassamento dei costi di gestione secondo il principio “più aerei per pagarli di meno”.

Ricordiamo, infatti, che a novembre del 2018 l’allora ministro della Difesa tedesco, Ursula von Der Leyen, aveva reso noto che la Germania avrebbe scelto tra gli F-35, gli F/A-18E/F e gli F-15 nella versione X pur valutando una soluzione interamente “europea”. Poi l’opzione per i 35 è sembrata definitivamente sepolta, anche per una questione di ripartizione delle risorse finanziarie, assorbite principalmente dal programma Scaf.

Ora, proprio la guerra in Ucraina scatenata dalla Russia, ha spinto Berlino a investire molto più denaro per la Difesa riaprendo quindi le porte al Lighting II.

Questa scelta risolve anche un problema non da poco per la Luftwaffe, l’aeronautica tedesca: i Tornado sono gli unici velivoli da attacco che possono impiegare le bombe nucleari tattiche presenti a Buchel (le B61), e utilizzabili esclusivamente di concerto con gli Stati Uniti secondo il meccanismo “a doppia chiave” che prevede l’autorizzazione di Washington e dello Stato Maggiore tedesco. Gli F/A-18E/F, infatti, sembra che non abbiano più questa capacità, come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, e pertanto Berlino sarebbe stata costretta a cedere quel piccolo arsenale nucleare tattico agli altri Paesi europei della Nato che lo utilizzano o direttamente agli Stati Uniti.

Questa nuova e corposa iniezione di fondi, che però non è ancora chiaro su quanti anni verrà spalmata, permetterà sicuramente di oltrepassare quel famoso 2% del Pil per la Difesa richiesto dalla vecchia amministrazione Trump, e prima ancora dalla Nato, per rafforzare la sicurezza dell’Alleanza Atlantica.

Bisogna dire che la richiesta di informazioni tedesca per gli F-35 non è propriamente un fulmine a ciel sereno: col cambio della guardia alla Cancelleria, e con l’attuale situazione in Europa orientale, era ipotizzabile che l’accoppiata Typhoon/F-18 non bastasse più per le esigenze della Luftwaffe di dover essere all’altezza di un possibile ambiente bellico “altamente contestato” per via delle difese aeree russe, che hanno stabilito delle “bolle” di interdizione (definite A2/AD – Anti Access / Area Denial) un po’ ovunque lungo i confini occidentali della Federazione. Bolle che si estendono per centinaia di chilometri e che “inglobano” parzialmente, e a volte totalmente, Paesi appartenente all’Alleanza come la Polonia o i Baltici.

Si attende la reazione di Parigi, che al momento sembra tacere: probabilmente l’Eliseo solleverà perplessità sulla possibilità di avere una linea di volo futura “doppia”, con gli F-35 e lo Scaf, per celare le sue preoccupazioni riguardanti il finanziamento e la partecipazione tedesca al programma trinazionale ideato dalla Francia.

Gli F-35 tedeschi potrebbero essere un’occasione anche per l’Italia: al pari di quelli che dovranno essere consegnati alla Svizzera, che deve sostituire i suoi vecchi F/A-18 di prima generazione, potrebbero infatti uscire dalla linea di montaggio del FACO (Final Assembly and Check-Out) di Cameri, vicino Novara. Qui, infatti, c’è uno dei due soli stabilimenti di produzione degli F-35 all’infuori del territorio statunitense (l’altro è a Nagoya, in Giappone).

Attualmente l’annuncio del governo tedesco non è stato ancora supportato da alcun tipo di comunicazione della DSCA (Defense Security Cooperation Agency), l’ente statunitense che valuta e propone al Congresso la possibile vendita di armamenti made in Usa, ma potrebbe solo essere questione di tempo per vedere il primo avviso dell’ordine di acquisto tedesco per velivoli, motori, armamento e software di gestione.