Movimenti pericolosi nel cuore del Pacifico. Il gruppo portaerei guidato dalla portaerei Liaoning è stato rilevato nei pressi di Guam, un avamposto statunitense strategico incastonato nella cosiddetta “seconda catena di isole”.

Si è trattato di un avvistamento insolito, avvenuto per altro durante le ultime esercitazioni militari in scena nel Pacifico occidentale. A detta della stampa cinese, con questa mossa la Cina avrebbe dimostrato di essere pronta a difendersi da potenziali interventi americani lanciati proprio dalla base di Guam, compresi gli ipotetici tentativi di Washington di entrare a gamba tesa sulla questione taiwanese.

Andiamo tuttavia con ordine e torniamo all’inizio di dicembre, quando la Liaoning della Marina cinese ha attraversato lo Stretto di Miyako per fare il suo ingresso nel Pacifico occidentale. La portaerei del Dragone ha effettuato un addestramento di routine con un imponente numero (un record) di cacciatorpediniere Type 055. Da quel momento in poi, il colosso dei mari cinesi ha proseguito ad effettuare manovre analoghe lontano dalle coste del Paese, in una classica dimostrazione di forza.

È qui che tuttavia entra in gioco Guam. Stiamo parlando di un’isola controllata dagli Stati Uniti, che fungerà da punto di partenza nel caso in cui dovesse scoppiare un conflitto tra Pechino e Washington nell’Indo-Pacifico, e dove sorgono le basi della US Air Force ospitanti bombardieri strategici e sottomarini a propulsione nucleare.



La mossa di Pechino

Certo, già nel 2019 un gruppo d’attacco cinese avrebbe navigato vicino a Guam per condurre manovre nello Stretto di Taiwan e nel contesto del Mar Cinese Meridionale. Eppure la tempistica dell’ultimo episodio è tanto indicativa quanto emblematica.

I movimenti della Liaoning, non distanti dall’isola statunitense dello scorso 25 dicembre, hanno coinciso con le esercitazioni cinesi effettuate intorno a Taiwan. Detto altrimenti, mentre il Dragone stava conducendo manovre a pochi passi da Taipei, con 71 velivoli dell’aeronautica cinese, tra cui aerei da combattimento e droni, entrati nella zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) taiwanese, la sua portaerei si trovava vicinissima a Guam. Probabilmente per monitorare l’eventuale reazione nemica in loco.

Non è difficile capire come la Cina stia cercando di far capire agli Stati Uniti di esser pronta a stringere sempre più un cappio attorno a Guam qualora gli Stati Uniti dovessero continuare a sostenere l’esercito di Taiwan.

Song Zhongping, esperto delle forze armate cinesi, ha spiegato che le esercitazioni cinesi nel Pacifico avevano quasi sicuramente uno scopo tattico. Quale? Voler dimostrare agli Usa di aver migliorato la capacità di ottenere la superiorità aerea e controllare il mare lontano dal Paese. O meglio: nel “cortile di casa” degli Stati Uniti nel Pacifico. Dove, probabilmente, si giocherà la nuova sfida tra le due potenze globali.

Obiettivo Pacifico

Abbiamo parlato del Liaoning Carrier Battlegroup ma, sempre a dicembre, anche i bombardieri cinesi H-6J/K sono entrati nel Pacifico, raggiungendo l’isola di Okidatio, a 1.600 chilometri dalla suddetta Guam. Ma perché aumentare la pressione su Guam?

La base aeronautica di Andersen, a Guam, può ospitare bombardieri strategici B-1, B-2 e B-52, tutti equipaggiati per il lancio di armi nucleari. Si tratta dell’unica base statunitense nel Pacifico occidentale attrezzata per ospitare bombardieri pesanti per un lungo periodo. Anche i sottomarini possono lanciare in sicurezza le loro operazioni da qui, e questo rende Guam un obiettivo molto ghiotto per Pechino in caso di conflitto con gli Stati Uniti.

Eurasian Times ha fatto inoltre notare come l’Andersen possa essere rapidamente attaccata dai missili da crociera CJ-20 (ALCM) da 2000 chilometri e dal missile anti-nave YJ-12, quasi impossibile da intercettare. Non solo: i missili a lungo raggio della Cina, come il DF-26, rappresentano un rischio altrettanto grande. E, nell’agosto 2017, la Cina ha presumibilmente testato proprio quattro missili DF-26 in un attacco simulato contro una batteria THAAD, suggerendo di voler lanciare una raffica di razzi e condurre un attacco “kick-in-the-door” per disabilitare le difese aeree degli Stati Uniti.

In tempi più recenti, nel 2020, Pechino ha pubblicato un video di propaganda in cui veniva simulato un attacco a Guam. Guam, appunto: agli occhi cinesi, il primo grande ostacolo da superare per estromettere l’influenza americana nel Pacifico, e quindi nell’intero Indo-Pacifico.

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