Il Giappone, preoccupato dalle recenti maxi esercitazioni congiunte organizzate dalla Russia nel Mar del Giappone, è pronto ad intensificare gli sforzi per consolidare le proprie difese militari, in particolare il settore missilistico. Una simile contromisura non deve essere letta soltanto in chiave Vosotk 2022, il nome delle manovre, traducibile tra l’altro come “Est”. Le autorità nipponiche, infatti, guardano con sempre maggiore apprensione ai movimenti che interessano la regione.

L’espansione della Cina, la militarizzazione del Mar Cinese Meridionale – dove tiene banco la questione taiwanese – l’instabilità della Corea del Nord, i cui missili spaventano eccome gli alti comandi statunitensi e gli alleati locali, e, di recente, anche la ritrovata imprevedibilità della Russia, con la quale esiste il conto aperto delle terre contese delle Isole Curili. Insomma, Tokyo ha abbastanza nodi spinosi da sciogliere, tanto che, già da diversi anni, nella capitale giapponese si dibatte su come riformare la Costituzione pacifista. Il documento vieta al Paese di possedere un esercito ma non di poter contare sulle forze di autodifesa, che, per legge, non possono però prender parte in conflitti armati, ma possono soltanto partecipare ad operazioni internazionali volte al mantenimento della pace. In altre parole, il Giappone si sente spuntato in un’area ormai diventata a dir poco turbolenta.

Il paradosso è che, secondo il 2022 Military Strength Ranking di Global Firepower, una particolare classifica che ordina gli eserciti più forti al mondo, le forze armate giapponesi si trovano al quinto posto. In ogni caso, per togliere ogni freno legale e tornare a possedere un esercito vero e proprio emendando la costituzione – il grande sogno irrealizzato di Abe Shinzo – è necessaria l’approvazione da parte dei due terzi di entrambe le camere parlamentari, e pure un referendum popolare. Certo è che, grazie a quanto raccolto alle ultime elezioni per il rinnovo parziale della Camera alta, tenutesi lo scorso 10 luglio, le forze di governo potranno contare su una maggioranza sufficiente a rilanciare i grandi obiettivi politici promossi dal defunto Abe. La patata bollente è nelle mani di Fumio Kishida. Il quale, nel libro bianco del 2022, un documento in cui vengono sostanzialmente indicati gli obiettivi militari di Tokyo in base al quadro geopolitico internazionale, ha fissato l’obiettivo del Paese ad una crescita della spesa militare al 2% del pil, così da prepararsi nel caso di una guerra a Taiwan o altri conflitti.



I missili del Giappone

Nel frattempo, come ha sottolineato il quotidiano nipponico Yomiuri, il Giappone sta valutando il dispiegamento di 1.000 missili da crociera a lungo raggio per aumentare la sua capacità di contrattacco contro la Cina. Tokyo avrebbe intenzione di imboccare questa strada per arginare la posizione militare di Pechino – tra l’altro una tra le partecipanti alle esercitazioni russe – nella regione.

I suddetti missili, che pare possano essere lanciati da navi e jet da combattimento, dovrebbero essere basati a Kyushu e nelle isole sud-occidentali del Paese nipponico. I media giapponesi riferiscono inoltre che il Giappone vuole colmare il “divario missilistico” con la Cina, che ha 1.900 missili terrestri e circa 300 missili marittimi. Un’accelerazione, in questo senso, era arrivata in seguito alle esercitazioni effettuate dal Dragone nelle acque e nei cieli circostanti Taiwan come risposta alla visita a Taipei della speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi.

Ma non è finita qui, perché lo Yomiuri ha anche affermato che il Giappone si starebbe preparando a modernizzare e aumentare la portata del suo missile terra-nave Type 12, usato dalla Ground Self Defense Force per colpire obiettivi situati a più di 1.000 chilometri di distanza. La nuova strategia di sicurezza nazionale del Giappone, inoltre, dovrebbe basarsi sulla “capacità di contrattacco”.

Come se non bastasse, il Ministero della Difesa giapponese punterebbe ad incrementare e migliorare la produzione di missili. In che modo? Istituendo un meccanismo destinato a promuovere gli investimenti di capitale da parte delle industrie collegate al settore. I missili da crociera formerebbero infatti la base di questa capacità di contrattacco, visto che potrebbero teoricamente raggiungere le regioni costiere della Cina e della Corea del Nord. A proposito di Pechino e Pyongyang, sembra che Kim Jong Un abbia piazzato centinaia di missili balistici a breve distanza dal Giappone, e che entrambe sarebbero al lavoro su missili ipersonici difficili da intercettare.

Un divario da colmare

Tokyo, come spiegato, non ha capacità offensive che possono essere utilizzate per attaccare obiettivi nemici, ma vanta comunque uno degli eserciti più potenti dell’Asia e del mondo. Alcuni anni fa, il Giappone aveva avviato un programma per migliorare le proprie capacità missilistiche in risposta alle previste minacce cinesi e nordcoreane. Adesso quelle capacità devono essere necessariamente tirate a lucido per far fronte alle nuove crisi geopolitiche.

Ricordiamo, inoltre, che Cina e Corea del Nord possono lanciare missili balistici ad angoli eccezionalmente elevati, producendo velocità terminali altrettanto elevate che possono compromettere l’efficacia di qualsiasi sistema di difesa missilistica rivale. Pechino dispone già di missili balistici a raggio intermedio in grado di prendere di mira qualsiasi città giapponese, nonché la base militare statunitense di Guam.

Dal canto loro, gli Stati Uniti stanno pensando di costruire una rete missilistica sulla cosiddetta prima catena di isole che si estende da Okinawa a Taiwan e alle Filippine, in risposta alle crescenti preoccupazioni sulle attività militari cinesi. Uno studio del Congresso Usa ha suggerito di convincere gli alleati ad accettare che Washington possa dislocare missili a raggio intermedio nella regione, in preparazione all’emergenza di Taiwan. Al momento tutto tace. Anche perché la reazione di Cina e Corea del Nord potrebbe non essere delle migliori.



La pressione russa

Per il Giappone c’è poi la pressione russa, concretizzata al massimo con le manovre Vosotk 2022, che chiamano in campo (o in mare) più di 50mila soldati e oltre 5mila unità d’arma, inclusi 140 aerei e 60 navi da guerra. Le esercitazioni militari stanno infastidendo e allarmando Tokyo, ha affermato il segretario capo di gabinetto giapponese, Hirokazu Matsuno. “Abbiamo espresso alla Russia la nostra preoccupazione per l’attività delle truppe russe vicino al nostro Paese, nel mezzo dell’invasione russa dell’Ucraina in corso. Il governo continua a raccogliere informazioni e agirà di conseguenza”, ha detto Matsuno in conferenza stampa.

A quanto pare, inoltre, il 27 luglio il Giappone avrebbe consegnato a Mosca una nota di protesta a causa dei piani della Russia di condurre le esercitazioni sulle isole Iturup, Kunashir, Shikotan e Habomai, a cui Tokyo si riferisce come i propri “Territori del Nord”. Secondo Matsuno, lo svolgimento delle esercitazioni militari “non coincide con la posizione del Giappone ed è inaccettabile”.