Né satellite della Russia come desiderato da Vladimir Putin ma nemmeno lasciata a sé stessa dopo che Emmanuel Macron ha avvertito circa i tempi lunghi che serviranno per ammetterla nell’Unione Europea: l’Ucraina secondo Boris Johnson dovrà essere legata a Londra e al Regno Unito e, per interposta alleanza, ai Paesi dell’Europa Orientale maggiormente vicini al blocco atlantico.

Atlantismo ferreo, sostegno al liberismo economico e decisa spinta alla sconfitta russa e al contenimento di Mosca: questo l’identikit dei Paesi che Johnson vorrebbe attrarre in un nuovo pivot economico, politico e diplomatico in Europa orientale. Un cuneo a Est dell’Unione Europea capace di rappresentare una pistola puntata contro Mosca, certificandone il contenimento. Federio Fubini del Corriere della Sera ha sottolineato che al Forum di Davos si è discusso molto, nelle bouvette, di questo piano cui Jonhson starebbe lavorando per costruire “un nuovo sistema di alleanze politiche, economiche e militari – alternativo all’Unione europea – che raccolga Paesi accomunati dalla diffidenza verso Bruxelles e anche verso la risposta della Germania all’aggressione militare russa”.

Il premier “ha presentato la sua idea per la prima volta a Volodymyr Zelensky quando il presidente ucraino lo ha accolto a Kiev il 9 aprile scorso”. I Paesi destinatari dell’offerta? L’Ucraina, ovviamente, ma anche Estonia, Lettonia e Lituaniabastioni baltici della Nato. E, nonostante le visioni diverse in politica economica del suo governo, la fondamentale Polonia, che vede nella Russia il nemico numero uno. Un vero e proprio Commonwealth europeo studiato per prendere più piccioni con una fava.

In primo luogo, per proiettare l’influenza del Regno Unito nel cuore dell’Europa orientale; in secondo luogo per rafforzare Londra di fronte all’Unione Europea, creando tanto un meccanismo complementare ad essa quanto una quinta colonna di Paesi membri che possano evitare ogni tentativo di ricongiungimento alla Russia. Terzo punto chiave è il desiderio di conquistare Kiev alla causa occidentale rompendo l’impasse europea. Zelensky aspetta il prossimo Consiglio europeo, ma le speranze di vedersi ammessi nell’Ue in tempi brevi per Kiev stanno scemando, dato che molti sono i problemi da risolvere, indipendentemente dalla guerra.

Nell’ottica di Johnson, infine, c’è il malcelato sogno di coinvolgere un ultimo attore, la Turchia, per fungere da definitivo perno di una struttura in grado di esercitare pressione nella regione del Mar Nero e dell’Europa orientale tagliando fuori coloro che desiderano, in futuro, il ricongiungimento eurorusso. Non a caso proprio oggi Liz Truss, ministro degli Esteri di BoJo, ha ammonito l’Europa a non cercare l’appeasment con Putin.

Nelle intenzioni di Johnson la somma tra il suo “Commonwealth Europeo” e l’Alleanza Atlantica sarebbe naturale. E consentirebbe a Londra una proiezione oggi garantita anche dalla Joint Expeditionary Force, perno militare tra Londra e gli Stati dell’area baltica e del Nord (sia Nato che non Nato) che avvicina il Regno Unito a Stati come Finlandia e Svezia. La Jef è un’alleanza per la creazione di una forza d’intervento rapido sotto il controllo britannico in grado di applicare politiche di deterrenza che il Regno Unito può mobilitare in tempi rapidi chiedendo agli alleati unità di terra, mare e aria.

Fubini rileva nel dinamismo di Johnson la scoperta dell’esistenza di una ” linea di frattura che ormai esiste veramente sul continente europeo: quello fra i Paesi che stanno aiutando l’Ucraina con più decisione – Regno Unito e Polonia su tutti – e quelli che lo fanno in modo più cinico e esitante”. Ma del resto questa differenza è frutto della diversa sensibilità politica. Viene fuori che Londra, per interposta visione americana, ha obiettivi strategici divergenti rispetto all’Ue. L’Ucraina serve al Regno Unito, possibilmente vittoriosa in guerra, per ricacciare a Est la Russia, evitare il compattamento euroasiatico, bloccare la nascita di egemonie europee o sinergie come la GeRussia tramontata per la guerra orientale. Il vecchio obiettivo di Londra da Napoleone in avanti: divide et impera ieri, divide e basta oggi. Paesi come Germania, Francia e Italia non possono permettersi questa situazione di rottura totale. Le diverse strategie per la guerra rivelano le diverse strategie per la pace. E Johnson ne è ben conscio, scegliendo di puntare su quei Paesi che, giocoforza, saranno in futuro in polemica con Bruxelles per le linee restie sullo zelo antirusso.