L’Ucraina ha storicamente fatto affidamento su flotte di dimensioni ridotte e caratterizzate da un’elevata mobilità per condurre operazioni navali di tipo asimmetrico. I raid condotti dai cosacchi di Zaporizhzhia su Istanbul, all’epoca capitale dell’Impero Ottomano, hanno rappresentato il massimo esempio di tale modello operativo. A seguito del ripristino dell’indipendenza del paese, l’Ucraina è stata chiamata a gestire una linea costiera di 2.759 chilometri e una vasta zona economica esclusiva. La protezione del dominio marittimo risultava pertanto fondamentale per Kiev, tuttavia i vari governi ucraini non sono riusciti ad allineare le capacità della marina militare del paese ad una tale necessità, in virtù della forte negligenza a cui sono state soggette le forze armate dal 1991. Durante la prima invasione russa nel 2014 la Marina Militare è stata la branca delle forze armate maggiormente danneggiata, perdendo il 75% del proprio personale, il 70% delle proprie imbarcazioni e diverse basi essenziali nella Penisola di Crimea. A partire dal 2015 è quindi partito un processo volto alla ricostruzione di tale forza.

La rinascita della Marina ucraina

La dottrina militare ucraina del 2015 menzionò esplicitamente la necessità di difendere le zone costiere a rischio di operazioni anfibie. Tale concetto venne successivamente recepito dal Bollettino di Difesa Strategica del 2016, il quale includeva tra gli obiettivi operativi il rilancio delle capacità navali ucraine al fine di difendere il Mar Nero, il Mar d’Azov e i diritti di Kiev sulla propria Zona Economica Esclusiva. Nel dicembre 2018 è stata ufficialmente pubblicata la Strategia delle Forze Navali delle Forze Armate Ucraine 2035. Tale documento ha ribadito l’enorme importanza del dominio marittimo nell’ottica dell’Ucraina e ha soprattutto introdotto come obiettivo centrale la formazione di una marina agile ed innovativa, in grado di porre in essere manovre asimmetriche contro il nemico.

Durante la prima fase della modernizzazione della marina, le priorità sono risultate essere il miglioramento delle capacità A2/AD di quest’ultima tramite l’acquisizione di sistemi atti a svolgere al meglio compiti Intelligence Surveillance and Reconnaisance/MaritimeDomain Awareness (Isr/Mda), quali il radar Mineral-U e i droni Bayraktar TB2, anche in grado di eseguire azioni offensive e (Coastal Defense Cruise Missiles) (Cdmc) in grado di svolgere funzioni Sea Denial, quali i missili Neptune. 

I droni navali

Gli unmanned surface vehicle (Usv), meglio noti come “droni navali”, sono strumenti impiegati per lo svolgimento di una vasta gamma di funzioni, quali compiti legati all’oceanografia. Tali sistemi presentano però anche vantaggiose applicazioni militari, in particolare essi possono essere impiegati come loitering munitions (droni kamikaze). La strategia navale ucraina menzionava esplicitamente come l’avanzamento tecnologico stesse avendo come effetto la produzione di droni innovativi in grado di effettuare attacchi su ogni dominio, alludendo quindi indirettamente ai droni navali, altamente funzionali alla formazione da parte dell’Ucraina di una “mosquito fleet” altamente rapida e manovrabile.

La prima fase della battaglia del Mar Nero ha visto prevalere la strategia ucraina sulla negazione della libertà d’azione russa nel dominio marittimo tramite l’impiego di una strategia A2/AD. Le forze di Kiev dopo aver precluso il controllo dei cieli alla Federazione russa hanno affondato l’incrociatore russo Moskva, nave ammiraglia della Flotta del Mar Nero, obbligando quindi i vascelli di Mosca ad operare fuori dal loro raggio e isolando la posizione russa sull’isola dei Serpenti, liberata a seguito di costanti bombardamenti. A seguito del successo di tale strategia, la quale ha reso impossibile il blocco navale operato all’inizio del conflitto dalle forze russe, la Marina di Kiev ha adottato un approccio maggiormente offensivo nell’ambito della battaglia del Mar Nero, volto a colpire imbarcazioni e infrastrutture russe. 

I droni navali costituiscono un pilastro centrale di tale strategia, la loro importanza è stata rimarcata dall’avvio di una raccolta fondi specifica su U24, piattaforma per supportare l’esercito ucraino istituita dallo stesso Presidente Volodymyr Zelensky. Il primo impiego di tali sistemi si è avuto durante l’attacco alla Base Navale di Sebastopoli, il quale ha visto l’impiego congiuntoa di droni navali e Unmanned Aerial Vehicle (Uav). L’attacco ha costituito uno dei momenti più importanti della recente storia navale e ha ulteriormente ridotto l’attività della Flotta del Mar Ner russa. L’Ammiraglio Mike Studeman, direttore del National Maritime Intelligence-Integration Office, ha definito la battaglia del Mar Nero “largamente terminata”, in quanto la marina russa risulta in buona parte paralizzata entro le proprie basi, svolgendo quindi un ruolo assolutamente secondario. 

L’impiego dei droni navali da parte dell’Ucraina ha costituito una vera e propria rivoluzione nella guerra navale, mostrando gli enormi vantaggi di questi ultimi. Tali sistemi infatti non solo consentono di risparmiare personale militare che potrà essere impiegato per altre operazioni, ma presentano costi di costruzione, manutenzione e rifornimento nettamente inferiori rispetto alle imbarcazioni tradizionali. Al contempo i droni navali presentano anche un’elevatissima versatilità, potendo essere impiegati per lo svolgimento di una vasta gamma di operazioni e integrati con altri sistemi. L’Ucraina ha infatti impiegato tali sistemi con tanto con funzioni di Sea Denial, come nel caso dell’attacco alla nave russa Ivan Hurs nei pressi del Bosforo, quanto per eseguire veri e propri attacchi volti a disabilitare le capacità navali russe, come nel caso dell’attacco alla base di Sebastopoli. In ultima analisi la marina di Kiev ha anche impiegato i droni navali per attacchi a lungo raggio contro infrastrutture energetiche, il massimo esempio di tale operazione è statao rappresentato dall’attacco al terminal Sheskharis, nel porto russo di Novorrosyk. 

Il futuro di queste armi

In virtù del successo riscontrato durante la battaglia del Mar Nero, l’Ucraina ha investito ulteriormente nello sviluppo dei droni navali. Nel maggio 2023 le forze di Kiev hanno presentato la nuova classe di droni navali Toloka, sviluppata dalla Brave 1, tali sistemi presentano una forma molto simile ai siluri e sono in grado di navigare con la quasi totalità della propria massa sotto il livello dell’acqua, risultando quindi molto più difficili da intercettare rispetto a quelli tradizionali.

La classe Toloka presenta tre differenti tipologie di droni: il Toloka Tlk-50 risulta avere una dimensione di 2.5 metri, un raggio operativo di 100 km e un carico utile che va dai 20 ai 50 kg, il Tlk-400 misura invece dai 4 ai 6 metri, dispone di un raggio operativo di 1.200 km e di un carico utile di 500 kg, infine il Tlk-1000 arriva a misurare dai 4 ai 12 metri e presenta un raggio operativo di 2000 km, nonché un carico utile di 5000 kg. La prima categoria risulta quindi funzionale ad effettuare operazioni di Sea Denial a danno delle grosse imbarcazioni nemiche, mentre le successive due sono atte a disabilitare le capacità navali nemiche colpendo le imbarcazioni site nei porti, o infrastrutture strategiche ad elevata distanza.

Il conflitto russo-ucraino ha rappresentato il primo esempio di guerra convenzionale moderna, dove si è assistito all’intersezione tra l’ancora enorme valore di grandi masse di fanteria ed elevata produzione bellica, con l’applicazione delle più moderne tecnologie, quali software e droni di vario genere. La chiave della guerra moderna consisterà nell’integrare correttamente questi due elementi. L’integrazione di una tradizionale strategia A2/AD con il primo storico impiego dei droni navali da parte dell’Ucraina ha costituito la chiave per il successo strategico delle forze di Kiev durante la battaglia del Mar Nero. Tale strategia inciderà profondamente sulla futura condotta della guerra navale, nonché sulle politiche di procurement di altre nazioni. Di fronte alle operazioni navali ucraine, la Us Navy ha avviato un progetto volto a costruire una nave in grado di trasportare droni navali. Tali sistemi potrebbero rivelarsi altamente funzionali in una eventuale guerra nello Stretto di Taiwan, in quanto atti a limitare la libertà di movimento sul dominio marittimo delle forze cinesi, prevenendo quindi possibili sbarchi, o colpendo infrastrutture strategiche di Pechino situate sulla costa. Le guerre navali del futuro vedranno un crescente coinvolgimento di droni sempre più sofisticati e in grado di svolgere operazioni via via più complesse.

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