413 miliardi di euro da investire in sette anni: la grande strategia per la Difesa di Emmanuel Macron arriva all’Assemblea Nazionale francese e per il Paese si apre una fase di riflessione sul suo futuro ruolo nel sistema globale.
Macron vuole il potenziamento delle forze armate
Nei suoi sei anni da presidente francese Macron ha sempre fatto dell’aumento della spesa militare un cavallo di battaglia dei suoi governi. Con la Legge di programmazione militare per il periodo 2024-2030 il governo de La Republique En Marche destinerà alle forze armate una quota di fondi superiore del 30% rispetto al previsto. budget destinato all’intelligence militare aumenterà di quasi il 60% nel periodo 2024-2030, dopo che con quella promossa nel 2018 aveva stanziato per la fase 2019-2025 circa 295 miliardi.
Parlando a gennaio dalla base aerea 118 di Mont-de-Marsan Macron ha rivendicato che con le due leggi di programmazione militare nel 2030, quando il suo secondo mandato sarà finito da tre anni, la Francia avrà un budget annuo di circa 60 miliardi di euro, oltre il doppio di quello che si trovava all’inizio della sua presidenza.
Verso gli obiettivi Nato, e oltre
Con questo budget la Francia supererà nel 2025 il target Nato del 2% in spesa militare in rapporto al Pil e plasmerà forze armate e strategie funzionali alla nuova dottrina militare e al progetto di Actualisation Strategique (“attualizzazione strategica”) varato nel 2021. Allora la Francia metteva in campo una esplicita volontà di partecipare alla competizione su ogni dominio, dopo aver varato nel 2019 il suo comando spaziale e aver proiettato in futuro la sua potenza sul fronte marittimo e cyber la sua potenza negli anni precedenti.
Il programma di finanziamento oggi giunto alla discussione in aula va in questa direzione. Nel balzo del 30% delle dotazioni dell’esercito francese il 14% del budget, 58 miliardi di euro, andrà in sette anni al potenziamento del deterrente nucleare di Parigi. Raddoppieranno da 2,5 a 5 miliardi i fondi per l’intelligence e saranno messi in campo 4 miliardi di euro per il cyber e le attività ad esso collegate.
In via di definizione una nuova portaerei da mettere in linea entro il 2038, per affiancare e in prospettiva poter sostituire la Charles de Gaulle e progetti per approfondire il caccia di sesta generazione, che sostituirà nelle entrate in servizio i nuovi Rafale che Parigi prevede di acquistare, destinati a scendere da 185 a 137. A cui si aggiungeranno, come riporta Mediapart, lo sviluppo di droni kamikaze, l’ampliamento della riserva di civili potenzialmente mobilitabili.
Scelte e rinunce
In quest’ottica, la primazia data ai grandi strumenti di proiezione e la scelta di rinforzare la riserva va di pari passo con la scelta di impostare un graduale dimagrimento dell’esercito di terra. Meno mezzi, meno timori per una guerra su larga scala in Europa, fiducia che lo scontro tra Russia e Ucraina non deflagrerà, più deterrenza e proiezione.
Nel maxi-budget, infatti, c’è spazio anche per rinunce che all’Armeé di Parigi, la più “anti-macroniana” delle forze armate, faranno forse storcere il naso. “Il governo”, nota Politico.eu, “aveva pianificato di rinnovare 200 carri armati Leclerc entro il 2030, ma con il nuovo piano la cifra scende a 160; l’Ucraina sta anche chiedendo alla Francia di donare alcuni di quei carri armati, ma Parigi non ha ancora approvato tale trasferimento”. La Francia “punterà anche a 200 veicoli corazzati da ricognizione Jaguar invece di 300; e circa 1.300 mezzi corazzati Griffon invece di oltre 1.800”. Questo al netto delle donazioni all’Ucraina e anzi, forse a deterimento di esse. Tanto che su questo tema all’Assemblea Nazionale Macron rischia, soprattutto a destra, le critiche più sostanziali.
La scelta della Francia sembra piuttosto quella di un sostanziale deterrente alla sicurezza nazionale affidato all’atomica da aggiungere a un sistema militare progettato per interventi di controinsorgenza e risposta alle minacce ibride. Dinamiche complesse da governare con una vasta scelta di opzioni e con una capacità di proiezione garantita dalle forze marittime, aeree, d’intelligence. La dottrina militare francese e gli investimenti che Macron ha in mente dicono molto anche dell’idea di Europa che immagina. Un’Europa in cui, anche grazie al ruolo di gendarme di Parigi, non ci si aspettano grandi conflitti con l’intervento francese sul campo.
