Israele difende gli Stati Uniti? La domanda può apparire curiosa, eppure da qualche giorno sull’isola di Guam c’è una novità: il sistema Iron Dome. La cupola di ferro israeliana – quella che difende lo Stato ebraico dalle minacce missilistiche – è stata schierata sull’isola del Pacifico per dei test. L’esercito degli Stati Uniti, infatti, sta provando Iron Dome per capire le possibilità di integrarlo nella sua difesa.
Gli obiettivi del Pentagono a Guam
Intervistato dal portale americano Stars and Stripes, il portavoce del 94th Army Air and Missile Defense Command ha detto che si tratta di un’intera batteria trasportata via nave nell’isola del Pacifico. Lo scopo di questo schieramento del sistema israeliano è quello di provare a capire se sia possibile integrarlo in particolare con il Thaad, acronimo per Terminal High Altitude Area Defence. Le prove sull’isola, una della più importanti basi americane nel Pacifico, dovrebbero iniziare ufficialmente i primi di novembre e serviranno a raccogliere i dati per poi studiare la migliore protezione contro missili cruise e droni kamikaze.
Il Pentagono vuole capire la fattibilità del programma, la possibilità, come detto in precedenza, di unirlo al Thaad per costruire vari livelli di protezione. Ma c’è anche un profilo legato alla sostenibilità dell’utilizzo della “cupola di ferro”, sia per il costo del trasporto che di quanto serve per averlo a disposizione su tutta l’isola.
La batteria fa parte, insieme a una sua gemella, di un lotto comprato da Washington in base all’accordo con cui ha finanziato il programma israeliano per 1.6 miliardi di dollari.
I “no” dei liberl al Congresso
Il tema negli Usa non ha avuto un’accoglienza completamente favorevole. La Camera dei Rappresentanti ha approvato lo stanziamento di una nuova tranche da un miliardo di dollari il 23 settembre di quest’anno con una votazione schiacciante: 420 favorevoli contro nove contrari. Eppure ci sono stati discorsi anche molto critici nei confronti di questi stanziamenti, sorprendendo anche alcuni osservatori che non si aspettavano prese di posizione così dure, anche se nettamente minoritarie, in una parte della politica americana.
I rappresentanti dell’ala più radicale del Partito democratico hanno accusato Israele di utilizzare questo sistema mentre muove guerra contro la popolazione civile di Gaza. Dunque la critica che viene posta a questo finanziamento è quello di riversare miliardi nelle casse israeliane attraverso un sistema che simboleggia la forza bellica dello Stato ebraico. Anche il ministro della Diaspora israeliana, commentando la votazione, ha parlato di democratici che supportano Israele ma con un aumento dei gruppi più radicali.
I dubbi sull’integrazione
Al problema politico, si sono poi aggiunte alcune questioni di carattere strategico. La rivista specializzata Rid, ad esempio, ricorda come le forze armate statunitensi stiano per adesso evitando di acquistare ulteriori batterie di Iron Dome per uno dei tabù dell’opinione pubblica in tema di armamenti: la provenienza straniera. Gli statunitensi non amano molto l’idea che il territorio possa essere difeso con sistemi non made in Usa, e questo a prescindere dal fatto che provenga da un Paese come Israele, considerato da parte degli Stati Uniti come uno dei più solidi alleati.
Gli analisti però si sono spesso posti il problema di come rafforzare le difese antimissile Usa, lanciando l’allarme su alcuni “buchi” che preoccupano gli avamposti americani. Con l’aumento delle tensioni nel Pacifico e l’aumento degli attacchi anche contro le basi Usa in Medio Oriente, tanti osservatori sottolineano che la Difesa Usa sembra avere più di un problema nell’intercettare le minacce dal cielo.