Il Regno Unito è una delle potenze più coinvolte nel sostegno all’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Tuttavia, è estremamente riduttivo pensare che l’impegno di Londra sia circoscritto al solo sostegno di Kiev e sia scattato solo nell’ultimo anno e mezzo di guerra. Perché il fianco Est dell’Alleanza Atlantica, frontiera del blocco occidentale con la Russia, è da sempre il palcoscenico del lavoro britannico in quello che per Londra rimarrà sempre il “continente”.

La conferma di questo impegno della Gran Bretagna nel panorama europeo, in particolare appunto sul fronte orientale, è arrivata in questi giorni con la fine della missione della Royal Air Force in Estonia. Per quattro mesi, il personale della Raf ha guidato le operazioni di “air policing” sui cieli del Paese baltico, in larga parte per fronteggiare e monitorare eventuali voli di aerei russi considerati eccessivamente a rischio. E i numeri della missione Nato dei piloti britannici sono eloquenti. Come riporta Agenzia Nova, sono 50 gli aerei intercettati in quattro mesi e 500 le ore in volo dei piloti di Sua Maestà. Un impegno sottolineato anche dal segretario alla Difesa Ben Wallace, colui che secondo molti era uno dei papabili per il posto di Jens Stoltenberg alla guida della Nato. Per il capo della Difesa britannica, il lavoro dei caccia del Regno sarebbe stato un chiaro messaggio al presidente russo Vladimir Putin. Un’immagine concreta delle modalità con cui tutto il blocco euroamericano difendeva “ogni centimetro dell’Alleanza”, come è stato spesso sottolineato anche dal presidente Usa Joe Biden.

Per Londra, quello dell’air policing è solo uno dei settori in cui ha mostrato il suo fronte interesse per il cosiddetto fianco est. E l’Estonia, in questo senso, si è trasformata nel vero e proprio avamposto britannico ai confini della Nato. Durante il summit di Madrid dell’anno scorso, lo stesso Wallace aveva annunciato l’invio di ulteriori mille uomini proprio nelle basi baltiche per dimostrare il più ampio sostegno del Paese nei confronti dei partner dell’Europa nord-orientale. Inoltre, la Gran Bretagna svolge e ha svolto in più occasioni esercitazioni congiunte con le forze estoni e degli altri partner Nato nel Paese, e specialmente dall’inizio della guerra russo-ucraina sono stati aumentati anche i dispositivi di carri armati (anche Challenger 2) e mezzi blindati.

Se l’Estonia è il Paese che ha visto un più elevato tasso di impegno diretto da parte di Londra, questo non significa che le forze britanniche non abbiano aumentato il loro contributo anche altrove. A questo proposito, basti ricordare che a marzo di quest’anno il principe William, l’erede al trono di casa Windsor, si è recato in visita nel Paese dell’Europa orientale per incontrare gli uomini della Terza Brigata di Difesa Territoriale Subcarpatica a Rzeszow insieme al vice primo ministro polacco Mariusz Blaszczak. In quell’occasione, lo stesso governo di Varsavia ha ricordato la presenza di 400 uomini delle forze armate di Londra nelle basi a sud-est: Rzeszow, Zamosc e Lublino. Un impegno che non è partito dall’inizio della guerra in Ucraina, ma da prima, cioè da quando la Polonia lanciò l’allarme per quanto accadeva ai confini con la Bielorussia. In quell’occasione, il Regno Unito inviò un reparto di genieri per il rafforzamento del confine e l’anno successivo fu schierato il sistema di difesa aerea britannico Sky Sabre.

Il coinvolgimento diretto dei governi inglesi in uno scacchiere come quello dell’Europa orientale è del resto frutto di una tradizionale politica di Londra fondata su una ferma contrapposizione alla Russia. La linea dell’intransigenza contro il Cremlino si è rafforzata soprattutto negli ultimi anni, complici anche le numerose attività di spionaggio e controspionaggio balzate agli onori della cronaca anche per omicidi o tentativi di omicidi eccellenti, ma anche continui duelli nei cieli e nei mari tra unità russe e unità britanniche. Dai mari del nord fino al Baltico, passando per Mar Nero e anche Mediterraneo orientale, sono stati molti gli episodi che hanno visto aerei di Mosca e di Londra – come le navi – ritrovarsi faccia a faccia. Un duello che in molti casi è sembrato riportare le lancette del tempo all’epoca della Guerra Fredda, quando i mezzi sovietici e quelli britannici erano protagonisti soprattutto dell’Atlantico. La conferma di questo rapporto sempre più distante tra le due potenze, “colleghe” del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è stato anche reso evidente dall’arrivo di oligarchi russi e dissidenti in particolare a Londra, tanto che qualcuno, specie negli anni passati, aveva parlato di Londongrad. Uno scontro non solo strategico, ma a volte oltre che politico anche culturale, che ha fatto sì che il rapporto tra Regno Unito e Russia sia apparso anche più teso di quello di Russia e Stati Uniti,, al punto che i servizi britannici e la Difesa di Sua Maestà sono apparsi i veri falchi della Nato insieme ai baltici. Proprio i Paesi dove l’impegno militare di Londra si è fatto più palese.

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