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Difesa /

La scorsa settimana lo Iai, l’Istituto di Affari Internazionali con sede in Roma, ha tenuto una videoconferenza sulla difesa missilistica in Italia e in Europa. Al seminario online hanno partecipato, tra gli altri, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli e l’amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo.

L’evento ha coinciso con la pubblicazione di uno studio da parte dello Iai sulla minaccia missilistica che coinvolge l’Europa e l’Italia. Durante l’evento sono stati esposte quelle che sono le attuali problematiche che creano, insieme, un contesto internazionale di instabilità e minaccia dal punto di vista missilistico: a cominciare dalla fine dei trattati, come l’Abm sui sistemi antimissili balistici, e l’Inf, sui vettori a raggio medio e intermedio, passando per le nuove tecnologie che ne hanno estremamente migliorato la velocità, la precisione e pertanto la letalità.

In particolare, come già detto da tempo su queste colonne, il vero “game changer” è l’ipersonico. I missili ipersonici, ovvero in grado di volare a velocità superiori a Mach 5, che siano vettori da crociera o veicoli di rientro plananti di missili balistici (gli Hgv – Hypersonic Glide Vehicle), rappresentano una vera e propria sfida per la difesa di un Paese. La loro altissima velocità, soprattutto se unita alla capacità di manovrare o alla caratteristica – nel caso degli Hgv – di avere un profilo di volo più basso rispetto ai normali missili balistici, oltre a mettere in difficoltà i sistemi di allarme precoce (Early Warning – Ew), facilmente metterebbe in crisi i sistemi antimissile attualmente in dotazione alle forze armate occidentali.

Stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione tecnologica, che procede rapidamente e che ha colto quasi impreparate l’Europa e gli Stati Uniti, che si trovano davanti a sistemi di questo tipo schierati, quindi operativi, da parte di Russia e Cina. Una minaccia, quella missilistica, che però – come detto durante il seminario – non è solo statuale: il generale Vecciarelli ha ricordato come, nel conflitto yemenita, entità non statuali come i ribelli Houthi abbiano utilizzato missili per colpire obiettivi in Arabia Saudita.

Quella missilistica, ricorda ancora il Csm Difesa, è una “minaccia diffusa”: dalla Russia, alla Cina, all’Iran fino alla Corea del Nord. L’Europa, in questo contesto, fa affidamento strettamente alle infrastrutture della Nato: i sistemi Abm presenti nel continente sono integrati e dipendono principalmente da quelli statunitensi rappresentati sia dall’Aegis Ashore di Deveselu (Romania) sia dai cacciatorpediniere classe Arleigh Burke dotati del medesimo sistema imbarcato che fanno capo alla base navale di Rota, in Spagna, ma che sono quasi sempre in mare proprio per garantire un efficace strumento di deterrenza verso le possibili minacce. L’Europa ha in essere un suo programma che migliora le capacità Abm: il Samp/T NG. Evoluzione del Samp/T, che già aveva una qualche capacità antimissile, si baserà sui missili Aster 30 B1.

Ma non è l’unico sistema. È stato ancora ricordato che l’Unione Europea, nel quadro di Pesco e appoggiandosi all’Edf (European Defence Fund), ha lanciato il progetto Twister: si tratta di una rete di sensori di allerta precoce basata nello spazio accoppiata a un intercettore che viaggia a una velocità superiore a Mach 5, quindi in grado di intercettare i veicoli di rientro e, orientativamente, anche i missili ipersonico. Il programma è guidato dalla Francia, ed include Finlandia, Paesi Bassi, Italia e Spagna come partner, mentre la Germania si è unita lo scorso ottobre in vista di una possibile messa in campo del sistema nel 2030.

Durante la conferenza il generale Vecciarelli ha riferito un particolare molto interessante riguardante il caccia Tempest, ovvero il nuovo velivolo di sesta generazione costruito da Italia, Regno Unito e Svezia, attraverso Bae Systems, Rolls Royce, Mbda, Leonardo, Avio Aero ed infine Saab e Gkn Aerospace Sweden. Il cacciabombardiere avrà la possibilità, grazie alla grande potenza di cui sarà dotato, di utilizzare armi ad energia diretta (si pensa a laser in questo caso), per intercettare e distruggere i missili ipersonici. Il generale ha detto che “sul Tempest ci sarà una grande quantità di energia disponibile e non escludo l’uso di armi a energia diretta” contro “missili di ultima generazione, compresi i missili ipersonici”.

L’italiana Leonardo, insieme a Bae Systems e Mbda, sta attualmente lavorando per valutare la fattibilità della costruzione di un laser aereo per il Tempest: il mese scorso un funzionario della società ha detto a Defense News che l’arma potrebbe essere sviluppata al di fuori del Dragonfire, un sistema laser navale per il Regno Unito concepito da Mbda, QinetiQ e la stessa Leonardo.

Sempre per quanto riguarda la minaccia missilistica, è stato l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, a ricordare che il nostro Paese, per via della sua posizione geografica (“una grande portaerei nel mezzo del Mediterraneo”) è particolarmente soggetto a questo tipo di minaccia con mezzi tradizionali o più innovativi. In particolare per la difesa antimissile è fondamentale un approccio “stratificato”: serve integrazione tra le forze, tra i Paesi europei, serve una situational awareness che possa comunicare in modo sicuro con i centri di comando e controllo, ma soprattutto serve rapidità di risposta – per via della maggiore velocità dei nuovi vettori – pertanto occorre integrare nei sistemi di Ew l’intelligenza artificiale per predire le traiettorie.

Il ministro Guerini, in chiusura, ha ricordato ancora una volta le tensioni geopolitiche che continuano senza soluzione di continuità, pertanto il tema della difesa missilistica è centrale, ed è trasversale, perché coinvolge più domini.

Proprio partendo da questa considerazione del ministro, e in base a quanto detto in questa breve ma interessante conferenza, si può affermare che l’ipersonico, oltre ad essere un “game changer” del campo di battaglia, rappresenta un vero e proprio nuovo dominio, al pari di quello spaziale, cibernetico, navale o aereo. La tecnologia ipersonica infatti non è limitata ad un solo ambiente in quanto viene impiegata da vettori endoatmosferici ed esoatmosferici (le testate Hgv), e soprattutto coinvolge, nel suo contrasto, una vasta gamma di sistemi terrestri, spaziali, aerei e navali che lavorano in modo coordinato e complementare. Pertanto chi scrive ritiene che sia ormai possibile parlare di Hypersonic Warfare, che si accompagnerà alle altre ben note “discipline” (Cyber Warfare, Space Warfare, Antisom Warfare…).

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