La guerra tra Russia e Ucraina sta ponendo l’Europa di fronte al decisivo quesito del “ritorno” della storia e della necessità di un vero pensiero strategico su grandi questioni: tecnologia, energia, sovranità monetaria. E soprattutto difesa. La corsa alle armi dei Paesi europei, che stanno presentando piani di riarmo strutturati (Italia e Germania) o lo hanno fatto da tempo (Francia) ne è un indizio. La sovranità è nulla senza la potenza, e questo è chiaro già a molti attori, e per costruire una vera e propria capacità comune europea di difesa e autonomia strategica, complementare a quella garantita dall’Alleanza Atlantica, serve fare squadra laddove gli interssi comuni convergono.
Un campo di gioco strategico appare assumere valenza sempre più sistemica in quest’ottica: stiamo parlando dello spazio. “La storia impone di accantonare una volta per tutte le tentazioni retoriche e i pregiudizi ideologici contro la difesa europea. E la centralità dei servizi satellitari americani nello scenario bellico ucraino confermano che dobbiamo accelerare l’integrazione tra Spazio e Difesa”, ha scritto in un comunicato l’eurodeputato di Forza Italia Massimiliano Salini, sempre attento alle questioni legate allo spazio, riassumendo quanto detto nella giornata del 22 febbraio al dibattito in Commissione Industria di fronte al commissario Thierry Breton.
“La Secure connectivity proposta dalla Commissione sarà centrale nella nuova strategia spaziale per sicurezza e difesa Ue”, nota Salini, nel quadro dello Strategic Compass adottato dalla Commissione Europea. E Salini nota che il Programma spaziale europeo può giocare un ruolo: “per una sinergia efficace tra servizi satellitari Ue e settore della difesa è fondamentale integrare il Programma spaziale europeo, stabilendo da subito con chiarezza decisori e procedure di impiego”.
A febbraio la European Union Agency for the Space Programme (Euspa) ha reso pubbliche le linee guida per lo sviluppo con fini strategici legati alla crescita delle tecnologie di osservazione della Terra. L’Euspa prevede di lavorare sul tema del controllo sulla gestione dei dati da parte di attori europei e di prestare attenzione alla tematica della sovranità tecnologica. Entrambe le questioni si sposano con forza con le necessità europee di fare dell’autonomia strategica un vero moltiplicatore di potenza.
Bisogna capire, per Salini, “chi decide e quali procedure seguire nell’impiego dei dati satellitari europei a scopo di sicurezza e difesa militare“, dato che Copernicus, Galileo e gli altri programmi più importanti promossi in campo europeo, insieme ai progetti di riferimento dell’Euspa e a piani sviluppati da singoli attori privati o pubblici nazionali (si pensi alla strategia di Leonardo per l’internet via satellite) possono creare un ecosistema spaziale-militare europeo di non secondaria importanza. Questo va valorizzato, a maggior ragione, in un’ottica in cui la faglia di riferimento è sempre quella delle tecnologie proprietarie e sovrane. “I sistemi satellitari – sottolinea infatti Salini – sono le uniche infrastrutture di proprietà dell’Unione europea e siamo convinti che quella dello Spazio possa costituire un modello di governance condivisa per altre partire strategiche europee, a partire da quella energetica” su cui oggigiorno si discute molto.
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In questo contesto l’Italia può giocare un ruolo importante. Il 31 gennaio 2022 scorso, per limitarci a un esempio recente, l’Italia ha consolidato il suo ruolo di secondo Paese europeo per numero di satelliti in orbita dopo la Francia con il lancio coronato da successo del secondo satellite italiano di nuova generazione COSMO-SkyMed, partito da Cape Canaveral e parte di una costellazione composta da sei satelliti per l’osservazione radar della Terra. E in quest’ottica il sistema-Paese sta influenzando la spinta europea a leggere queste tecnologie in termini di dual-use civile e miltiare. “La nascita della US Space Force“, sottolinea l’Istituto Affari Internazionali, “ha fatto da apripista alla creazione di comandi spaziali in Francia, Germania e Regno Unito, mentre dal 2019 la Nato ha riconosciuto lo spazio come dominio operativo e si è poi dotata di un centro di eccellenza a Tolosa. Tutto ciò a fronte del posizionamento sempre più ostile di Russia e Cina, recentemente esemplificato dal test distruttivo russo contro un proprio satellite in disuso”. La guerra in Ucraina ha incentivato la weaponization dello spazio e chiamato a un ruolo più energico da parte dell’Europa. L’Italia può e deve giocare un ruolo con la sua industria, con il suo know-how, con la sua posizione favorevole di partenza.
In sostanza l’integrazione con lo spazio appare l’unico viatico reale per dare una valenza strategica alla Difesa comune europea in via di nascita. L’autonomia spaziale garantisce sovranità strategica e tecnologica e, di conseguenza, una prevalenza scientifica capace di avere ricadute militari in termini di sovranità sui dati e la loro gestione. Questione fondamentale per rendere fattive le capacità di difesa e proiezione militare. Satelliti, gestione dei dati, proiezioni strategiche: su queste direttrici dovranno muoversi i programmi industriali e politici per creare una vera autonomia spaziale continentale. Premessa per una Difesa europea di cui l’Italia può essere un perno.