Nella giornata di mercoledì 28 giugno in Polonia sono arrivati i primi quattordici carri americani Abrams che armeranno le forze corazzate di Varsavia nel contesto della più importante espansione militare del Paese dalla caduta del comunismo ad oggi.

Mariusz Blaszczak, ministro della Difesa del premier Mateusz Morawiecki, ha accolto simbolicamente i blindati a stelle e strisce arrivati via nave al terminal portuale baltico di Świnoujście, porta d’accesso dell’armamentario americano nel Paese centroeuropeo. Come ricorda News from Poland, principale portale d’informazione sul Paese in lingua inglese, la consegna del primo lotto è il primo passo verso una radicale rivoluzione delle forze armate di Varsavia e mette a terra un processo che è stato avviato da due anni: “Nel luglio 2021, la Polonia ha annunciato l’acquisto di 250 degli ultimi carri armati M1A2 Abrams per 4,7 miliardi di dollari” per aumentare i deterrenti polacchi contro l’assertività russa in Est Europa.

Dopo che Mosca ha aggredito l’Ucraina nel febbraio 2022, per sopperire lo svuotamento degli arsenali imposto dalle massicce donazioni di vecchi T-72 sovietici a Kiev (240 unità in tutto) la Polonia “ha completato l’acquisto aggiuntivo di 116 carri armati Abrams usati e attrezzature di accompagnamento in un contratto del valore di 1,4 miliardi di dollari“.

Tutto questo si inserisce nel piano di Varsavia, esplicitato più volte da Blaszczak, Morawiecki e dal presidente Andrzej Duda, tutti e tre esponenti del partito catto-conservatore Diritto e Giustizia (PiS), di fare della Polonia il Paese europeo con il più solido, ampio e competitivo esercito di terra in ambito Nato.



Varsavia vuole portare al 4% del Pil le sue spese militari. E vuole in prospettiva fare degli Abrams, 42 ulteriori unità dei quali sono in arrivo nel 2024, il fiore all’occhiello di una possibile forza deterrente anti-russa. E soprattutto una punta di lancia dell’Alleanza Atlantica in un contesto in cui a Washington e al suo primo alleato europeo, il Regno Unito, serviranno forze militari consolidate per fungere da “deterrente” contro qualsiasi scostamento di linea politica all’interno della Nato. Una Polonia forte è un avvertimento a Mosca. Ma anche, se non soprattutto, alla Germania, il cui riarmo vuole dalla Nato a guida americana essere indirizzato verso fini strategici comuni e non verso un gradiente di autonomia europea inviso a Washington, Londra e Varsavia.

Del resto, la corsa al riarmo della Polonia non finisce qui. I T-72 e gli altri armamenti sovietici saranno sostituiti nell’arsenale di Varsavia dagli Abrams e da un altro fiore all’occhiello dell’industria militare del sistema filo-occidentale, i tank prodotti in Corea del Sud che dalle parti della Vistola si tratta per acquistare e in futuro produrre su licenza. Ampliando al fronte industriale l’espansione delle spese militari. I carri K2, arrivati tra fine 2022 e inizio 2023 in Polonia, saranno prodotti nel Paese a partire dal 2026 in seguito a un piano di trasferimento tecnologico che porterà il Paese a produrre 800 unità nelle sue officine nazionali.

Gli Abrams al centro, i K2 coreani a fare da sponda e una linea strategica fortemente assertiva: la grande strategia polacca è servita. Alla fine del decennio l’obiettivo di Varsavia è avere la terza forza corazzata della Nato per volume dopo quella americana e turca e la seconda per valore in battaglia dopo quella a stelle e strisce. Un obiettivo ambizioso su cui, peraltro, si impegna una grande dotazione di risorse economiche. Il cui dividendo politico è tutto da determinare, in termini di effettiva sicurezza piuttosto che di instabilità da corsa al riarmo. Ma che ad oggi rappresenta la dinamica principale incentivata dalla guerra russo-ucraina nell’Europa centrale.

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