“Chi siamo? Grazie per la domanda, perché voglio chiarirlo subito e sfatare qualche mito: noi piloti caccia siamo persone come le altre, ragazzi come gli altri. La differenza è che abbiamo votato la nostra vita a questo lavoro, una passione nata sin da quando eravamo piccoli”. A parlare non è uno qualunque. È il Comandante del IX Gruppo del 4° Stormo caccia dell’Aeronautica Militare, reparto che garantisce la difesa dello spazio aereo patrio e dell’Alleanza Atlantica. E’ un tenente colonnello, si chiama Pierangelo… e basta: al personale di volo e di terra è richiesta, oltreché perizia, anche un velo di anonimato. L’unico citabile per intero è il Comandante dello Stormo, colonnello Eros Zaniboni.
Poco più che quarantenne, Corso Aquila V dell’Accademia Aeronautica, Pierangelo comanda lo storico Gruppo fondato nel 1917, quando ancora l’Aeronautica non era nata e le squadriglie facevano parte del Servizio Aeronautico del Regio Esercito.
Sono loro, quelli del IX, gli eredi ed i custodi del cavallino rampante di Francesco Baracca, l’ufficiale di cavalleria transitato ai ranghi dell’aviazione, asso degli assi (34 abbattimenti), caduto sui cieli di Nervesa nel giugno 1918. E il cui “cavallino rampante” nero era omaggio al suo reparto di provenienza, il Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria (2°)” oggi “Piemonte Cavalleria (2°)”. “Cavallino rampante” oggi icona, anche, di un’ eccezionale ed elitaria automobile, orgoglio del made in Italy in tutto il mondo…
Gruppo e cavallino rampante: il richiamo alla cavalleria è forte, anche nel carattere.
Les chevaliers du ciel del 4° Stormo sono un po’ una realtà a parte: dinamica, un rapporto stretto e collaborativo con tutti i colleghi di tutti i gradi. Professionali e metodici, ma senza formalismi nel solco della tradizione del loro primo comandante, il Generale Amedeo d’Aosta quel “Duca di ferro” che, a chi lo chiamava Altezza, rispondeva: “1 metro e 95”.
Siamo immersi nell’ “aeronauticità” della sala relax (per piloti e non solo) dove i seggiolini eiettabili Martin Baker prendono il posto delle poltroncine.
“Non si butta via nulla – ricorda Emanuela, nostro Virgilio nella grande base toscana – i seggiolini vengono dalle vecchie glorie F104, fanno ancora il loro dovere e rendono l’ambiente più caratteristico”
Lo è davvero, circondati da serbatoi ausiliari, patch e modellini-ricordo di missioni cui ha partecipato il personale del Gruppo o doni fatti da chi è per il Gruppo è transitato. Dalla sala notiamo segnali particolari accompagnati da un rumore acuto.No, non il motore degli Eurofighter Typhoon (al quale da qualche ora siamo abituati), è una sirena. Ed accanto agli hangar si intravede gran movimento.
“E’ il decollo su allarme (o scramble, ndr)…” spiega il Comandante del IX.
Il movimento si fa più intenso. Gli Eurofighter con il cavallino rampante sulla coda escono dagli hangar e iniziano il rullaggio sulla pista.
Pare di essere all’aeroporto, quando i Boeing si allineano ed attendono dalla torre il segnale per il take off. Ma qui, le cose, si svolgono in tempi decisamente più stretti. Due caccia sono perfettamente allineati; poi, il rombo di motori tirati al massimo, la velocità di corsa che aumenta, i flap abbassati ed il muso che si solleva con l’aereo che, da dove ci troviamo, sembra quasi dritto rispetto al suolo. Il cielo esplode nel rombo della potentissima coppia di motori EJ200.
Una scena “epica”: pare di essere sul lift della portaerei con Pete “Maverick” Mitchell ed “Ice” Kazinsky che schizzano a bordo degli F14 Tomcat. Ma è bene fare i dovuti distinguo: l’F14 è ormai antiquariato, “Maverick” è della US Navy e, comunque, non ha nulla a che fare con i nostri “ragazzi normali”, decisamente più discreti del crapulone Mav e più impegnati: dalla Romania al Kuwait, dall’Islanda ai cieli nazionali.
“L’ordine di decollo – ci ha spiegato il Comandante dello Stormo, Colonnello Zaniboni – arriva dal CAOC di Torrejon, in Spagna (Combined Air Operations Centre di Torrejon, ndr), che ha competenza per la sezione meridionale dell’Alleanza Atlantica, compresa la Romania. Dal digital radar il CAOC individua ogni velivolo che si muova entro lo spazio aereo dei mebri NATO attivando, in caso di valutata minaccia, i dispositivi di allarme. Fra segnalazione ed effettivo decollo trascorre un tempo piuttosto ristretto”.
Lo scramble è una procedura piuttosto complessa che, solitamente, impegna una coppia di velivoli con i piloti d’allarme che, nel momento della ricezione, si trovano in turno di servizio.
Le prestazioni dell’Eurofighter (caccia di 4° generazione, costruito appena dopo la fine della Guerra fredda e ad oggi fra i migliori al mondo) consentono di coprire in pochi minuti la Penisola ed i paesi dell’Alleanza contigui all’Italia che si ‘appoggiano’ alle nostre forze per la difesa aerea, ad esempio la Slovenia.
Il IX Gruppo è strutturato in tre squadriglie: 96° Sq. “Le Vedette”, 97° Sq. “Asti Rasti” e 98° Sq. “Gamba di Ferro”. Quest’ultima è ulteriore richiamo alla tradizione militare italiana. “Gamba di Ferro” era infatti il soprannome della Medaglia d’Oro al Valor Militare colonnello pilota Ernesto Botto, asso con 5 vittorie, che ha perso la sua gamba durante le operazioni in Spagna e che ci ha quasi rimesso la pelle nel ’44 quando, da sottosegretario all’Aeronautica repubblicana, spinse affinché l’ANR restasse una forza aerea autonoma, votata alla sola difesa dei cieli italiani e non sottoposta ai comandi germanici.
Un’opposizione che lo rese inviso al Feldmaresciallo von Richtofen ed ai vertici tedeschi (e non era facile dire di no ai tedeschi al tempo) ma che fu essenziale perché la Forza Armata mantenesse intatte le sue credibilità ed autonomia.
Come in cavalleria, una volta terminata l’attività si torna alla scuderia/hangar. Ed il cavaliere/pilota, per quanto attento alla salute del suo “compagno”, non può fare a meno della perizia di una squadra di tecnici pronti. Ecco, i maniscalchi del binomio pilota-Eurofighter si chiamano MTM (Meccanici Tecnici Manutentori), figure indispensabili alla difesa aerea quanto chi va in volo.
Massimiliano, quarantenne, cura l’apparecchio assegnatogli con le attenzioni che si darebbero ad un figlio. Al fianco del pilota già dall’atterraggio, controlla lo stato dell’apparecchio, domandando se tutto sia andato bene; segue un check up completo, attento ai minimi particolari.
Lui ha cominciato anni fa, quando ancora gli MTM era formati alla Scuola di Caserta. Oggi la formazione di questa figura si fa a Viterbo, alla Scuola Marescialli Aeronautica Militare. Gli MTM sono infatti tutti sottufficiali che, dopo tre anni di studi, una laurea ed il conseguimento del grado di maresciallo, seguono un’ ulteriore corso di formazione tecnica a Cameri, per poi raggiungere i reparti di destinazione.
Balbo aveva ragione nel sostenere che “chi vola vale”. Ma chi sta a terra non è certo da meno: militari cui sono affidate macchine da milioni di euro. E che, se glie lo domandi, anche loro rispondono “siamo ragazzi normali, come tutti gli altri”.
___________________________________
(Fonte immagine di copertina: Aeronautica Militare)