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Il Gruppo Wagner, definito come PMC ovvero Private Military Company, è stato fondato nel 2014 sull’esperienza degli Slavonic Corps, società di contractor registrata nel 2013, poco dopo lo scoppio della sanguinosa guerra civile siriana, ad Hong Kong. Questa riuniva ex militari e personale altamente qualificato vantante esperienze in Iraq, Afghanistan, nel Corno d’Africa, Tagikistan o in Serbia.

Fra questi vi è Dimitri Utkin, ex tenente degli Spetsnaz e ufficiale del GRU attivo negli anni ’90 il cui nome di battaglia è, appunto, “Wagner”, a sottolineare le sue simpatie filonaziste. Utkin viene considerato uno dei comandanti del reparto insieme al noto imprenditore Evgenij Prigozhin.

Dalla sua fondazione, la PMC Wagner è stata impegnata in diversi teatri, dalla Siria al Mozambico, dall’Ucraina alla Libia, passando anche per il Venezuela, il Mali, la Repubblica Centraficana, il Sudan, il Madagascar e altri ancora. Non tutte le operazioni in questi Paesi sono attualmente ancora in corso, e, come vedremo, alcune sono state fallimentari.

Sappiamo che la PMC del duo Prigozhin/Utkin ha sede legale in Argentina, pur avendo uffici in Russia e un centro di addestramento nella regione di Krasnodar, a Molkino, situato nella base del Direttorato principale per l’informazione (GRU), esattamente presso la 10ima Brigata Separata Compiti Speciali. Questo perché la legislazione russa proibisce l’esistenza di società private che si occupano di questioni di sicurezza e difesa, e questa particolare condizione, comune alle altre PMC russe, ha permesso al Cremlino di avere una negazione plausibile sull’operato dei contractor. Parlare di mercenari, per quanto riguarda gli uomini del Wagner, è improprio: il personale opera esclusivamente per conto di Mosca, cioè come strumento altro rispetto alle sue Forze Armate in grado di espletare quelle funzioni all’estero che sarebbero impossibili se non esponendosi platealmente a livello politico.

L’addestramento

Come si addestrano i miliziani di Prigozhin? Il corso di formazione dura 21 giorni, e dal primo viene fatta una selezione in base alla propria esperienza personale pregressa. Possono arruolarsi tutti, anche alle prime armi, e non ci sono grandi limiti di età ma indicativamente si predilige incorporare uomini tra i 24 e i 50 anni: la condizione obbligatoria è essere fisicamente robusti e non aver contratto malattie come l’Aids, la tubercolosi, il diabete, il cancro, la sifilide, l’epatite.

Al momento della firma del contratto, che garantisce uno stipendio minimo di 240mila rubli al mese (esclusi i premi per l’attività svolta in combattimento), viene fatta una preselezione per nominare i comandanti delle unità minori (squadre, plotoni, compagnie) che vengono scelti in base all’esperienza e al livello di preparazione militare: la priorità viene data a chi ha già svolto operazioni di combattimento, agli ex ufficiali dell’esercito e a chi ha fatto parte delle forze di sicurezza (ad esempio l’Omon, la polizia antisommossa, e la Rosgvardija, la guardia nazionale della Federazione). Da quel momento, il miliziano è invitato a scegliersi un nome di battaglia, che lo caratterizzerà insieme al numero di matricola.

Dopo di che inizia il processo di immediato addestramento. Il programma standard prevede alcuni passaggi fondamentali. Si comincia col maneggio delle armi comprese le misure di sicurezza, l’eliminazione di guasti, esercitazioni di tiro (in piedi, in ginocchio, sdraiato), ricarica tattica, cambio di posizione e di direzione durante il tiro, il cambio di mano. Attività necessaria per sviluppare le capacità motorie e la memoria muscolare per fare tutto in “automatico” senza esitazione. Viene dato ampio spazio alle nozioni tattiche: si insegna a leggere i simboli convenzionali delle unità e delle carte tattiche, come muoversi in formazioni grandi e in piccoli gruppi di tre, che quindi rappresenta la cellula base per l’organigramma della PMC. Viene insegnato come muoversi in campo aperto e in città, come assaltare e neutralizzare le trincee, gli edifici, e in generale le azioni di attacco e difesa proprie della fanteria.

Per quanto riguarda i tiri si spara molto e con quasi tutte le armi leggere e le mitragliatrici pesanti, e viene insegnato come comportarsi per fare fuoco quando si viaggia in gruppo, con una simulazione di assalto contro un obiettivo fortificato avversario e gli edifici. Si forniscono anche rudimenti di pronto soccorso mostrando come fermare tutti i tipi di sanguinamento, cosa fare davanti a una ferita d’arma da fuoco, che fare in caso di contusione o frattura, come evacuare un ferito, il tutto sotto il fuoco nemico. Si insegna a scavare trincee per il tiro sdraiato, in ginocchio e in piedi e il loro mascheramento, come unire le singole trincee-punti di fuoco tra di loro. Viene impartito il maneggio degli esplosivi, siano esse granate, lanciarazzi o cariche da demolizione, inoltre si insegna come operare gli strumenti di telecomunicazione, la topografia e così via.

Materiale patriottico incluso il vessillo del gruppo Wagner a Mosca (Foto: EPA/MAXIM SHIPENKOV)

I servizi offerti

Il Gruppo Wagner fornisce diversi servizi nei Paesi in cui opera: addestramento delle forze di sicurezza locali, protezione degli uomini d’affari russi all’estero, supporto attivo dei governi stranieri in cui vengono chiamati a operare (operazioni di counterinsurgency e counterterrorism), raccolta dati intelligence per conto di Mosca e attività di disinformazione, quindi anche come “agit prop”.

La consistenza del Gruppo è andata aumentando nel corso degli anni: il primo nucleo, nel 2014, era composto da circa 300 uomini, l’anno successivo aveva già raggiunto le dimensioni di un battaglione (2000 effettivi), ad aprile del 2022, ovvero nella prima fase dell’invasione in Ucraina, se ne contavano 8mila (poco meno di due Brigate) e fonti statunitensi affermano che oggi sono 15mila i miliziani impiegati in zona di operazioni e complessivamente si stimano 50mila uomini in servizio nei vari Paesi in cui opera.

Il reclutamento, infatti, per rimpinguare le perdite subite in Ucraina (anche pesanti in alcuni settori come quello del Donbass), è stato allargato ai detenuti in Russia, a cui è stata promessa l’amnistia dopo soli sei mesi di servizio. A oggi risulta che Prigozhin abbia però sospeso questa metodologia di arruolamento, e non è chiaro quanti reclusi siano stati effettivamente inglobati nel reparto. A quanto sembra non è necessario essere cittadini russi per entrare a far parte del Gruppo Wagner, in quanto in passato sono stati osservati volontari ucraini e anche serbi. Il teatro ucraino, e quello libico, hanno offerto scenari leggermente diversi, più complessi, riguardo l’ambito di azione della PMC.

In Ucraina, ad esempio, hanno preso parte attiva nei combattimenti in Donbass a partire dal 2014 e hanno fatto parte, insieme a personale del GRU e degli Spetsnaz, delle formazioni militari in incognito – gli “omini verdi” – che hanno effettuato il colpo di mano in Crimea rovesciando il legittimo controllo governativo di Kiev e mettendo in atto magistralmente le nozioni terminali della Hybrid Warfare in salsa russa, ovvero agendo come enti ultimi che hanno ottenuto un risultato strategico dopo una lunga serie di azioni condotte nella “zona grigia”, in particolare per quanto riguarda gli strumenti “altri rispetto alla forza militare”: quindi disinformazione, propaganda, coercizione data dalla sola presenza sul territorio e infiltrazione nel tessuto sociale locale.

Con l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, i miliziani sono stati impiegati da subito per coadiuvare l’avanzata della fanteria regolare: lo sforzo principale si è concentrato nel Donbass, in particolare nella regione di Luhansk. Qui hanno combattuto a Severodonetsk e ora sono impegnati nell’assedio di Bakhmut, che si protrae dallo scorso ottobre. In linea generale attualmente sono impiegati in azioni di assalto alle trincee ucraine e nei combattimenti nei centri abitati a macchia di leopardo: Donetsk, Vuhledar, nel settore di Zaporizhzhia e Kherson sono solo i principali fronti in cui operano. I miliziani utilizzano la maggior parte degli APC e AIFV dell’esercito russo e non è da escludere che pilotino elicotteri per condurre colpi di mano.

In Libia il loro utilizzo ha riguardato il sostegno delle forze del generale Khalifa Haftar, che si oppone al legittimo governo di Tripoli. In questo caso i contractor sono stati osservati operare in appoggio alle forze di Tobruch direttamente (come avvenuto anche in Siria a fianco del regime di Damasco), anche con mezzi pesanti, come ad esempio il sistema da difesa aerea di punto Pantsir-S, e si ritiene che siano alla guida dei cacciabombardieri forniti dalla Russia in via non ufficiale.

Le operazioni in Africa

L’attività di counterinsurgency e addestramento delle forze di sicurezza locali è però la più diffusa: in Mali, Repubblica Centro Africana, Sudan e altrove nel continente africano sono stati chiamati dai governi locali per occuparsi di queste problematiche. Il Gruppo Wagner, però, non ha avuto sempre successo: il caso del Mozambico è quello più eclatante. Le dilaganti insurrezioni terroristiche nel Paese hanno portato il governo di Maputo a decidere di far intervenire i contractor russi, ma non sono riusciti a contenere la minaccia. Prima di decidere di chiamare il Gruppo Wagner, il Mozambico ha ricevuto offerte da parte delle PMC statunitensi, rifiutando però l’offerta di un’azienda americana esperta a favore delle forze russe, più economiche.

Come effetto di questo intervento, la Russia e il Mozambico hanno concluso accordi che consentono alle imprese di Mosca di estrarre gas naturale liquefatto. L’accordo, la cui fattibilità si basava sul successo di Wagner in Mozambico, aveva il potenziale per aumentare la cooperazione economica e persino espandere nuovi gasdotti in tutta l’Africa meridionale. L’incapacità della PMC di combattere l’insurrezione in Mozambico ha portato a un umiliante ritiro dalla regione: gli operatori non sono riusciti a comprendere l’ambiente locale e a cooperare con l’esercito mozambicano, subendo regolarmente perdite da parte degli insorti. A novembre del 2019, le forze del Gruppo Wagner hanno abbandonato il Paese, e nove mesi dopo, in agosto, gli insorti hanno conquistato la strategica città portuale di Mocimboa da Praia.

Risorse minerarie come pagamento

Abbiamo accennato delle licenze di sfruttamento delle risorse minerarie africane come pagamento dei servizi del Gruppo: si tratta di una prassi ben consolidata e diffusa in tutto il continente. Infatti, in Sudan – dove attualmente forze locali vicine alla Wagner stanno combattendo nel tentativo di colpo di Stato – Prigozhin ha ricevuto concessioni esclusive riguardanti le miniere d’oro, mentre nella Repubblica Centrafricana ha messo le mani su quelle di diamanti.

In Madagascar il loro ruolo include la protezione delle miniere di cromo e ha visto anche uno stretto servizio di sicurezza per i consulenti politici che lavoravano alla campagna elettorale dell’allora presidente Hery Rajaonarimampianina. Ancora una volta, il Gruppo Wagner è stato utilizzato per promuovere l’influenza geopolitica della Russia. Avendo come forma di pagamento l’acquisizione di diritti minerari, la PMC si occupa anche della sicurezza dei siti di estrazione, dispiegando armamento e mezzi a seconda del livello di insicurezza.

La stessa attività viene svolta anche in Libia, dove i miliziani difendono gli impianti di estrazione di idrocarburi e relativi siti di raffinazione nella zona di Tobruch, Derna, Bengasi, e Sirte.

La proprietà delle concessioni minerarie avviene spesso tramite il classico metodo delle “scatole cinesi” di società straniere, che si possono far risalire alla M Invest di Prigozhin, ma è noto anche che in Madagascar abbia operato la Ferrum Mining, una società russa con sede a San Pietroburgo.

Una PMC “unicorno”

La PMC si configura quindi come un ente multisfaccettato, un “unicorno” nel panorama delle società militari private non solo russe: essa, infatti, oltre a perseguire gli obiettivi geopolitici del Cremlino, compreso il contrasto alla presenza occidentale attraverso la propaganda e la disinformazione, è un trait d’union per assicurare e garantire l’accesso di Mosca alle risorse minerarie dei Paesi in cui opera attraverso il possesso diretto delle stesse tramite la società di Prigozhin.

Un corpo paramilitare – ma dopo l’Ucraina è difficile definirlo ancora così – che opera per conto della Russia e che, proprio per l’importanza che sta assumendo nel conflitto, ha cominciato a diventare scomodo tra le alte gerarchie del Cremlino, al punto da aver provocato un rimescolamento dello Stato maggiore dell’esercito per mettere bene in chiaro la centralità dell’Armata Russa rispetto al Gruppo Wagner, il cui debito verso lo Stato, però, aumenta col passare del tempo e parimenti aumenta l’influenza, anche politica, di Evgenij Prigozhin.

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