Gli Stati Uniti intendono rinforzare la loro presenza navale in Europa meridionale inviando due cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke a Rota, in Spagna, come annunciato martedì dalla Casa Bianca.
La decisione è stata presa in concomitanza col vertice Nato di Madrid e, come affermato dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, permetterà di implementare la presenza degli Usa e dell’Alleanza in tutti i domini marittimi rilevanti dell’area euro-atlantica.
Non sono stati resi noti i nomi delle unità che salperanno per Rota, andando ad unirsi ai quattro cacciatorpediniere già presenti nel porto spagnolo: l’Uss Ross (Ddg-71), l’Uss Roosevelt (Ddg-80), l’Uss Porter (Ddg-78) e l’Uss Arleigh Burke (Ddg-51) che fanno parte della Forward Deployed Naval Force-Europe.
Prende così corpo una possibilità che era stata ventilata già due anni fa, quando a marzo 2020 siamo venuti a sapere che il Pentagono stava spingendo perché la forza complessiva di cacciatorpediniere basata in Spagna fosse composta da sei unità. Nonostante le perplessità di alcuni ufficiali superiori della U.S. Navy, legate alla disponibilità delle navi per far parte dei Carrier Strike Group, l’idea aveva trovato l’appoggio del comitato per i servizi armati del Senato Usa. La richiesta, a ben vedere, era arrivata direttamente dal comandante in capo delle forze Nato in Europa, il generale Tod Wolters, che riteneva che due unità in più avrebbero potuto potenziare l’attività di sorveglianza, comando e controllo nel teatro del Mediterraneo.
La missione primaria degli Arleigh Burke nel Mediterraneo, così come nella Sesta Flotta in generale, è la difesa antimissili balistici. Il sistema Aegis imbarcato sulle unità, infatti, permette di intercettare i missili balistici a raggio medio e intermedio usando i missili “Standard” SM-3 Block 1B, 1A, e ha anche qualche possibilità di colpire quelli intercontinentali (Icbm) grazie alla versione 2A.
Nel 2010 l’Alleanza Atlantica decide di sviluppare una capacità Bmd (Ballistic Missile Defense) territoriale per perseguire il compito principale della Nato di difesa collettiva. La Nato Bmd si basa su contributi nazionali volontari, compresi intercettori e sensori finanziati a livello nazionale e accordi di hosting. Gli Stati Uniti contribuiscono alla Bmd attraverso l’European Phased Adaptive Approach (Epaa). La Turchia ospita un radar di avvistamento statunitense tipo AN/TPY-2 a Kürecik, in Romania invece esiste un sito americano del sistema Aegis Ashore, derivato da quello navale imbarcato sui cacciatorpediniere, presso la base di Deveselu mentre un secondo è situato in Polonia presso la base di Redzikowo. Sempre nel contesto dell’Epaa, in Spagna, oltre agli Arleigh Burke, è presente un radar di scoperta e tracciamento che si integra nella catena di avvistamento situata alle Hawaii, in Alaska (Clear Afb), in California ( Beale Afb), a Capo Cod, a Thule (Groenlandia), in Israele, in Qatar, a Shariki e Kyogamisaki (Giappone) e nell’isola Shemya (Aleutine). In Germania, a Ramstein, è situato invece il centro di comando.
Questo dispositivo, insieme alle infrastrutture militari che ospitano la presenza navale statunitense in Europa, è stato rinforzato a partire dal 2014 tramite l’European Deterrence Initiative, un vasto programma statunitense inteso a rafforzare la propria presenza in tutto il continente dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
Tornando al futuro schieramento navale statunitense, basare sei cacciatorpediniere a Rota significherà una maggiore capacità di effettuare missioni di deterrenza contro la Russia, specialmente nel Mar Nero, grazie alla possibilità di sfruttare meglio la turnazione delle unità navali. La mossa rappresenta anche un segnale di sostegno all’Europa, e una maggiore attenzione verso il “Fronte sud”, anche se, come sappiamo, l’attenzione dell’Alleanza si è forzatamente spostata – purtroppo – ancora verso quello orientale.
L’annuncio dell’amministrazione Biden arriva quando l’invasione russa dell’Ucraina entra nel suo quinto mese e gli Usa, già diverse settimane prima dell’invasione, avevano inviato in Europa quattro cacciatorpediniere con sede sulla costa orientale facenti parte del nuovo comando in seno alla Seconda Flotta – Task Group Greyhound. A dicembre il Csg della portaerei Harry Truman è passato sotto il comando Nato ed è stato prolungato il suo periodo di presenza in zona di operazioni nel Mediterraneo.
Recentemente, invece, la Casa Bianca ha reso noto il nuovo schieramento di forze statunitensi in Europa, nel quadro dell’aumento della presenza sul fronte orientale (si parla di 300mila effettivi a fronte degli attuali 40mila), che vedrà la nascita di un quartier generale permanente del Quinto Corpo d’Armata Usa in Polonia, l’arrivo di una nuova Brigata in Romania (3mila soldati), il dispiegamento di due gruppi di F-35 nel Regno Unito, il potenziamento delle forze terrestri su base rotazionale nella regione baltica, i già citati due nuovi cacciatorpediniere in Spagna e l’implementazione della difesa aerea insieme ad “altre capacità” non meglio specificate in Germania e Italia.
Il nostro Paese, qualche giorno fa, ha emesso la direttiva “Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo” che individua le criticità nel Mare Nostrum, e della sua area estesa che va dal Golfo di Guinea sino al Persico, in cui si afferma a chiare lettere che “l’aggressione russa all’Ucraina, che porta comprensibilmente il nostro sguardo a Est conferisce tuttavia una rinnovata centralità al Mediterraneo, mare caldo d’Europa e Fianco Sud della Nato, avendo un’influenza significativa sulle sue dinamiche. In primo luogo, evidenzia la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico. Inoltre, minaccia di avere ripercussioni sul commercio mondiale delle derrate alimentari, con conseguenze particolarmente negative sulle realtà economicamente più fragili, a partire dall’Africa”.
Questo importante documento ribadisce l’importanza del Fronte Sud dell’Alleanza che non deve essere dimenticato ora che l’attenzione si è spostata nuovamente verso oriente a causa del conflitto, anche in considerazione dell’attività di Mosca in Africa Settentrionale e in quella Subsahariana.