Il Giappone ha deciso di bruciare le tappe acquistando centinaia di missili da crociera Tomahawk di fabbricazione statunitense a partire dal 2025, e cioè con un anno d’anticipo rispetto alla tabella di marcia prefissata. L’annuncio è arrivato, lo scorso 4 ottobre, direttamente dalla bocca del ministro della Difesa nipponico, Kihara Minoru, all’indomani di un incontro di quasi un ‘ora avuto con il suo omologo Usa, Lloyd Austin, al Pentagono.

“Alla luce del contesto di sicurezza sempre più grave abbiamo stabilito che è necessario portare avanti gli sforzi per costruire capacità di difesa a distanza”, ha dichiarato Kihara, appena diventato ministro (13 settembre) in seguito al rimpasto di governo attuato dal primo ministro giapponese Kishida Fumio. Chi o che cosa ha spinto Tokyo ad accelerare i tempi?

Secondo The Diplomat, la causa sarebbe da ricercare nel crescente rischio di un’emergenza nello Stretto di Taiwan. Ricordiamo che gli Stati Uniti ipotizzano che la Cina possa lanciare un’offensiva contro l’isola entro il 2027.

In un primo momento, il Giappone prevedeva di acquistare 400 missili Block V, l’ultima versione del Tomahawk, tra il 2026 e il 2027, da equipaggiare sulle cacciatorpediniere dotati di Aegis in dotazione alle Japan Maritime Self-Defense Force (Jmsdf). Kihara e Austin hanno tuttavia pensato bene di anticipare il periodo di acquisizione. Una mossa, questa, che comporterà la sostituzione della metà di questi missili con il Block IV, una versione precedente del citato Tomahawk.

I missili del Giappone

In un simile scenario, ha aggiunto Asia Times, il Giappone prevede di costuire più strutture di stoccaggio missilistico al fine di dare forma ad un nutrito arsenale di contrattacco di missili a lungo raggio da attuare, in caso di necessità, contro Cina e Corea del Nord. Le crescenti minacce rappresentate da questi due Paesi hanno spinto il governo giapponese ad immaginare un enorme arsenale missilistico con capacità di contrattacco.

L’agenzia giapponese Kyodo News ha fatto sapere che Tokyo intende concretizzare questo pensiero a partire dal 2024, al fine aggiungere 130 siti strategici ai circa 1.400 già esistenti. A quanto pare, i depositi saranno situati in nove strutture delle Forze di autodifesa terrestre giapponesi (Jgsfd) nelle prefetture di Hokkaido, Miyazaki, Kagoshima e Okinawa. Pare che il ministero della Difesa abbia richiesto lo stanziamento di 12,4 miliardi di yen (84 milioni di dollari).

Questi fondi, nello specifico, serviranno a costruire depositi in sei strutture a Hokkaido, due depositi in una base a Miyazaki, cinque in un campo di addestramento a Okinawa e per acquistare un terreno per edificare altri tre depositi in una base a Kagoshima.

Minacce e contrattacco

La Cina dispone di 1.900 missili balistici a raggio intermedio (Irbm) lanciati da terra e di 300 da crociera a raggio intermedio che possono colpire il Giappone. La Corea del Nord ha invece in dotazione centinaia di missili balistici capaci di centrare Tokyo e dintorni. Sia Pechino che Pyongyang hanno anche sviluppato missili ipersonici che potrebbero potenzialmente eludere gli attuali sistemi di difesa nipponici.

In risposta a tali minacce, il Japan Times ha fatto sapere che il Giappone prevede di aggiornare tutti gli otto dei suoi cacciatorpediniere Aegis entro l’anno fiscale 2027 per installare missili da crociera Tomahawk di fabbricazione statunitense. Oltre ad acquistare i missili Tomahawk statunitensi, il Giappone mirerebbe a produrre internamente razzi a lungo raggio, intendendo schierare almeno 1.000 missili da crociera a lungo raggio per migliorare le sue capacità di contrattacco contro la Cina.

Due piccoli particolari da non sottovalutare: 1) gli Usa auspicherebbero che il Giappone possieda i Tomahawk per conto proprio; 2) l’approvvigionamento giapponese di tali missili richiederà l’approvazione del Congresso Usa.  

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