Nuove immagini satellitari provenienti da fonti “aperte” hanno rivelato il sospetto sviluppo di una nuova base missilistica nei pressi di Haji Abad in Iran.

Secondo gli analisti dell’International Institute for Strategic Studies, si tratterebbe del primo sito destinato specificamente al lancio di missili balistici a combustibile solido. Le riprese da satellite della nuova base missilistica rivelano strutture che ricordano quelle svelate ufficialmente da Teheran nei mesi precedenti riguardanti installazioni similari. La struttura sotterranea di Haji Abad non è mai stata mostrata prima dall’Iran, ma sappiamo che tra il 2017 e il 2019 il sito è stato modificato con la costruzione di grandi strutture circolari cave, presumibilmente accessibili tramite tunnel sotterranei. Costituito da due gruppi di installazioni distinte, osservabili nettamente nelle immagini – quattro strutture sotto il livello del suolo e tre semi-incassate nel paesaggio – ciascuno presenta spazi interni di circa 20 metri di diametro, ed un gruppo sembra mostrare pareti esterne di almeno 5 metri di spessore.

Osservazioni datate dicembre 2019, rivelavano che queste sette strutture ospitavano, ciascuna, coppie di oggetti cilindrici misuranti circa 12 m di lunghezza con apparente, anche se alquanto limitato, mimetismo. Date le loro caratteristiche e il posizionamento in “silos” protetti, si potrebbe trattare di contenitori di lancio di missili balistici montati orizzontalmente.

Se effettivamente si tratta di canister per missili balistici, allora questi sono probabilmente a propellente solido: i vettori a propellente liquido devono essere riforniti di carburante appena prima del lancio e come tali devono essere prontamente accessibili. Se tutto fosse confermato si tratterebbe, pertanto, dei primi esisti dello sforzo iraniano per dismettere la tecnologia missilistica a propellente liquido, che, come già detto, ha la limitazione di avere un tempo di azione lungo (anche di ore) a causa della necessità di rifornimento da cisterne esterne.

Del resto le Irgc, che presiedono al programma missilistico iraniano come a quello atomico, stanno continuando a sviluppare la famiglia di missili Fateh (a propellente solido) a corto raggio. Nei 20 anni trascorsi dal primo test di volo dell’originale Fateh-110, sono emerse numerose varianti con diverse modifiche che ne hanno incrementato la portata. È possibile pertanto che lo sviluppo delle infrastrutture di Haji Abad sia volto a poter ospitare una variante della famiglia dei Fateh.

Una caratteristica comune della serie Fateh è che sono lanciati in diagonale piuttosto che verticalmente. Questo offre una spiegazione per il design open-top del sito di Haji Abad. Sebbene prevalentemente montati su rotaia e dispiegati da veicoli di lancio, l’uso di canister fornisce una migliore protezione generale per il missile e potrebbe aprire a ulteriori opzioni di schieramento. In effetti, recentemente sono emersi esempi di missili della serie Fateh lanciati a caldo (cioè dove l’accensione del motore si verifica all’interno del contenitore) da canister, mostrando l’apparente decisione di “seppellirli” nelle cosiddette “fattorie missilistiche”.

Sebbene Teheran non abbia reso pubblico il tipo di missili che potrebbero essere schierati da Haji Abad (potrebbe esserci un certo grado di intercambiabilità tra i tipi in uso nelle Irgc), la posizione e le caratteristiche specifiche del sito offrono alcuni suggerimenti.

La maggior parte dei missili Fateh hanno una portata stimata in 250-300 chilometri. Le varianti Raad-500 e Fateh-313 hanno invece un raggio d’azione di 500 chilometri (essendo costruiti con materiali più leggeri). Se le portate sono esatte significherebbe che uno di questi missili, lanciato dal sito in esame, potrebbe colpire solo parti degli Emirati Arabi Uniti e dell’Oman, supponendo che non siano schierati i vettori anti-nave Hormuz 1 o 2.

Bisogna anche considerare l’orografia del luogo. Se infatti i lanci fossero fatti in quella direzione ed effettuati obliquamente, sarebbero probabilmente ostacolati dai rilievi circostanti. Nelle immagini disponibili, i canister e le loro strutture di lancio sono rivolti a sud-ovest, tra i 238 e i 243 gradi. Non è chiaro se possono essere ruotati o se sono così schierati perché rispondono a una specifica preselezione di obiettivi

Un altro possibile candidato è il missile Zolfaghar, introdotto nel 2016. Studi sulle sue dimensioni suggeriscono che l’arma abbia una portata di 700 chilometri montando una testata da 350 chilogrammi (come sempre la portata è funzione anche del peso del carico utile). Il missile risulta essere relativamente preciso, utilizzando la navigazione inerziale e satellitare, come è stato dimostrato durante l’attacco di ritorsione del gennaio 2020 alla base aerea statunitense di Ayn al-Asad in Iraq, nonché negli attacchi alla Siria nel 2017. Il vettore denominato Dezful è stato introdotto nel 2019, e sembra avere lo stesso diametro e lunghezza dello Zolfaghar, ma secondo Teheran ha una gittata massima maggiore, che arriverebbe ai mille chilometri.

Un altro candidato, anche se forse meno probabile, il Qasem, mostrato per la prima volta nell’agosto 2020. Il missile, dal nome del defunto comandante della Forza Quds delle Irgc Qasem Soleimani, ha un diametro notevolmente maggiore (circa 900 millimetri) e un lunghezza stimata di 11 metri. Questo fa pensare che la sua portata sia più grande, sebbene il valore dichiarato, di 1400 chilometri, sembri eccessivo.

Che siano pubblicamente rivelate o no, le basi sotterranee per missili (balistici o da crociera) dell’Iran ci svelano i progressi fatti dal regime degli Ayatollah per mettere in sicurezza quello che è l’unico vero deterrente militare in possesso. Questa necessità parte fondamentalmente da due considerazioni. La prima, già accennata, è quella relativa al carburante utilizzato dalla maggior parte dei sistemi missilistici iraniani. Una forza missilistica prevalentemente basata su vettori a propellente liquido, che come abbiamo visto richiede ore per la preparazione al lancio, è molto più vulnerabile ad un attacco nemico. I missili richiedono di restare in posizione di lancio per molto tempo, venendo così scoperti dalla ricognizione e dando una finestra temporale molto ampia all’avversario per poter organizzare un preemptive strike di neutralizzazione. La costruzione di basi sotterranee indurite, con “finestre” esterne per l’erezione e il lancio dei vettori, riduce notevolmente questo rischio.

Secondariamente l’Iran, anche per i sistemi a propellente solido, ha la necessità di ridurre la possibilità di neutralizzazione del suo arsenale da parte dei sempre più precisi – e penetranti – sistemi avversari. Ecco perché sfrutta l’orografia del Paese per poter mettere “più roccia possibile” tra una bomba altamente penetrante come la Mop e i suoi vettori missilistici.

Questa strategia però ha in sé dei rischi. Se il vettore può – relativamente – considerarsi al sicuro all’interno del bunker dentro la montagna, così non sono le sue piazzole di lancio, che possono essere facilmente neutralizzate. L’arsenale missilistico risulterebbe così comunque inutilizzabile pur essendo sopravvissuto ad un attacco.

Secondariamente la scelta di “bunkerizzare” la maggior parte dei vettori missilistici esclude a priori uno dei vantaggi migliori che hanno i sistemi di questo tipo: la mobilità.

Il pregio dei missili balistici a raggio medio e intermedio è proprio quello di poter essere montati su veicolo ruotati che, in caso di necessità, vengono dispersi sul territorio per rendere molto difficoltosa la loro individuazione e distruzione preventiva. In particolare, se pensiamo alla combinazione vettori a propellente solido/Tel (Transporter Erector Launcher), questa difficoltà aumenta notevolmente per via dei brevi tempi di lancio. Raccogliere la maggior parte dei sistemi missilistici in alcune installazioni sotterranee, sebbene ben protette, ne azzera la capacità di effettuare un attacco di sorpresa e possibilmente ne riduce quella di sopravvivenza/utilizzo in caso di attacco preventivo, come già detto.





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