Cold Response 2022 sarà la più grande esercitazione Nato che si terrà all’interno del Circolo Polare Artico dagli anni ’80. Alle manovre di quest’anno, che si terranno tra la metà di marzo e l’inizio di aprile, parteciperanno circa 35mila soldati provenienti da 28 nazioni ma soprattutto, per la prima volta dalla Guerra Fredda, si vedrà la presenza di due Carrier Strike Group (Csg) alleati. Il primo facente capo alla portaerei statunitense Uss Harry Truman, che avrebbe dovuto arrivare nella zona di operazioni della Quinta Flotta ma che è stata trattenuta nel Mediterraneo per “rassicurare” gli alleati, il secondo guidato dalla portaerei britannica Hms Prince of Wales, che nei giorni scorsi ha assunto il comando della Maritime High Readiness Force della Nato, un gruppo navale formato per affrontare i principali teatri di crisi globali, e lo manterrà per i prossimi dodici mesi.
La nuovissima portaerei della Royal Navy è la seconda della classe Queen Elizabeth e può operare con velivoli ad ala fissa rappresentati da 24 a 36 caccia F-35B e 14 elicotteri, incluso quello da attacco Ah-64 Apache, con cui le forze armate britanniche hanno iniziato ad addestrarsi per la prima volta proprio nella stazione aerea di Bardufoss, in Norvegia, nel 2019.
Qualcosa di simile, se pur non ambiente artico, è avvenuto anche per la Marina Militare Italiana: lo scorso novembre alcuni Ah-129D Mangusta hanno operato per una settimana dal ponte di volo di nave Cavour mentre incrociava nelle acque dei mari Ligure, Tirreno e Ionio.
Tornando al fronte artico, la preparazione per Cold Response 2022, a guida norvegese, è cominciata da lungo tempo, e non è direttamente collegabile all’attuale situazione di tensione tra la Nato e la Russia che ha portato a una serie di colloqui diplomatici nei giorni scorsi. Tuttavia, un conflitto nell’Europa orientale potrebbe estendersi molto facilmente al Baltico, dove Mosca è a diretto contatto con Paesi dell’Alleanza, e all’Artico, poiché la penisola di Kola ospita importanti basi militari russe – tra cui Murmansk/Polyarny – e vede schierare alcuni dei più potenti sistemi d’arma di ultima generazione di Mosca, inclusi i missili da crociera ipersonici. Nel corso del 2021 la Russia ha effettuato dodici lanci di missili Zircon (10 da fregata e 2 da sottomarino) tutti da mari artici, in una dimostrazione di forza che vuole sottolineare come l’Artico rappresenti un bastione che Mosca considera vitale e di sua pertinenza.
La nuova arma sembra ora pronta per entrare in servizio nella Flotta del Nord sulle fregate classe Admiral Gorshkov e sui sottomarini multiruolo di quarta generazione della classe Yasen e Yasen-M.
Se lanciati dal settore russo del Mare di Barents, i missili Zircon potrebbero raggiungere obiettivi nel Mare di Norvegia in circa 10 o 15 minuti: questi sistemi sono poi altamente flessibili essendo in grado di essere lanciati, oltre che da unità di superficie e sottomarine, anche dai sistemi di lancio terrestri mobili tipo Bastion – e presto anche da aerei – pertanto rappresentano, insieme ai sistemi da difesa aerea S-400 e 500, il fulcro delle bolle A2/Ad russe, installate in quell’area per interdire alle forze Nato il controllo dei mari della Norvegia e della Groenlandia.
Secondo gli specialisti militari russi, lo Zircon – così come altri missili da crociera ipersonici allo studio nei bureau di progettazione di Mosca – sono in grado di aggirare le difese di qualsiasi Csg alleato grazie all’altissima velocità e alla capacità di manovrare in volo.
Il ministro della Difesa norvegese, Roger Enoksen, ha dichiarato questa settimana in un’intervista al quotidiano VG che il gruppo di portaerei americano e la fregata Fridtjof Nansen salperanno il prossimo febbraio verso il Nord Atlantico, per condurre Cold Response 2022. L’esercitazione è stata inaugurata nel 2006 ed è diretta dal Norwegian Joint Headquarters di Bodo.
Nel 2018, durante l’esercitazione Trident Juncture, sempre la portaerei Uss Harry Truman ha navigato a nord del Circolo Polare Artico nel Mare di Norvegia, in una crociera operativa che è stata la prima dal crollo dell’Unione Sovietica. Secondo l’ultimo aggiornamento delle forze armate norvegesi, all’esercitazione Cold Response parteciperanno 14mila soldati a terra, 13mila in mare e 8mila tra personale del quartier generale e avieri in servizio in diverse basi.
Lo scopo principale dell’esercitazione sarà testare le capacità della marina e dell’aviazione nell’area di Ofoten che ospita anche l’aeroporto di Evenes, dove la nuova flotta norvegese di aerei da sorveglianza marittima P-8 Poseidon sarà di base insieme ad almeno due caccia F-35 in Quick Reaction Alert (Qra) per difendere lo spazio aereo Nato dalle frequenti “puntate” dei velivoli russi.
L’area è strategica in quanto, come abbiamo già detto, si trova a circa 600 chilometri dalla penisola di Kola dove le manovre delle forze armate russe si sono fatte via via più intense nel corso degli anni. In particolare la Norvegia sembra avere “un conto aperto” col suo vicino di casa nordico: nel 2018 il Norwegian Intelligence Service (Nis) ha fatto sapere di almeno tre casi in cui aerei russi hanno condotto esercitazioni di attacco contro una stazione radar segreta nel nord del Paese, inoltre, molto più di recente, cavi sottomarini sono stati tranciati in due occasioni a pochi mesi di distanza, e sebbene non si sappia ancora chi possa essere l’autore di questi atti di sabotaggio, i sospetti di Oslo ricadono su Mosca.
Tornando a Cold Response 2022, il capo delle forze armate norvegesi, il generale Eirik Kristoffersen, ha dichiarato che la Russia ne è stata informata “in conformità con gli standard e gli accordi internazionali”. In base al Documento di Vienna, gli Stati membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) si invitano a vicenda ad osservare le esercitazioni militari che si tengono nel Vecchio Continente, e anche per Cold Response il protocollo è stato rispettato nonostante, dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca nel 2014, Oslo, come la maggior parte degli altri membri della Nato, abbia interrotto i legami di tipo militare con la Russia. I norvegesi, tuttavia, mantengono una linea diretta tra il quartier generale di Bodo e il quartier generale della Flotta Settentrionale russa a Severomorsk.