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Il conflitto in Ucraina ci ha reso familiari diversi nuovi tipi di armamento: missili ipersonici russi Kinzhal, lanciarazzi multipli Himars, droni piccoli e grandi.

Tra questi ultimi hanno particolare rilevanza, per via degli attacchi con essi condotti negli ultimi giorni da parte dell’esercito russo, i “droni kamikaze”, o più propriamente detti loitering munitions (munizioni vaganti).

L’uso dei droni in Siria

Si tratta di piccoli Uav (Unmanned Air Vehicle) con una carica bellica capaci di restare in volo su un’area per un certo periodo di tempo e in grado di colpire una volta individuato l’obiettivo. La Russia, nella guerra, ha utilizzato loitering munitions prodotte nazionalmente: i Lancet e Kub sviluppati dalla Zala Aero Group, una divisione della celeberrima Kalashinkov, che fabbrica il noto fucile d’assalto utilizzato da decenni nei conflitti sparsi per il mondo.

Questi droni kamikaze hanno avuto il loro banco di prova in Siria, dove hanno colpito con successo obiettivi dello Stato Islamico. Sappiamo che le azioni che li hanno visti coinvolti hanno avuto luogo nella provincia di Idlib. Entrambi i droni vengono lanciati da terra, attraverso delle catapulte, e una volta in volo lo Uav viene comandato da un operatore, ma si ritiene che abbia un certo grado di intelligenza artificiale (Ia) in grado di permettere la navigazione autonoma, seguendo punti preimpostati, e il riconoscimento dei bersagli. Non è invece chiaro se possano autonomamente decidere di colpirli, ma la filosofia per l’Ia russa (al pari di quella cinese), prevede questa opzione, definita tecnicamente Human-out-of-the-loop.

Come funzionanano i droni russi

Del Lancet esistono due versioni: Lancet-1 e 3. Il primo è dotato di diversi tipi di guida: coordinata, ottico-elettronica e combinata. Inoltre, c’è un sistema televisivo per trasmettere l’immagine del bersaglio per confermarne l’identificazione e, ovviamente, la riuscita dell’attacco. Il raggio d’azione è di 40 chilometri e ha un peso massimo al decollo di 5 chilogrammi con un carico utile è di 1. Lancet-3 ha sistemi di guida, sensore televisivo e spoletta simili e medesimo raggio d’azione ma il suo peso massimo al decollo è di 12 chilogrammi con un carico utile è di 3. La particolarità di questo UAV sono le superfici alari cruciformi e la possibilità di picchiare sull’obiettivo a una velocità massima di 300 chilometri orari, anche se quella di crociera è di circa 150.

Il Kub ha una struttura radicalmente diversa: la sua configurazione è più classica, con un corpo cilindrico annegato in un’ala a delta composito. Le sue dimensioni sono di circa 120 centimetri di lunghezza, 94 di larghezza e 17 di altezza massima (alle estremità alari dove sono presenti due derive). Anche il Kub ha una singola testata bellica da 3 chilogrammi e può volare per 30 minuti a una velocità di 130 chilometri orari.

La tecnica di utilizzo

L’impiego bellico di questi strumenti non è affatto nuovo: oltre alla già citata Siria, queste loitering munitions sono state usate con successo nel recente conflitto nel Nagorno Karabakh dagli azeri, che le hanno impiegate come “artiglieria volante” per colpire mezzi e postazioni armene. Si trattava però di Uav di fabbricazione principalmente israeliana, che venivano usati insieme ai più grandi Ucav (Unmanned Combat Air Vehicle) Bayraktar TB2 prodotti dalla Turchia. Questi ultimi non sono droni “kamikaze” e colpiscono i bersagli con il loro carico bellico formato da munizionamento di caduta di precisione. Il successo dell’impegno dei droni israeliani nel Nagorno Karabakh ha spinto i progettisti russi ad accelerare la creazione di armi simili, e anche se la Russia è ancora in ritardo rispetto ai principali progettisti di loitering munitions, la guerra in Ucraina permetterà di affinare le tattiche di impiego e di andare a correggere eventuali carenze nella progettazione di questi strumenti bellici.

L’uso dei droni nella guerra ucraina

Nel conflitto in atto sappiamo con certezza che l’esercito russo sta usando anche droni kamikaze di fabbricazione iraniana: si tratta dello Shahed-136, o Geran-2 nella denominazione russa. I dati tecnici di questo Uav disponibili pubblicamente sono frammentari e molto probabilmente esagerati, in particolare per quanto riguarda la portata. Lo Shahed-136 ha una lunghezza di 3,5 metri, un’apertura alare di 2,5, un peso di 200 chilogrammi comprensivo della testata esplosiva e viene affermato possa volare a una distanza massima di 2500 chilometri raggiungendo la velocità di 185 km/h. Viene lanciato da una rastrelliera che ne trasporta cinque, con una leggera angolazione rispetto all’orizzonte. Nella fase iniziale del volo viene accelerato da un razzo (booster) che viene lasciato cadere quasi immediatamente dopo il lancio, quindi viene acceso un motore convenzionale con un’elica spingente.

Anche l’Ucraina ha le sue loitering munitions: risulta che nel 2020 il produttore di sistemi per velivoli senza pilota Athlon Avia abbia presentato l’ST-35 Silent Thunder e il Ram Lm (Loitering Munition) sviluppato da Cdet.

L’esercito di Kiev può contare anche su un certo numero di statunitensi Switchblade prodotti dalla AeroVironment di Arlington (Virginia) in due versioni (la 300 e la 600). Il drone è abbastanza piccolo da poter essere trasportato in uno zaino e può essere lanciato da una varietà di piattaforme terrestri, marittime e aeree. Si tratta di una loitering munition che offre una maggiore letalità rispetto ad altri sistemi simili grazie alla guida che sfrutta un misto di Gps, video e infrarossi. La versione 300 è lunga 610 millimetri e pesa 2,7 chilogrammi inclusa la custodia per il trasporto e il lanciatore, il che lo rende abbastanza piccolo e leggero da poter essere trasportato da un soldato. Può essere controllato fino a 10 chilometri, ma le sue piccole dimensioni limitano la sua durata a 10 minuti. La sua testata ha una carica esplosiva equivalente a una granata da 40 millimetri per distruggere veicoli corazzati leggeri e colpire il personale.

L’operatore può controllare il drone kamikaze, ma avendo anche un certo grado di Ia lo Switchblade può colpire in modo semiautomatico, essendo soggetto sempre alla supervisione dell’uomo. Il piccolo Uav è azionato da un motore elettrico, quindi le sue dimensioni ridotte e il volo silenzioso lo rendono estremamente difficile da rilevare o intercettare, consentendogli di avvicinarsi a un bersaglio a 157 km/h di velocità. La versione 600 pesa circa 23 chilogrammi e può vagare in zona di operazioni per 40 minuti prima di colpirlo a una velocità finale di 185 km/h. È progettato per volare sino a 40 chilometri di distanza in 20 minuti, quindi vagare per altri 20 minuti (potendo così avere una portata totale di 80 chilometri) trasportando una testata anti-tank progettata per neutralizzare i veicoli corazzati, probabilmente del tipo a carica cava.

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