La Corea del Sud ha testato un missile balistico dal un sottomarino della nuova classe Kss-III. L’Slbm (Submarine Launched Ballistic Missile) è stato testato a bordo del Dosan Ahn Changho all’inizio di questo mese, e annunciato solo nella giornata di martedì 7 settembre. Questo lancio di prova segue i recenti test effettuati da piattaforme sommerse che vi avevamo già anticipato all’inizio di quest’anno. A gennaio, infatti, l’agenzia stampa sudcoreana Yonhap aveva riferito che Seul stava sviluppando un Slbm che dovrà equipaggiare i nuovi sottomarini Kss-III. I test a terra, come riportava una fonte della Difesa sudcoreana, erano terminati alla fine dello scorso anno.
Il missile è uno Hyunmoo 4-4, un derivato dello Hyunmoo 2B terrestre che ha una gittata di circa 500 chilometri. Il programma di sviluppo è stato intrapreso come diretta conseguenza dello sviluppo di missili balistici della Corea del Nord, che prevede anche una serie di Slbm. Questi fanno parte della famiglia Pukguksong (Stella polare, o in inglese Polaris, come i ben noti missili statunitensi). I Pukguksong hanno una gittata superiore a mille chilometri e sono in grado di essere equipaggiati con testate nucleari.
Un punto – fondamentale – di distinguo tra il programma per avere una forza sottomarina strategica sudcoreano e quello nordcoreano sono i sottomarini. I Kss-III sono battelli di ultima generazione Aip (Air Independent Propulsion – propulsione indipendente dall’aria di tipo non nucleare) che saranno prodotti in tre lotti che incorporeranno futuri miglioramenti tecnologici. Sono lunghi circa 83 metri per 9,6 di larghezza, con un pescaggio di 7,6. La velocità massima, stimata, è di 20 nodi in immersione per un’autonomia di circa 19mila chilometri o 50 giorni di navigazione continua. Sono attualmente gli unici sottomarini non nucleari ad essere dotati di pozzi di lancio verticale (Vls). I Kss-III ne hanno sei oltre ad avere sei tubi lanciasiluri da 533 millimetri in grado di lanciare anche i missili Harpoon.
Questa particolare dotazione, insieme alle doti di silenziosità – che sembrano essere molto elevate – certificano i progressi della cantieristica navale sudcoreana, una delle poche al mondo in grado di produrre unità di questo tipo, sebbene debba molto all’esperienza maturata coi vascelli di fabbricazione tedesca. Le due classi precedenti sono infatti derivate, rispettivamente, dai Type 209 e dai Type 214 sviluppati dalla Howaldtswerke-Deutsche Werft.
Sono sviluppati dal cantiere navale Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering (Dsme), che per il progetto Kss-III ha anche collaborato con aziende del Regno Unito, Francia, Spagna e altrove per alcuni sistemi chiave.
I sottomarini lanciamissili balistici nordcoreani sono invece antiquati. Il primo battello di prova, della classe Gorae, costruito localmente, era dotato di un solo tubo di lancio per missili. Quelli attualmente in servizio sono in realtà sottomarini della classe Romeo (di fabbricazione originaria russa) riattati. Sostanzialmente, quindi, si tratta di tecnologia navale degli anni ’50 e infatti sono più piccoli e più rumorosi della classe Kss-III. Come riporta H.I. Sutton, sembra che l’aggiunta dei tubi di lancio abbia sacrificato metà dei loro banchi di batterie, quindi la permanenza in immersione sarà ancora più limitata.
I sottomarini sudcoreani dotati di tecnologia Aip possono invece navigare immersi per lunghi periodi. Nel complesso, le unità della classe Kss-III si posizionano tra i più grandi battelli non a propulsione nucleare: il loro dislocamento in immersione è infatti di circa 3700 tonnellate e ha tre livelli di ponte. Sembra anche che il sistema Vls sudcoreano montato sui battelli sia compatibile con il missile da crociera d’attacco terrestre (Lacm) sviluppato localmente Hyunmoo-3, che è più o meno equivalente al Tomahawk della marina degli Stati Uniti, ma è supersonico.
Questa nuova classe di battelli potrebbe avere un forte impatto sulla guerra sottomarina.
Se il progetto sudcoreano avrà successo altre marine potrebbero seguirne l’esempio. Ci sono voci, riporta sempre Sutton, secondo cui Israele potrebbe cercare di installare Vls a bordo dei suoi ultimi sottomarini di fabbricazione tedesca, e si pensa che anche l’India stia cercando un sistema equivalente per i sui suoi sottomarini P75I.
Il lancio di prova effettuato dalla Corea del Sud mette il Kss-III nel novero dei più potenti sottomarini esistenti al mondo, insieme a quelli a propulsione nucleare.
Alcuni analisti ritengono, infine, che la combinazione di Aip e missili balistici armati convenzionalmente apra nuove opportunità per le marine delle potenze di media grandezza: potrebbero disporre di un’arma per un attacco a sorpresa in grado di eludere le difese nemiche e operare, coi dovuti sistemi di appoggio, potenzialmente su scala planetaria ampliando così il ventaglio di possibilità offensive.
Certamente un sottomarino Aip, pur offrendo prestazioni notevolmente migliori rispetto a quelli diesel-elettrici classici, non è paragonabile a uno a propulsione atomica in termini di autonomia, e quindi di raggio d’azione e possibilità di restare in mare aperto in attesa “furtiva” dell’ordine di attacco, e il possibile binomio Slbm a testata convenzionale/sottomarino Aip, potrebbe essere potenzialmente destabilizzante dell’equilibrio strategico per le stesse motivazioni che hanno riguardato la decisione da parte statunitense di montare testate convenzionali ad altissimo potenziale su missili balistici per effettuare attacchi di precisione non nucleari: in caso di attacco preventivo contro una potenza dotata di armi nucleari, anche in numero esiguo, non c’è la possibilità, per quest’ultima, di sapere se sia convenzionale o di altro tipo, e quindi potrebbe optare per la massima risposta possibile nel timore di vedere il proprio arsenale spazzato via.