La missione russa Luna 25 è fallita proprio nella fase finale. Dopo il lancio della sonda che avrebbe dovuto raggiungere il polo sud della Luna, uno dei punti più misteriosi del nostro satellite, per circa dieci giorni il viaggio sembra non aver fatto emergere anomalie. Qualcosa è andato storto poco prima dell’allunaggio, mentre nella sede di Mosca della Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, ci si preparava a raccogliere le prime immagini inviate dalla sonda. Tra il 19 e il 20 agosto, si legge in una nota di Roscosmos, sono stati persi i contatti con Luna 25 e ogni tentativo di riconnessione non è andato a buon fine. Infine la conferma: il dispositivo che doveva arrivare nelle aree più remote del nostro satellite si è schiantato al suolo. Una circostanza che potrebbe avere anche connotazioni politiche, all’interno come all’esterno della Russia.

Le ambizioni di Mosca nello spazio

Il nome del progetto Luna 25 non era casuale. La denominazione si poneva in continuità con un’altra missione, quella chiamata Luna 24 e che risaliva al 1976. Un’era dove la corsa allo spazio appariva come uno dei campi di battaglia della guerra fredda tra Mosca e Washington. Proprio la corsa verso la Luna e verso una maggior conoscenza dell’universo ha in qualche modo inaugurato il duello tra le due super potenze di allora, Urss e Usa. Se Washington può annoverare l’arrivo del primo uomo sulla Luna, Mosca dal canto suo può rivendicare il primato del primo satellite artificiale mandato in orbita attorno la Terra, del primo uomo nello spazio e della prima donna nello spazio.

Obiettivi presentati più di mezzo secolo fa come successi del sistema sovietico e che hanno dato alla Russia una tradizione nei voli spaziali di assoluto rispetto. Rimettere mano ai progetti di Roscosmos, ha quindi inevitabilmente rappresentato una priorità dell’era Putin. L’attuale presidente russo ha visto nel rispolvero della tradizione spaziale russa uno degli elementi in grado di ricordare, dentro e fuori la federazione, il ruolo di potenza di Mosca. Da qui le ambizioni sia sulla Luna che su Marte.

I limiti dei progetti spaziali russi

Il Cremlino però già da un decennio è costretto a fare i conti con la realtà. La situazione di oggi è ben diversa da quella dei primi anni di Guerra fredda. I progetti e i programmi drenano molti soldi dal bilancio statale russo e inoltre la stessa Roscosmos è stata raggiunta da scandali e sospetti di corruzione. Un aumento dei finanziamenti decretato durante il secondo mandato di Putin, ha determinato la formazione di un ambizioso programma di missioni relative sia all’esplorazione della Luna che di Marte.

Molti obiettivi però non sono stati raggiunti. Nel gennaio 2012 ha suscitato scalpore il fallimento della missione Fobos Grunt, il cui vettore avrebbe dovuto raggiungere proprio Fobos, uno dei satelliti di Marte. Sviluppata insieme all’agenzia spaziale cinese grazie a un accordo siglato nel 2007, la missione sotto il profilo politico era destinata anche a cancellare l’onda del fallimento di Mars 96. Quest’ultimo era il nome dato al progetto, sviluppato questa volta con le agenzie spaziali europee nel 1996, per lanciare la concorrenza alla Nasa nell’esplorazione di Marte.

La sonda Mars 96 ha finito la sua corsa, nel novembre del 1996, nell’Oceano Pacifico a causa del malfunzionamento del razzo vettore Proton. Nel gennaio 2012 la stessa sorte è toccata per l’appunto alla sonda Fobos Grunt. Lanciata nel novembre del 2011, il satellite è rimasto in orbita attorno alla Terra per poco più di due mesi e un malfunzionamento ha impedito la prosecuzione del viaggio verso Fobos e Marte. Il 15 gennaio successivo, la sonda è così precipitata a largo delle coste cilene.

Il fallimento di Luna 25

Accantonati i progetti relativi a Marte, Mosca si è quindi concentrata sulla Luna. La missione Luna 25 aveva tra gli obiettivi proprio quello di un ritorno della Russia nell’esplorazione lunare, interrotta negli anni ’70 quando la corsa allo spazio non ha più rappresentato un elemento decisivo nell’ambito del confronto con gli Usa. Ma anche in questo caso, lo schianto della sonda sulla superficie lunare ha costretto il Cremlino ad ingoiare l’ennesima delusione su questo fronte.

Incidenti del genere sono sempre messi in conto, tanto in Russia quanto negli Usa e negli altri Paesi che stanno sviluppando programmi simili, ma il fallimento di una nuova missione apre numerosi interrogativi. Luna 25 è costata svariati milioni di Rubli, al pari della Fobos Grunt. E dopo ritardi nella progettazione e nel lancio delle sonde, in entrambi i casi gli obiettivi non sono stati raggiunti. In futuro, l’opinione pubblica potrebbe quindi non dare un forte sostegno ai prossimi programmi. E c’è chi sospetta come, specialmente da adesso in poi, lo sviluppo di eventuali progetti da parte di Roscosmos potrebbero essere visti come uno sperpero di denaro piuttosto che come uno strumento scientifico e politico in mano alla Russia.

A livello internazionale poi, il fallimento di Luna 25 è uno smacco non indifferente. Nel pieno della guerra in Ucraina, dover annotare lo schianto della propria sonda sul nostro satellite non aiuta certo i piani del Cremlino volti a presentare la Russia come una potenza antagonista all’attuale ordine statunitense. Sul caso è stata già annunciata un’inchiesta interministeriale, ulteriore segno di come il fallimento della missione potrebbe avere risvolti in grado di andare ben oltre Roscosmos.

Il ritorno della corsa allo spazio tra le grandi potenze

Mosca inoltre deve confrontarsi con un altro elemento di novità rispetto agli anni della guerra fredda. La corsa allo spazio non è più solo un affare tra Stati Uniti e Russia. Altre potenze si stanno affacciando e altri attori sono pronti a ritagliarsi un proprio ruolo nell’esplorazione spaziale. Nei prossimi giorni, proprio sulla Luna è previsto l’arrivo di una sonda indiana lanciata lo scorso 14 luglio. Chandrayaan-3, questo il nome della sonda, rappresenta ad oggi il fiore all’occhiello dell’industria spaziale di New Delhi. Un settore su cui si sta investendo molto e che appare sempre più in crescita.

C’è poi ovviamente la Cina, da molti considerata come la vera candidata a un ruolo di antagonista agli Usa nelle future esplorazioni spaziali. Il successo delle missioni lunari Chang’e, sviluppate tra il 2007 e il 2020, ha dato a Pechino credenziali importanti anche in vista di possibili missioni su Marte. Anche Corea del Sud e Giappone stanno intensificando i propri sforzi nel settore, così come è da tenere in considerazione il contributo dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) nelle varie missioni internazionali.

Lo spazio attorno alla Terra è quindi sempre più “trafficato” e solcato da mezzi e satelliti di diversi Paesi. Per Mosca questo si traduce in una maggiore concorrenza, impossibile però al momento da arginare solo facendo un richiamo ai fasti della propria tradizione.

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