L’indiscrezione di un viaggio in Russia di Kim Jong Un, il silenzio assenso di Mosca sulla trasferta del presidente nordcoreano e l’ipotesi, clamorosa, di esercitazioni militari congiunte tra Cina, Corea del Nord e Federazione Russa.

Sta silenziosamente prendendo forma il triangolo della morte asiatico che minaccia di imbrigliare gli Stati Uniti nei suoi due fronti più caldi in agenda: l’Indo-Pacifico, dove l’amministrazione Biden sta cercando di rafforzare la cooperazione con i partner locali nel tentativo di contenere l’ascesa di Pechino, e la guerra in Ucraina, teatro sempre più secondario per Washington ma che sta drenando non trascurabili risorse economiche e belliche.

Nel caso in cui i tre vertici dovessero collegarsi, gli Usa potrebbero essere costretti a rivedere strategie e tattiche ucraine, considerando che Kim potrebbe consegnare al Cremlino nuovi armamenti, e, soprattutto, a mantenere i riflettori puntati sulla regione asiatica. Ma non più illuminando solo due nemici, Cina e Corea del Nord, bensì anche su un terzo, la Russia, pronta a calarsi nella dimensione estremo orientale per pungolare lo Us Indo-Pacific Command, il Comando unificato delle forze armate degli Stati Uniti, responsabile per l’area dell’oceano Pacifico e gran parte dell’oceano Indiano.



Il viaggio di Kim in Russia

È stato il New York Times a diffondere la notizia secondo cui Kim prevederebbe di recarsi in Russia questo mese per incontrare Vladimir Putin e discutere con lui la possibilità di fornire al Cremlino più armi per condurre la guerra in Ucraina e di instaurare forme di cooperazione militare tra Pyongyang e Mosca.

Da quanto emerso, il leader nordcoreano lascerebbe Pyongyang, la capitale della Corea del Nord, per dirigersi a Vladivostok, sulla costa pacifica della Russia, probabilmente a bordo del suo treno blindato. Pare che i due presidenti possano incontrarsi nel campus dell’Università Federale dell’Estremo Oriente, nella citata Vladivostok, per partecipare all’Eastern Economic Forum, in programma dal 10 al 13 settembre (il 9 settembre Pyongyang celebra l’anniversario della sua fondazione). Kim dovrebbe visitare anche il molo 33, dove attraccano le navi della flotta russa del Pacifico, e il cosmodromo di Vostochny, un centro di lancio spaziale che, nell’aprile 2022, è stato il teatro di incontro tra Putin e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko. “No, non possiamo confermarlo. Non abbiamo niente da dirvi in merito”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano di confermare il dossier del NYT.

La Casa Bianca, intanto, citando informazioni di intelligence declassificate ha avvertito che Putin e Kim si sarebbero scambiati lettere discutendo di un possibile accordo sulle armi. Da quanto emerso, Putin vorrebbe che Kim inviasse alla Russia proiettili di artiglieria e missili anticarro, mentre Kim vorrebbe che Mosca fornisse alla Corea del Nord tecnologia avanzata per satelliti e sottomarini a propulsione nucleare, oltre che aiuti alimentari.

Alla fine di agosto, una delegazione di circa 20 funzionari nordcoreani, tra cui alcuni che sovrintendono ai protocolli di sicurezza per la leadership, avrebbe viaggiato, in treno, da Pyongyang a Vladivostok, per poi volare a Mosca. Il loro viaggio, ritenuto una spedizione di pianificazione, sarebbe durato una decina di giorni, a conferma che Kim sarebbe seriamente intenzionato ad incontrare Putin. Come aveva già fatto, del resto, nel 2019, visitando per la prima volta la Russia e arrivando proprio a Vladivostok con il suo treno blindato personale.



L’ “amicizia senza limiti” tra Putin e Xi

Se uno dei tre lati del triangolo della morte coincide con l’asse Putin-Kim, che a quanto pare si starebbe consolidando sempre di più, la base dell’intera costruzione geometrica chiama in causa il rapporto tra lo stesso Putin e Xi Jinping.

Sul rapporto di partnership tra Russia e Cina InsideOver ha scritto più approfondimenti. Al netto di qualche divergenza geopolitica di fondo (ad esempio in ambito territoriale, come conferma la recente pubblicazione cinese della “mappa della discordia”), al Cremlino e al Partito comunista cinese fa comodo spalleggiarsi a vicenda. Con più moderazione da parte cinese, visto che Pechino ha fatto di tutto per non esser coinvolta nel conflitto ucraino, e che il gigante asiatico non intende né subire sanzioni occidentali né sacrificare i mercati del ricco Occidente, come invece è stata costretta a fare la Russia.

Certo è che Mosca ha portato la discussione con Xi sull’unico piano capace di mettere d’accordo entrambi: quello militare. Putin ha avviato una partita geopolitica nello scacchiere estremo orientale, proponendo esercitazioni e manovre militari molto spesso a braccetto con la Cina. È successo nelle aree costiere dell’Estremo Oriente, compresa una parte dei cosiddetti Territori del Nord, contesi con il Giappone, e pure nei pressi di Taiwan, dove navi da guerra russe sono state avvistate non distanti dall’isola.

Il terzo asse: Kim-Xi

Arriviamo così all’asse tra Xi e Kim. Cina e Corea del Nord sono formalmente Paesi alleati, avvicinati da un patto originario dei tempi della Guerra Fredda che continua ad essere in vigore: il Trattato di mutuo soccorso e cooperazione sino-coreano, rinnovato il 7 luglio 2021, in occasione del 60esimo anniversario della firma, avvenuta nel 1961.

Il secondo articolo del trattato recita parole emblematiche: “Le Parti contraenti si impegnano congiuntamente ad adottare tutte le misure per prevenire un’aggressione contro una delle Parti contraenti da parte di qualsiasi Stato. Nel caso in cui una delle Parti contraenti dovesse essere oggetto dell’attacco armato da parte di uno o più Stati, ed essere coinvolta in uno stato di guerra, l’altra Parte contraente le fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione”. Oggi siamo in un altro periodo storico, ma i rapporti sino-nordcoreani potrebbero essere rivitalizzati partendo da qui.

Poche settimane fa, la Cina ha inviato un messaggio alla Corea del Nord. Xi Jinping ha detto a Kim Jong Un che i due Paesi dovrebbero intensificare la comunicazione tra le crescenti tensioni nella penisola coreana. “Le situazioni internazionali e regionali stanno ora cambiando seriamente e in modo complicato”, ha detto Xi a Kim, secondo la Korean Central News Agency. Il presidente cinese si è detto disposto a rafforzare la “comunicazione strategica” con il Nord, guidare congiuntamente “la direzione dello sviluppo delle relazioni Cina-Corea del Nord e promuovere la “cooperazione amichevole tra le due parti” per condurla ad un “livello superiore”.

Il “triangolo della morte” che prende forma

Il segnale più evidente del consolidamento del triangolo Cina-Russia-Corea del Nord potrebbe però arrivare dalla decisione dei tre attori di effettuare esercitazioni militari congiunte. Questa ipotesi è stata esplicitamente ventilata dal ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu: “Perché no, questi sono i nostri vicini. C’è un vecchio detto russo: non si scelgono i propri vicini ed è meglio vivere con i propri vicini in pace e armonia”.

Dal 2006 la Corea del Nord ha condotto sei test nucleari e ha testato diversi missili negli ultimi anni, ma raramente organizza esercitazioni militari con i suoi vicini. L’agenzia di intelligence sudcoreana aveva precedentemente riferito che Shoigu aveva proposto a Kim un’esercitazione navale, insieme alla Cina.

Ricordiamo che Shoigu si era recato in visita a Pyongyang dal 25 al 27 luglio per il 70esimo anniversario della fine della Guerra di Corea (1950-53). Insieme a Kim, aveva partecipato a una mostra all’expo sulla difesa in cui erano stati esposti e presentati i missili balistici made in Dprk. Adesso il triangolo tra Kim, Putin e Xi potrebbe veramente prendere forma.

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