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In Russia è stato presentato un disegno di legge per cambiare la leva militare. La riforma proposta sposta la fascia di arruolamento obbligatorio dai 18-27 anni ai 21-30 anni. In particolare, mentre l’età massima verrebbe portata subito a 30 anni, quella minima verrebbe aumentata solo gradualmente, di conseguenza nel 2024 potrebbero essere chiamati alle armi uomini dai 19 ai 30 anni, nel 2025 dai 20 ai 30 anni e solo nel 2026 dai 21 ai 30 anni.

Le forze armate russe effettuano la chiamata alle armi in un arco temporale di poco più di sei mesi, a cominciare dal periodo autunnale, dal 1 ottobre al 31 dicembre, e da quello primaverile, dal 1 aprile al 15 luglio. La coscrizione, obbligatoria solo per gli uomini, dura un anno. In questo modo il bacino di popolazione maschile arruolabile ogni anno è di 1,2 milioni di persone, anche se solo circa la metà è obbligata a presentarsi al commissariato militare locale (voenkomat).

La Russia, infatti, benché abbia intrapreso un processo di professionalizzazione delle sue forze armate, fa affidamento ancora su un buon numero di personale coscritto: si stima che il 30% dei militari provenga dalla leva militare obbligatoria. Buona parte dei reparti combattenti viene completata infatti da personale coscritto, o da riservisti mobilitati, coi soldati professionisti che sono concentrati nei quadri e nelle unità d’élite, in particolare nelle unità aviotrasportate.

Leva militare in Russia: chi viene arruolato in caso di guerra

Secondo la legge russa, i coscritti non possono essere impiegati in operazioni militari se non hanno effettuato almeno quattro mesi di addestramento: le reclute ricevono una formazione di base che va da uno a due mesi, seguita da tre a sei mesi di addestramento avanzato prima di arrivare alle unità assegnate.

Per dare un’idea dei numeri riguardanti il personale arruolato obbligatoriamente, lo Stato maggiore russo ha riferito di aver incorporato 127 mila persone per la leva dell’autunno 2021 e 134 mila per quella primaverile su 672 mila uomini chiamati alle armi. Il numero di coscritti è relativamente costante anno dopo anno, con 263 mila nel 2020 e 267 mila nel 2019.

Con questa nuova proposta di riforma della coscrizione, nei due anni di transizione sarebbero arruolabili più classi di leva rispetto a quanto accade sino a oggi, portando quindi a un allargamento momentaneo del bacino di personale disponibile, e quindi, in una prospettiva di breve/medio termine, anche di quello dei riservisti, che, come sappiamo, sono stati mobilitati per sopperire alle perdite del conflitto in Ucraina.

Lo scopo della nuova legge sulla leva militare in Russia

Gli autori del disegno di legge affermano che con questa riforma vogliono “garantire che i cittadini ricevano sia un’istruzione secondaria generale sia un’istruzione secondaria professionale o superiore”, e in effetti in questo modo si produrrebbe un beneficio sociale ma anche per le stesse forze armate.

Nel periodo della prima mobilitazione dei riservisti, infatti, lo Stato maggiore russo cercava in modo particolare figure specializzate (come ingegneri o informatici) da utilizzare nei reparti. Sappiamo che il sistema russo incoraggia la specializzazione e le capacità tecniche del personale, così un militare reclutato via coscrizione (anche se passato al rango ufficiali) che entra a far parte, ad esempio, di un reparto missilistico resterà in quella unità durante tutto il suo servizio e anche una volta messo in riserva. Questa metodologia è valida, se pur in modo diverso, anche per gli ufficiali provenienti dalle scuole militari, quindi che possono accedere ai più alti ranghi delle forze armate: le accademie russe non impartiscono un’istruzione generale di livello universitario, ma formano il personale in modo più specializzato dando enfasi all’insegnamento della capacità di comando.

Ma le forze armate russe negli ultimi anni sembrano essere poco attraenti per i giovani, i quali, terminata la scuola dell’obbligo (che in Russia dura 9 anni sino al compimento del sedicesimo anno di età), preferiscono continuare gli studi di preparazione professionale e dedicati al percorso accademico: nel Paese, infatti, la maggior parte degli studenti sceglie di proseguire, in base alle proprie inclinazioni, capacità e aspettative, i propri studi sino a completare l’università.

Elevare quindi l’età minima per essere iscritti alle liste di leva permetterà ai giovani russi di terminare il proprio percorso scolastico, e avrà anche l’effetto collaterale benefico di evitare che gli stessi, avendo sul capo la spada di Damocle della coscrizione, decidano di espatriare per evitare la chiamata alle armi in questo periodo di guerra, che si prospetta lungo. Del resto gli standard dell’istruzione russa sono molto elevati e consentono ai futuri uomini e donne di inserirsi facilmente nelle imprese ad alta tecnologia e nelle industrie emergenti di vari settori.

“Carne da cannone” o “riserva selezionata”?

Soprattutto, una volta che i giovani laureati avranno completato il servizio di leva, potranno andare a formare reparti di riservisti altamente specializzati e non più essere “carne da cannone” come abbiamo visto durante il conflitto in Ucraina, dove al personale richiamato, in molti casi, veniva impartito un nuovo addestramento sommario – anche della durata di sole due settimane – e poi gettato “nella mischia”.

Si potrà formare, quindi, una “riserva selezionata” sul modello di quella di alcuni Paesi occidentali, e in particolare una nuova classe di ufficiali intermedi e sottufficiali importante, andando così a riempire un vuoto presente nelle forze armate russe che si è dimostrato essere penalizzante sul campo di battaglia. Questo nuovo aspetto potrà però essere risolutivo solo se l’impostazione gerarchica all’interno dell’esercito russo concederà più libertà d’azione ai comandanti locali – ancora oggi le decisioni sono fortemente accentrate sul modello sovietico – ma per poterlo fare occorre una profonda riforma dottrinale che richiederà tempo per essere formulata, insegnata e assorbita dai quadri.

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