Il comando centrale degli Stati Uniti, Centcom, che si occupa delle strategie Usa in Medio Oriente, lancia l’allarme: i caccia russi in Siria hanno nelle ultime settimane un “comportamento più aggressivo”. Secondo il comando americano, i jet di Mosca potrebbe tentare di provocare le forze statunitensi, e come prova di questo scenario, Centcom ha pubblicato un video girato ad aprile di un Su-35 russo che compie una manovra di intercettazione “non sicura e poco professionale” nei confronti di un F-16 statunitense. Tutto questo, a detta di Washington, è avvenuto in spazi aerei sotto il controllo della coalizione internazionale a guida Usa sorta per combattere lo Stato islamico: una missione in cui sono impegnati ancora 900 militari delle forze armate americane.

Secondo Centcom, le azioni dei piloti russi rientrerebbero in un “nuovo modo di operare”. Un’escalation di tensione che finora non ha provocato incidenti, ma anche da inizio marzo ha visto i caccia russi di stanza in Siria violare i protocollo di de-escalation tra Usa e Russia più di 80 volte. E già nei mesi precedenti, il Pentagono aveva lanciato l’allarme su quanto stesse accadendo nel Paese mediorientale, lì dove sorge la base russa di Khemimim.

A febbraio, il tenente generale Alexus G. Grynkewich, comandante delle forze aeree di Centcom, segnalò come i jet di Mosca si fossero dimostrati “abbastanza assertivi” durante le esercitazioni congiunte di Israele e Stati Uniti nel Mediterraneo orientale. I pattugliamenti e i voli dell’aeronautica russa avevano complicato le manovre militari delle due potenze, disturbando i caccia e confermando ancora una volta il confronto serrato tra Russia e Stati Uniti in diversi angoli del globo. In quella stessa occasione, va ricordato, Grynkewich avvertì anche della riduzione del numero di mezzi e militari russi presenti in Siria – probabilmente dirottati sul fronte caldo ucraino. Ma il fatto che l’aeronautica sia ancora in grado di mettere pressione ai rivali del blocco occidentale è un segnale di come il Cremlino abbia ancora una forza aerea sufficiente per gestire i cieli siriani e provocare quella degli Stati Uniti.

Il “nuovo modo di operare” definito dal colonnello Joe Buccino di Centcom si vede, inoltre, anche in altri contesti. Di recente, i caccia Nato sono stati costretti a decollare più volte nei cieli del Baltico per scortare o monitorare aerei russi che volavano in spazi aerei internazionali senza transponder o senza avvertire dei piani di volo. Sul Mar Nero, l’aeronautica russa ha aumentato il livello dello scontro allontanando sempre di più i droni e gli aerei da ricognizione del blocco atlantico che monitorano le azioni di Mosca a supporto delle truppe ucraine. La conferma è arrivata il mese scorso con il drone Usa precipitato a seguito dello scontro con un caccia della Federazione. E tra i documenti trapelati dal Pentagono in queste settimane, ce n’è uno che ha rivelato come a settembre dell’anno scorso il pilota di un Su-27 russo – interpretando male un ordine – ha lanciato un missile contro un aereo britannico sul Mar Nero che solo per un malfunzionamento ha evitato di colpire il mezzo della Royal Air Force.

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