Il mutato quadro dello scenario di sicurezza internazionale ha convinto il governo olandese ad acquistare munizionamento per i suoi droni MQ-9 “Reaper”. La necessitĂ si era giĂ palesata nel 2022 quando venne diffuso un memorandum, ma solo ora il ministero della Difesa ha stabilito di procedere all’acquisto di munizioni per gli MQ-9, che quando erano stati acquistati, nel 2011, non erano armati.
In una nota diffusa dal dicastero alla Difesa olandese, si afferma che il velivolo “deve ora essere in grado di proteggere la sicurezza delle truppe”. Armare i Reaper (l’Olanda ne schiera attualmente 4 ma altri sono in arrivo) assicurerĂ l’aumento della flessibilitĂ di impiego di questo strumento bellico. L’obiettivo, per l’Olanda, è avere le prime munizioni pronte per il dispiegamento iniziale entro il 2025 e di completarlo nel 2028.
I nuovi Uav (Unmanned Aerial Vehicle), in arrivo nel 2026, non hanno bisogno di essere modificati per l’armamento mentre quelli attualmente in servizio dovranno essere modificati per trasportare l’armamento composto da bombe a caduta libera Gbu a guida laser (giĂ utilizzate sull’F-35) e missili aria-superficie “Hellfire” (usati sugli elicotteri da attacco “Apache”). Rispetto ai missili usati sugli “Apache”, gli “Hellfire” per i “Reaper” saranno di una versione piĂą recente.
La commessa olandese passerĂ , come da prassi, per l’approvazione del Foreign Military Sales della statunitense Dsca (Defense Security Cooperation Agency) e si parla di un progetto che vale tra i 100 e i 250 milioni di euro.

Attualmente sul sito della Dsca non c’è traccia dell’ordine olandese, ma è probabile che verrĂ aggiornato nelle prossime settimane, in compenso possiamo trovare altri sistemi d’arma made in Usa richiesti dall’Olanda: si tratta di ulteriori 72 missili aria-aria Aim-9X block II e 43 block II+ (maggio 2022) per un valore complessivo di 117 milioni di dollari; di 96 missili Mim-104E Guidance Enhanced Missile-Tactical “Patriot” per un costo totale stimato è 1,219 miliardi di dollari, ma soprattutto di 20 M-142 High Mobility Artillery Rocket System (Himars) con 39 razzi guidati tipo M30A2, 38 M31A2 ad alto potenziale esplosivo, 80 M57 Army Tactical Missile System (Atacms) insieme a 17 M1152A1 High Mobility Multipurpose Wheeled Vehicles (Hmmwv) per un valore di 670 milioni di dollari.
Anche Amsterdam si allinea ai nuovi scenari come fatto da Roma, decidendo di armare i propri Uav “Reaper”. A marzo 2022, infatti, avevamo ricordato che l’Aeronautica Militare Italiana prevedeva di acquistare armamento per i nostri “Predator B” come ventilato giĂ nel passato Dpp (Documento Programmatico Pluriennale) Difesa in cui era comparsa una voce per l’acquisizione di armamento per un valore di 168 milioni di euro, di cui una prima tranche di 59 verrĂ distribuita in un arco temporale di 7 anni, per i nostri droni, definendolo “ottenimento di livelli di sicurezza e protezione nell’ambito di missioni di scorta convogli, rendendo disponibile una flessibile capacitĂ di difesa esprimibile dall’aria” e introducendo “una nuova opzione di protezione sia diretta alle forze sul terreno che a vantaggio di dispositivi aerei durante operazioni ad elevata intensitĂ /valenza”.
Qualcosa che già si era richiesto, anni fa, quando nel 2015 la Dsca statunitense aveva approvato la possibile vendita all’Italia di armamento per gli Mq-9 insieme alle associate componenti, attrezzature e al supporto logistico per un costo stimato di 129,6 milioni di dollari.
L’allora governo italiano aveva richiesto di poter acquistare 156 missili Agm-114R2 “Hellfire II”; otto missili “Hellfire II” tipo M36-E8 Captive Air Training Missile; 30 bombe a guida laser Gbu-12, altrettante Gbu-38 Jdam; cinque missili fittizi Hellfire M34; 30 bombe a guida laser potenziate Gbu-49; altrettante Jdam laser Gbu-54; 26 rastrelliere per bombe; sei kit di armamento e installazione per MQ-9 e 13 lanciatori M-299 insieme a due suite elettroniche per test An/Awm-103 oltre all’addestramento/equipaggiamento, ai pezzi di ricambio e altre attrezzature di supporto.
Del resto avere a disposizione uno Uav in grado di trasportare armamento e non prevedere di utilizzarlo, significa privarsi di una capacitĂ essenziale in vista del peggiore degli scenari possibili, che va comunque preso in considerazione dato l’attuale panorama di insicurezza diffusa, e un sistema unmanned come un drone ha il pregio non indifferente di non mettere a rischio la vita di un pilota, che rappresenta l’assetto piĂą prezioso per un’aeronautica militare in quanto, al di lĂ del valore della vita umana, è frutto di anni di faticoso addestramento.
Si può discutere sull’aspetto etico dell’uso dei droni in combattimento, ma fintanto che ci saranno Paesi e potenze globali che non si fanno questi tipi di scrupoli e che dimostrano sempre piĂą di procedere verso un’automazione spinta dei sistemi d’arma al punto da considerare anche l’utilizzo di armi letali autonome a intelligenza artificiale (Laws – Lethal Autonomous Weapon System) senza il controllo ultimo dell’uomo, resterĂ sempre un dibattito puramente accademico, e perfino controproducente.