Il presidente della Bielorussia ,Alexander Lukashenko, ha affermato che la Russia fornirà presto al suo paese “dozzine” di aerei, elicotteri, sistemi di difesa aerea e, possibilmente, anche i sistemi missilistici antiaerei S-400.
Il leader bielorusso ha riferito all’agenzia stampa Belta che “nel prossimo futuro la Federazione Russa ci consegnerà decine di aerei, decine di elicotteri, le armi più importanti per la difesa aerea. Forse anche S-400. Ne abbiamo davvero bisogno, di questo ne ho già parlato”. Lukashenko non è sceso in dettagli, ma sappiamo che l’ordine è stato piazzato lunedì e che la Bielorussia si sta preparando a riequipaggiare le proprie forze missilistiche antiaeree con la prospettiva di avere in servizio i ben noti sistemi missilistici antiaerei. L’indiscrezione era già circolata a gennaio, riferita dal generale Igor Golub, comandante dell’aeronautica e delle forze di difesa aerea.
Il primo vicedirettore del Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare della Federazione Russa Andrei Boytsov aveva dichiarato alla fine di giugno che la Russia è pronta a prendere in considerazione la fornitura degli S-400 insieme al sistema antiaereo a corto raggio Pantsir-S1. Contestualmente sono in arrivo altre tre batterie dei sistemi Tor-M2.
Non si tratta solo di missili. La commessa riguarda anche elicotteri e cacciabombardieri. Il capo di stato maggiore bielorusso, generale Andrei Gurtsevich, ad aprile aveva affermato che la consegna del secondo lotto di quattro caccia Sukhoi Su-30SM era prevista nel prossimo futuro, e che era stato firmato un contratto per l’acquisto di quattro elicotteri Mil Mi-35. Secondo lui, gli accordi precontrattuali per l’acquisto di moderni sistemi missilistici antiaerei Pantsir e S-400 stanno continuando quindi è lecito supporre che presto vedremo le relative versioni da esportazione nelle forze armate bielorusse.
Russia e Bielorussia continuano a sviluppare con successo la cooperazione tecnico-militare. Nel maggio 2019, il direttore generale di Rosoboronexport (parte di Rostec) Alexander Mikheev aveva dichiarato che il volume totale della cooperazione tra i due paesi in questo settore aveva superato 1 miliardo di dollari. In particolare, la Bielorussia e la Russia hanno in essere un contratto per la fornitura di 12 caccia Su-30SM il cui primo lotto di quattro velivoli è arrivato a novembre 2019. Il ministero della Difesa bielorusso ha annunciato a febbraio di quest’anno che l’aeronautica riceverà il secondo lotto di quattro Su-30SM a ottobre del 2022.
Il presidente Lukashenko ha anche detto che l’esercitazione Zapad (Ovest in russo) servirà da banco di prova per capire se le forze armate avranno bisogno di altri assetti, ed in quel caso Minsk li acquisterà da Mosca con un ulteriore ordine rispetto a quanto già previsto.
Secondo i piani, l’esercitazione Zapad-2021 coprirà quasi l’intero territorio della Bielorussia tra il 10 ed il 16 settembre. Le aree di arrivo saranno cinque: Minsk (Barysaw, Ozerishche), Viciebsk (Viciebsk, Zaslonava, Stolbtsy), Mahilioŭ (Osipovichi), Brest (Baranavichi) e Hrodna (Lososna). Si calcola che quest’anno le forze mobilitate di Russia e Bielorussia ammonteranno a 200mila uomini, 80 tra aerei ed elicotteri, e fino a 800 veicoli, tra cui circa 300 carri armati.
Zapad è la componente occidentale delle quattro principali esercitazioni regionali della Russia, che si tengono annualmente a rotazione: ovvero Vostok 2018 (Est) e Tsentr 2019 (Centro), Kavkaz 2020 (Caucaso). Oltre alle forze corazzate, meccanizzate e di fanteria, si prevede che ci sarà una significativa componente della difesa aerea e missilistica, prefigurata da una sfilza di esercitazioni antiaeree russe e bielorusse effettuate dalla fine di gennaio e confermata da una recente dichiarazione del distretto militare occidentale russo: “Le esercitazioni Zapad 2021 si concentreranno sulla lotta ai missili da crociera e agli Uav”. Secondo quanto riferito, le manovre si concentreranno anche su strumenti di battaglia meno convenzionali, comprese le contromisure elettroniche (Ecm) e le simulazioni di attività di ricognizione. Mosca e Minsk riferiscono che le esercitazioni hanno lo scopo di simulare un conflitto militare crescente contro uno Stato fittizio.
Il precedente ciclo di esercitazioni Zapad, tenutosi nel 2017, ha visto impiegati circa 13mila militari russi e bielorussi e ha coinvolto un’ampia gamma di unità corazzate, navali e aeree. Secondo i numeri riportati dalla Russia, le esercitazioni comprendevano 70 aerei e 680 veicoli, inclusi 250 carri armati e centinaia di altri pezzi di razzi/artiglieria. Le esercitazioni del 2017 hanno causato apprensione e parole di condanna da parte della Nato, insieme alle accuse secondo cui il Cremlino ne ha sottostimato la portata e non è riuscito a ritirare parte delle sue truppe dal territorio bielorusso. Più tardi, nello stesso anno, la Polonia ha organizzato una serie di manovre in risposta a quelle congiunte russo-bielorusse che hanno coinvolto, oltre ai Paesi della Nato, l’Ucraina e la Georgia.
Le nuove esercitazioni Zapad saranno probabilmente una pietra miliare nel processo in corso di integrazione militare russo-bielorussa, ulteriormente spinta dall’ondata di proteste del 2020 successive alle elezioni che hanno riconfermato Lukashenko, e sulle quali ci sono pesanti sospetti di brogli. La Russia, che gestisce diverse basi militari in Bielorussia e condivide parzialmente con essa l’infrastruttura della difesa missilistica, ha aumentato la sua presenza militare nel Paese e nei dintorni poco dopo l’inizio delle manifestazioni antigovernative.
Lukashenko ha costantemente sottolineato l’inviolabilità dei legami di difesa tra Russia e Bielorussia ma ha anche parallelamente rivendicato la sovranità e l’indipendenza del Paese rispetto a Mosca. In particolare il presidente si è detto sicuro che i programmi per l’integrazione delle forze armate con la Russia non porteranno a perdite di sovranità sottolineando che per stabilire strette relazioni, i Paesi non hanno bisogno di includere altri Stati nella loro composizione. “Non è necessario includere nessuno. È necessario costruire relazioni come due stati sovrani”, ha detto Lukashenko.
Mosca però guarda con apprensione al suo vicinato, in particolare alla Bielorussia che è rimasto il solo Paese “alleato” dopo che l’Ucraina è passata sotto l’influenza della Nato: storicamente tutte le invasioni della Russia sono passate dalle vaste pianure bielorusse e ucraine. Pertanto cerca di stabilizzare il Paese come sa fare meglio, ovvero con la propria presenza militare in modo che possa funzionare da deterrente nei riguardi di rivoluzioni e sommosse eterodirette. Questa assertività, però, preoccupa non poco i Paesi più orientali della Nato (Polonia e Paesi Baltici), che si affidano all’Alleanza e al riarmo per scoraggiare possibili – ma improbabili – colpi di mano di Mosca.