Difesa /

La Vikrant, la prima portaerei indiana interamente costruita autonomamente, è stata consegnata alla flotta venerdì 2 settembre. Alla presenza del primo ministro Narendra Modi, l’unità ha ricevuto anche la nuova bandiera della Marina Indiana, il cui disegno rompe definitivamente col passato coloniale del Paese eliminando la croce di San Giorgio rossa in campo bianco che caratterizza le unità da guerra britanniche.

Si tratta quindi di un giorno storico per l’India, che dimostra la crescente abilità del Paese nella produzione industriale bellica autoctona, e una pietra miliare nel percorso verso l’”Atmanirbhar Bharat”, che si può tradurre come “India autosufficiente”, ovvero un piano promosso dal governo Modi riguardante la visione economica e lo sviluppo del Paese. L’India intende, con questo progetto, avere una partecipazione più ampia nell’economia mondiale, perseguendo politiche che siano efficienti, competitive e resilienti, e soprattutto autosufficienti. Nel settore della Difesa, per perseguire l’autosufficienza, ha dato enfasi alla cooperazione tra il settore pubblico e quello privato: qualcosa che era stato avviato già nel 1992 e che non è mai stato raggiunto appieno. In ogni caso oltre la metà dell’equipaggiamento militare indiano è di origine sovietica o russa e anche le recenti acquisizioni di nuovi cacciabombardieri hanno interessato un produttore straniero: Nuova Delhi ha infatti ordinato dalla Francia un lotto di 36 Rafale per far fronte a un’emergenza individuata nel divario tecnologico (e numerico) che la separa dal suo rivale regionale, la Cina.

Rivolgendosi al pubblico presente sullo scalo dei cantieri navali Cochin nel Kerala, il primo ministro ha affermato “ogni indiano sta assistendo all’alba di un nuovo futuro” e “alla manifestazione del sogno dei combattenti per la libertà che immaginavano un’India capace e forte”. I toni nazionalistici della propaganda del primo ministro hanno anche sottolineato la “liberazione da ogni traccia di schiavitù” con l’introduzione della nuova bandiera e l’apertura alle donne della marina militare: Modi ha infatti detto che “con l’immenso potere dell’oceano, lo sconfinato potere femminile, sta diventando l’identità della nuova India”, aggiungendo anche che “non ci saranno confini o restrizioni per le figlie dell’India”.

Passando a tematiche più pragmatiche e contingenti, il primo ministro ha commentato la mutevole situazione geostrategica, affermando che in passato le preoccupazioni per la sicurezza nella regione indo-pacifica e nell’Oceano Indiano sono state a lungo ignorate. Oggi, però, quest’area è “una delle principali priorità di difesa del Paese” ha affermato, pertanto Nuova Delhi sta muovendosi a 360 gradi aumentando il budget per la marina e le sue capacità.

Il ministro della Difesa indiano, Raksha Mantri Shri Rajnath Singh, ha definito la messa in servizio della portaerei Vikrant “una testimonianza della forte determinazione del governo di garantire la sicurezza della nazione nei prossimi 25 anni” aggiungendo che è responsabilità della marina garantire gli interessi marittimi del Paese per un commercio marittimo ininterrotto e che questa unità è una “garanzia per i Paesi stranieri amici che l’India è pienamente in grado di soddisfare le esigenze di sicurezza collettiva della regione” per un “Indo-Pacifico libero, aperto e inclusivo”. Il capo di Stato maggiore della marina, l’ammiraglio Hari Kumar, ha espresso la determinazione della forza armata al suo comando affinché l’India diventi completamente autosufficiente entro il 2047, il che significherà avere navi, sottomarini, aerei, navi senza pilota e sistemi “made in India” espressione di una forza credibile, coesa e capace di affrontare le sfide del futuro.

Il taglio della prima lamiera della portaerei Vikrant era stato effettuato nell’aprile 2005, e al fine di promuovere la spinta verso la produzione nazionale, l’acciaio usato per l’unità proviene da un programma di cooperazione tra la Steel Authority of India Limited, il Defense Research and Development Laboratory e la marina indiana. La Vikrant è stata varata ad agosto 2013, per poi andare incontro a un lungo periodo di ultimazione dei lavori, prove in mare e certificazione dei sistemi che si è concluso solamente di recente.

L’unità è lunga 262 metri e larga 62, per un dislocamento a pieno carico di circa 43mila tonnellate e capace di sprigionare una velocità massima di 28 nodi. La nave dispone di circa 2200 compartimenti, progettati per un equipaggio di circa 1600 persone che includono cabine specializzate per ospitare donne ufficiali e marinai. La nave è progettata con un altissimo grado di automazione per le operazioni di macchinari, navigazione e sopravvivenza. L’unità sarebbe in grado di operare uno stormo di velivoli imbarcati composto da 30 cacciabombardieri MiG-29K, elicotteri multiruolo Kamov Ka-31, Mh-60R, oltre a elicotteri leggeri avanzati e velivoli da combattimento leggeri di produzione locale. La Vikrant utilizza il sistema Stobar (Short Take-Off But Arrested Recovery) per l’impiego dei velivoli ad ala fissa, esattamente come per altre unità di medio tonnellaggio quali le cinesi Lianoning e Shandong, e la russa “Admiral Kuznetsov”. Pertanto anche la portaerei indiana presenta uno ski-jump che occupa tutta la larghezza della prua della nave, insieme a tre cavi di arresto nella parte poppiera del ponte di volo. La Vikrant risente molto del disegno delle unità di fabbricazione russa, di cui l’India ha in servizio la Vikramaditya (ex Baku nella marina sovietica): l’isola, situata a dritta, è pertanto massiccia ed il ponte di volo presenta un’angolazione sul lato sinistro. La nave ospita a bordo un complesso medico con le più moderne attrezzature, riflettendo quindi l’adesione dell’India alla dottrina “dual use” come avviene anche in alcune marine occidentali, tra cui la nostra. La propulsione è data da quattro turbine a gas da 22 Mw ciascuna che azionano due assi, mentre la generazione di elettricità è data da 8 motori diesel da 3 Mw. L’autonomia, stimata, è pertanto di 7500 miglia nautiche.

Sarà particolarmente interessante vedere quali velivoli userà il gruppo aereo della portaerei, e più in generale quali saranno quelli della marina indiana: attualmente i registri fanno segnare la presenza di 45 MiG-29K, insufficienti per due unità navali anche considerando che non tutti sono in linea di volo. Recentemente abbiamo assistito a un test, a terra, dove F/A-18E “Super Hornet” della U.S. Navy hanno effettuato prove di lancio da uno ski-jump in una base aerea indiana: il 20 luglio scorso due “Super Hornet” ha completato con successo i test dimostrativi presso la base di Hansa a Goa. I test miravano a mostrare la capacità dell’F/A-18 di operare in modo efficace e sicuro da portaerei utilizzanti il sistema Stobar. Questo test è stato successivo a un primo, avvenuto a dicembre negli Stati Uniti presso la base di Patuxent River, effettuato con le stesse modalità. Nuova Delhi, quindi, potrebbe integrare i suoi MiG-29 dell’aviazione navale con gli F/A-18, in considerazione delle pressioni statunitensi per evitare che si affidi ulteriormente a Mosca per la fornitura di armamenti, tra cui rientra il ricorso al Caatsa, il provvedimento Usa che sanziona quegli Stati che acquistano armi da una “lista nera” di Paesi tra cui c’è anche la Russia.





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