Carri armati, sottomarini e forse in futuro anche i caccia: la sinergia tra Italia e Germania sulla Difesa si sta strutturando in continuazione e non ha precedenti negli ultimi decenni. Roma e Berlino, forti di sistemi industriali estremamente interconnessi e della capacità di poter giocare al di fuori del canonico dualismo franco-britannico che frena a cavallo tra dimensione comunitaria e atlantica la nascita di una Difesa comune europea, sono attive ai massimi livelli.
Dopo che la Francia ha proposto di coinvolgere l’Italia nel carro Main ground combat system (Mgcs), sviluppato in sinergia con Berlino, dalla Germania è filtrato che il Ministro della Difesa del governo di Olaf Scholz, il socialdemocratico Boris Pistorius, avrebbe in mente un altro progetto per un Main battle tank (Mbt) esteso all’Italia, alla Spagna e alla Svezia. Una “mossa del cavallo” che, si dice negli ambienti dell’industria della Difesa, produrrebbe una sorta di carro “Leopard III” e, come segnalano a InsideOver figure vicine al settore, “è altamente fondata”.
Del resto, ad avere una grande presenza in Italia è nientemeno che Rheinmetall, la ditta-guida dell’industria della Difesa tedesca che con Kfw sarebbe parte del progetto di nuovo tank assieme a Leonardo e alla svedese Saab. E di recente l’Istituto Affari Internazionali (Iai) ha dedicato un’ampia ricerca alla cooperazione militare italo-tedesca nel quadro dello European Defence Fund.
I due paesi, scrive lo Iai, nel quadro dell’Edf “stanno già lavorando insieme a livello europeo sistema aereo a pilotaggio remoto di media altitudine e lunga durata (Rpas-Male)”, gestito dall’agenzia Occar, avente l’obiettivo di “potenziare l’Europa con un modello moderno e competitivo sistema di intelligence, sorveglianza e ricognizione (Isr)”. Roma sta per mettere in linea i suoi nuovi Leopard II da affiancare ai carri armati Ariete. E si potrebbe tracciare una linea verso ulteriori forme di cooperazione. L’acquisto italiano della licenza per i sottomarini U-212 di matrice tedesca progettati dalla tedesca ThyssenKrupp Marine System, in cui Berlino mira ad avere una partecipazione segnaletica avviando la creazione della “sua” Fincantieri, a tal proposito, è un segno ulteriore della volontà tedesca di competere con l’alleata Francia per valorizzare la vicinanza all’Italia.
Berlino sa che la svolta imposta dalla guerra in Ucraina renderà, in prospettiva, vitale il dialogo tra filiere strettamente europee e aree di interesse del settore della Difesa a cavallo tra le sponde dell’Atlantico. L’Italia, prima ancora del Regno Unito, è il Paese ponte.
Attori come Leonardo, Fincantieri, Avio si muovono tra diversi mercati e sono centrali nella convergenza dei programmi in seno all’Alleanza Atlantica. Roma partecipa in particolare in sinergia col Giappone e il Regno Unito, assieme agli Usa attento a sostenere la Germania nel suo progetto semiautonomo di “scudo spaziale” europeo, al programma Tempest in cui, peraltro, rientra anche la Svezia prossima all’adesione alla Nato. Lo stallo sul caccia franco tedesco Fcas è ormai palese, dato che come riporta Defence & Aerospace la Germania maltollera la volontà francese di tenere per sé le parti più strategiche e di valore aggiunto del progetto. In quest’ottica, una concretizzazione del carro italo-tedesco sarebbe il primo passo verso uno sganciamento di Berlino da Fcas e un ingresso della Germania in Tempest? Ancora presto per dirlo. Ma di fronte a una sinergia tanto ampia e palese, che valorizza sul piano militare la naturale complementarietà tra le catene del valore die due Paesi, è un’ipotesi che non si può più considerare peregrina. E apre al pensiero di un nuovo asse nella Difesa europea che unisca Ue e Nato. A scapito dei desideri di autonomia e primazia isolata di Parigi. Una minaccia che Berlino percepisce come cogente per il suo ruolo-guida nel Vecchio Continente.