Vladimir Putin teme come scenario geopolitico più problematico per la Russia un definitivo ingresso dell’Ucraina nell’orbita atlantica come membro a tutti gli effetti della Nato e dunque il confine diretto tra l’Alleanza e la Federazione, ma tale scenario va letto in parallelo all’eventualità che la stessa cosa accada sull’altro fronte di contatto con l’ingresso di un nuovo partner, la Finlandia.
Helsinki, dopo la Seconda guerra mondiale che l’ha vista dapprima aggredita dall’Unione Sovietica e in seguito alleata della Germania nella “guerra di continuazione”, ha scelto una linea fortemente neutralista per diversi decenni, conciliando sintonia con Mosca e buoni rapporti col blocco occidentale. Addirittura, l’intesa con l’Unione Sovietica era regolata da protocolli stringenti: con un Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza tecnica siglato nel 1948 il paese si impegnò a difendere il proprio territorio da un eventuale attacco da parte dell’allora Germania occidentale o di Paesi a essa alleati, e a difendere il territorio sovietico in caso di attacco attraverso la Finlandia stessa. Parallelamente, Helsinki ha garantito di non entrare in nessun tipo di alleanza diretta contro Mosca finche è durata l’Unione Sovietica.
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La giovane premier finlandese Sanna Marin ha però recentemente rilanciato l’idea che in futuro la Finlandia possa unirsi all’Alleanza Atlantica dopo aver criticato in sede europea le dure pressioni esercitate da Mosca sull’Ucraina. Rilanciando un tema di discussione attivo da tempo nella politica del Paese e che potrebbe creare conseguenze strategiche non indifferenti nell’area del Baltico e dell’Artico.
Finlandia-Nato, un dialogo costante
Assieme alla Svezia, Paese con solida tradizione militare e da tempo attenzionata dalla Nato, la Finlandia è il principale Paese dell’Unione europea a non essere ancora membro della Nato, anche se, soprattutto dopo l’ascesa al governo della Marin, ha intensificato il dialogo in tal senso: Helsinki partecipa attivamente alla politica di sicurezza e di difesa europea (Csdp) e mira a un suo rafforzamento, mentre la Marin nel 2021 ha sottoscritto l’appello di Angela Merkel per un rafforzamento dell’autonomia strategica e della sovranità tecnologica in ambito europeo.
La Finlandia, ufficialmente, si è sempre detta favorevole a una maggiore cooperazione tra Unione Europea e Nato in nome del multilateralismo e in tale ottica ha contribuito inviando truppe e personale civile alla International Security Assistance Force (Isaf) in Afghanistan nel 2002. In precedenza, ha inviato le proprie truppe con funzione di peacekeeping in Kosovo dal 1999 in sostegno alla missione Nato Kfor, ma è solo dopo l’apertura del duro contenzioso geopolitico tra Occidente e Russia negli ultimi anni che la sfera securitaria interna è tornata di primaria importanza.
Cosa cambierebbe con la Finlandia nella Nato?
Per la Finlandia l’ingresso nella Nato significherebbe un ampliamento del suo ruolo come attore regionale e un innalzamento del peso relativo del Paese nell’Unione europea, ma anche un potenziamento del suo raggio d’azione nel quadro della governance del Baltico, dell’esplorazione artica, della ricerca tecnologica e un volano per il rafforzamento della relazione bilaterale con un attore pivotale dell’Alleanza in Scandinavia, la confinante Norvegia. Al contempo, però per la nazione indipendente solo dal 1917 si tratterebbe di una svolta strategica inaudita, con l’ingresso in un’alleanza strutturata e si rischierebbe un duro pregiudizio nei rapporti con la Russia.
Come ricorda Pandora, infatti, “nella politica e nell’opinione pubblica finlandese prevale l’idea che un’adesione alla Nato possa essere vista come uno sgarbo da Mosca e che possa quindi peggiorare le relazioni fra i due Paesi, i quali tra l’altro intrattengono relazioni commerciali dal valore di diversi miliardi di euro”. Inoltre, per la politica economica tipica della Finlandia, Paese schierato con i rigoristi del Nord Europa e membro della Nuova lega anseatica guidata dall’Olanda il conformarsi all’obiettivo minimo di spesa in Difesa pari al 2% del Pil fissato dalla Nato, partendo dall’attuale 1,4%, comporterebbe una svolta in termini di spesa e investimenti difficile da ipotizzare in breve termine per uno dei Paesi “custodi” dell’austerità.
La visione della Russia
Mosca, dal canto suo, teme lo schieramento di truppe statunitensi o alleate in un Paese ritenuto, storicamente, un fianco coperto per la sua politica estera. L’ingresso della Finlandia nella Nato sarebbe necessaria premessa di un analogo ingresso della Svezia, rendendo di fatto il Baltico un territorio in cui la Russia si ritroverebbe in minoranza e segnalando l’apertura di una pressione strategica su Mosca anche nel teatro artico, ritenuto dal Cremlino di prioritaria pertinenza del Paese. Al contempo, il sostegno dei Paesi baltici ex sovietici all’ingresso filandese nella Nato spaventa Mosca per la convergenza che può creare a livello regionale, ma non c’è da escludere un’altra chiave di lettura.
Come riporta il Financial Times, la cerchia di potere del Cremlino ha grande rispetto per le capacità di dialogo della leadership finlandese, e se da un lato la giovane socialdemocratica Marin è guardata con attenzione dall’altro il presidente della Repubblica Sauli Niinisto, membro del Partito di Coalizione Nazionale di orientamento liberalconservatore, pur essendo un sostenitore dell’avvicinamento Finlandia alla Nato è anche ritenuto dagli analisti strategici “il leader europeo più rispettato da Putin”. Una Finlandia nella Nato, in quest’ottica, potrebbe anche essere vista, con un calcolo politico spregiudicato, come un fattore di annacquamento della posizione antirussa spesso strenuamente tenuta dai membri baltici ed esteuropei dell’Alleanza.
Il contesto geopolitico europeo è dunque in pieno movimento. E Paesi come la Finlandia tornano ad essere attori centrali in una fase di acuta volatilità delle relazioni internazionali. L’adesione alla Nato paventata dalla Marin non è detto si realizzi in tempi brevi, ma Helsinki ha voluto ricordare a Mosca, all’Europa, agli Usa la sua volontà di giocare un ruolo nelle partite per la sicurezza nazionale di domani e di non voler seguire necessariamente la slavina dei rapporti tra le potenze negli anni a venire. E come la Finlandia potrebbero agire molte altre nazioni in futuro.