Un drone americano ha effettuato una missione di ricognizione sul Mar Nero, al largo della costa della Crimea, nei pressi di una delle aree più calde del conflitto ucraino. Il veivolo in questione, identificato come un Rq-4 Global Hawk con nominativo Forte10, è partito dall’Italia, precisamente dalla base di Sigonella, la mattina del 24 maggio; ha attraversare lo spazio aereo di diversi Paesi europei, toccando un’altitudine di 18.000 metri, e si è diretto verso il Mar Nero.
La notizia è stata rilanciata dal sito Rbc-Ucraina, che ha citato il servizio Flightradar24. Da un punto di vista tecnico, questo tipo di drone è in grado di volare ad una velocità fino a 575 km/h e ha un’autonomia di 34 ore. Già lo scorso 17 marzo un Rq-4 Global Hawk era apparso sui radar del sito sul Mar Nero. La Nato effettua molti voli di ricognizione impiegando aerei radar e droni, oltre che i satelliti, per seguire la guerra in Ucraina.
Nello specifico, il Global Hawk, prodotto da Northrop Grumman, può sorvegliare in un periodo di 24 ore fino a 100mila chilometri quadrati di territorio. Il drone viene utilizzato come piattaforma Hale (High Altitude Long Endurance) per la raccolta di informazioni a supporto di operazioni militari in tutto il mondo. In combattimento, le sue capacità di sorveglianza consentono un più preciso puntamento delle armi e una migliore protezione delle forze amiche.

Droni Usa in azione
Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina diversi droni hanno effettuato missioni di ricognizione, con l’obiettivo di raccogliere quante più informazioni possibili in luoghi altamente sensibili e strategici.
Un precedente da menzionare risale allo scorso 16 marzo, quando i caccia russi Su-27 hanno abbattuto un drone americano Mq-9 Reaper sopra il Mar Nero, in un episodio verificatosi nello spazio aereo internazionale. La Russia, in un primo momento, aveva dichiarato di non avere nulla a che fare con la caduta del drone.
In seguito, il comando europeo degli Stati Uniti aveva diffuso un video nel quale veniva evidenziata la responsabilità di Mosca. Il filmato in questione mostrava come il drone fosse stato attaccato da aerei russi. Dopo pochissimi giorni, gli Stati Uniti avevano inviato in loco un nuovo drone da ricognizione, un Rg-4 Global Hawk, che per l’occasione si era posizionato nello spazio aereo internazionale a sud est della Crimea e ad ovest della città costiera russa di Sochi.
Zona calda
La Crimea è senza ombra di dubbio una delle aree da monitorare con estrema attenzione. “La Crimea è una parte indiscutibile e inseparabile dell’Ucraina. Lo era, lo è e lo sarà. La liberazione della Crimea con qualsiasi forza e mezzo militare è l’unico modo razionale per fermare le aggressioni russe e riportare il mondo al diritto internazionale. È un obbligo e una necessità diretta dell’Ucraina oggi”, ha affermato Mykhailo Podolyak, consigliere presidenziale ucraino, rispondendo indirettamente all’ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov, che aveva avvertito Washington a non “benedire attacchi aerei di Kiev contro la penisola”, occupata e annessa da Mosca nel 2014.
L’Ucraina ha più volte dichiarato di voler riconquistare la Crimea ma la Russia, dall’altro lato, ha tracciato una linea rossa ben precisa. Nel frattempo gli Stati Uniti monitorano la situazione inviando in loco droni dall’Italia. Il 21 marzo sempre Forte10 era partito verso il Mar Nero, salvo rientrare dopo alcune ore di missione. Il 23 marzo è toccato al drone Northorp Grumman Rq-4A Global Hawk, identificato come Forte 11. In entrambi i casi, le sortite hanno avuto la funzione di attuare una stretta videosorveglianza sul Mar Nero e sulle aree limitrofe a quelle dell’azione russa in Ucraina.