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Venerdì 12 e sabato 13 maggio, a Roma, presso il centro congressi “La nuvola di Fuksas” dell’Eur, si è tenuto un ciclo di conferenze organizzato dall’Aeronautica Militare Italiana per fare il punto sullo stato dell’arte e gli sviluppi futuri di tutto il settore aerospaziale in occasione del centenario della propria costituzione.

Un giorno e mezzo di discussioni da parte dei maggiori esperti del settore aerospaziale (ma non solo) nel panorama internazionale, provenienti sia dal mondo militare, con i rappresentanti delle più importanti forze aeree del mondo, sia di quello civile, con esperti internazionali provenienti da organizzazioni governative, realtà accademiche ed industriali.

Il ciclo di conferenze è stato aperto dall’intervento del capo di Stato maggiore dell’Am, generale di Squadra Aerea Luca Goretti, che ha ricordato ai numerosi presenti (circa 1700 persone) la necessità di “riconfigurare la dimensione dello spazio e del tempo sotto il punto di vista tecnologico e dei sistemi d’arma” in quanto “spazio e tempo, metaforicamente e fisicamente, si combinano in velocità, che a sua volta implica reattività, elemento chiave delle forze aeree e spaziali. Cento anni dopo la costituzione dell’Aeronautica Militare, il potere aerospaziale è più rilevante e dirompente che mai”, ha concluso il Csm Aeronautica, “ed incrementare le competenze dell’air power è il modo migliore per continuare ad adattarsi e rimanere un assetto imprescindibile anche nei prossimi cento anni”.

A seguire, è intervenuto il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, che ha evidenziato come “le recenti crisi abbiano dimostrato ancora una volta che la capacità di operare nel dominio spaziale risulti essere condizione imprescindibile per svolgere efficacemente le attività militari. È evidente a tutti, in particolare, come il dominio spaziale, insieme al dominio cibernetico, siano stati i primi ad essere sfruttati in favore anche dei domini classici- terrestre, marittimo e aereo – amplificandone la portata o riducendone l’efficacia avversaria”. È stata poi la volta del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ci ha ricordato che “nel settore aerospaziale abbiamo un grande passato su cui noi italiani sappiamo costruire il futuro. Per fare questo abbiamo bisogno di tecnologia, ma soprattutto di capacità di analisi e previsione” aggiungendo che “oggi parliamo non solo di aeronautica e spazio, ma di sicurezza in generale e di chi ha il compito di garantirla: le Forze Armate. Se non esiste sicurezza non può esserci democrazia, libertà e pace”.

Prima di addentrarci nei temi della manifestazione, che ha visto, tra le 41 delegazioni di forze aeree straniere (ivi compresi gli inviati di Australia, Argentina, Brasile, Sudafrica, Messico, Libia, Giappone, Usa, Singapore, Turkmenistan, Zambia, Niger, Nigeria, Israele e Libia solo per citarne alcuni di Paesi extraeuropei) la presenza di 27 capi di Stato maggiore, è opportuno dare una panoramica dell’allestimento dell’Air Power Conference per sottolineare l’importanza dell’evento, primo nel suo genere per il nostro Paese. Veniamo accolti da un piccolo tunnel che riproduce il cielo azzurro, solcato ai lati da un MB-339 della Pattuglia Acrobatica Nazionale, per dare la sensazione di “addentrarsi” non solo nel dominio aereo ma verso lo stesso futuro.

Subito dopo, un modello in scala del caccia di sesta generazione “Tempest”, ora definito, con l’ingresso del Giappone nella partnership costruttiva che vede la presenza di Italia e Regno Unito, GCAP (Global Combat Air Programme). Il tour prosegue con un’esposizione delle stampe che l’Aeronautica ha creato per il calendario del 2023, caratterizzate da una grafica che rimanda al Futurismo e raffigura i mezzi dell’Arma Azzurra del passato e del presente, e pannelli in cui è possibile leggere schede di alcuni assetti in forza all’AM. Si giunge così allo spazio espositivo, dove sono presenti alcune delle massime realtà industriali internazionali nel settore aerospaziale: Leonardo, Lockheed-Martin, Boeing, MBDA, Avio Aero e tante altre industrie e società collegate al settore della Difesa, come Fiocchi.

Leonardo e Lockheed-Martin, in particolare, hanno portato dei simulatori di volo rispettivamente del T-346, Eurofighter “Typhoon” ed F-35 per poter dare ai presenti (anche al pubblico nei giorni e orari di apertura ovvero sabato pomeriggio e domenica) la sensazione di essere effettivamente ai comandi di un caccia. In particolare i due simulatori più avanzati, quello del “Typhoon” e dell’F-35, hanno permesso di sedersi effettivamente nella cabina di pilotaggio e operare tutti i comandi delle superfici di controllo del velivolo, la manetta e altre strumentazioni di bordo. Abbiamo avuto modo di provarli entrambi, ed effettivamente, grazie alla grafica e all’allestimento, si ha la possibilità di pilotare in “full immersion”, in particolare in quello del T-346 grazie allo schermo semisferico che avvolgeva il cockpit.

I pannelli di discussione, come anticipato, sono stati tenuti da esperti di caratura internazionale di altissimo livello e hanno affrontato, in 5 sezioni, gli argomenti più pregnanti dell’attuale panorama aerospaziale.

Il primo ha toccato la strategia e policy del potere aerospaziale cercando di rispondere a quali sfide stiano plasmando il futuro dell’Air Power, con uno sguardo all’attuale situazione internazionale (guerra in Ucraina, Cina) alla luce dell’ambiente collaborativo internazionale e della capacità di deterrenza, che integra anche il dominio spaziale e cyber. Sono intervenuti il generale Vincenzo Camporini, Raphael Cohen, direttore del programma di strategia e dottrina di RAND Project Air Force, David Deptula, del Mitchell Institute for Aerospace Studies (istituto di ricerca statunitense collegato all’U.S. Air Force), Zhanna Malekos Smith, ricercatrice presso il programma tecnologie strategiche del Center for Strategic and International Studies (CSIS), e Juliana Suess, analista di ricerca e responsabile delle politiche sulla sicurezza spaziale al britannico Royal United Services Institute (RUSI), moderati da Alessandro Marrone dello IAI (Istituto Affari Internazionali). Di particolare interesse quanto emerso anche da un sondaggio effettuato tra i presenti, che chiedeva quale potrebbe essere, tra 50 anni, il limite spaziale superiore dell’attività umana – non solo militare – individuato nello spazio esterno oltre la Luna. In effetti, come emerso dal panel, l’attività spaziale sta avendo una seconda giovinezza data anche dall’intervento del settore privato, ma soprattutto dalla militarizzazione dello spazio tramite l’immissione in orbita di assetti satellitari in grado di effettuare operazioni ASAT (Anti Satellite), che richiedono una ridefinizione di strategie, dottrine e procurement nell’ottica di poter anche arrivare sino al nostro satellite naturale.

Successivamente è intervenuta Heidi Shyu, sottosegretario alla Difesa per la ricerca e l’ingegneria degli Stati Uniti d’America, che ha sottolineato l’importanza dei partenariati strategici tra alleati, e non solo, di Washington per rispondere alle nuove sfide strategiche determinate dalla disponibilità di nuove tecnologie dirompenti e dal mutato quadro internazionale caratterizzato da instabilità diffusa.

Nel primo pomeriggio di venerdì abbiamo assistito alla discussione riguardante la tematica della tecnologia e dell’innovazione, affrontata cercando di rispondere al dilemma tra massimizzare la qualità attraverso investimenti in un numero minore di sistemi aerospaziali all’avanguardia, e quindi costosi, o invece puntare sulla quantità, investendo in un numero maggiore di sistemi non di ultima generazione, ovviamente più accessibili. In particolare ci si è chiesti, alla luce della situazione di stallo raggiunta nella guerra in Ucraina, che ha trasformato l’ambiente aerospaziale in una terra di nessuno, se la quantità di assetti può essere quindi, di per sé, una risposta sufficiente alla minaccia di scenari Anti-Access/Area Denial (A2/AD) ed è emerso che data la diffusione di “bolle” A2/AD sempre più sofisticate (non solo ai confini russi o là dove la Russia ha i suoi avamposti), è necessario avere strumenti tecnologicamente adeguati per continuare a mantenere la capacità di deterrenza, nella fattispecie la possibilità di operare in ambienti altamente contestati come questi. A tenere il pannello, Liran Antebi, direttrice del programma di sicurezza nazionale e tecnologie avanzate presso l’Institute for National Security Studies (INSS), Justin Bronk, ricercatore su potere aerospaziale e tecnologia al RUSI, il generale Vincent Chusseau, comandante del Centre d’Expertise Aérienne Militaire (CEAM), il generale Stefano Cont, direttore della divisione capacità, armamento e pianificazione, dell’Agenzia Europea di Difesa (EDA), infine Francesco Ongaro, direttore del settore tecnologia e innovazione di Leonardo. A moderare Niccolò Petrelli, dell’università Roma 3.

L’ultima discussione della giornata di venerdì ha riguardato il settore industriale, con particolare attenzione alle politiche italiane e internazionali. Il pannello ha affrontato gli investimenti in tecnologie dirompenti (come l’Intelligenza Artificiale) e l’ipersonico, la problematica tra sovranità nazionale e cooperazione internazionale industriale, e come gli investimenti in ricerca e sviluppo possano o meno soddisfare i requisiti militari. Presenti Domitilla Benigni, capo ufficio esecutivo e per le operazioni di Elettronica, Ted Colbert, presidente e amministratore delegato di Boeing divisione Difesa, Spazio e Sicurezza, Lorenzo Mariani, direttore di Mbda Italia, Riccardo Procacci, amministratore delegato di Avio Aero, e Michael E. Williamson, presidente di Lockheed-Martin, moderati da Andrea Gilli, del Nato Defense College. Ancora una volta è emersa la tematica del controllo degli assetti a intelligenza artificiale (human-in-the-loop e human-out-of-the-loop), ma è stato introdotto il concetto di human-over-the-loop, ovvero di un approccio che si potrebbe definire intermedio tra i due, che rappresenta ancora un campo di sviluppo nuovo a da definire ulteriormente. La minaccia ipersonica, poi, come sappiamo ha aperto una problematica relativa al suo contrasto, e in Europa, in particolare, si deve cercare di procedere più speditamente in progetti di questo tipo, come il “Twister”, e, aggiungiamo noi, investire nella ricerca per sistemi missilistici ipersonici in modo da avere capacità di deterrenza.

Nella mattina di sabato 13 si è tenuta l’ultima serie di conferenze, a cominciare dalla tematica riguardante la dottrina, ovvero ci si è chiesti se è necessario cambiare la dottrina del potere aereo in relazione ai nuovi ambienti bellici caratterizzati da operazioni multidominio, ovvero nei cinque domini di azione (terra, aria, mare, spazio, cyber). Presenti Gregory Alegi, professore all’università Luiss Guido Carli, il generale Claudio Gabellini, comandante del Coa, il Comando Operazioni Aerospaziali dell’Aeronautica Militare, Thomas Goffus, assistente per le operazioni del Segretario generale della Nato, il generale James B. Hecker, comandante del Nato Allied Air Command, e il generale Hiroaki Uchikura, capo di Stato Maggiore della Japan Air Self-Defense Force (Jasdf) moderati da Cynthia Salloum, del Nato Defense College. Di particolare interesse, in questo pannello, è stato l’intervento del generale Gabellini, che ha sollevato la questione, oltre al fatto che date le dimensioni dello spazio non è possibile, per una singola nazione europea, di poter agire indipendentemente in quel dominio ormai contestato – quindi serve più cooperazione internazionale – che prima di cambiare una dottrina è necessario chiedersi per quale motivo lo si stia facendo, quindi individuare uno scenario futuro il più possibile realistico. Il CSM nipponico, invece, ha colto l’occasione, nel suo intervento, per ribadire quello che, da queste colonne, vi abbiamo già riportato, ovvero che il Giappone è tornato a essere un Paese “al fronte” davanti a una Cina, ma anche una Russia, più assertive, ai limiti dell’aggressività, nella regione.

Dopo questo interessantissimo scambio di opinioni, è intervenuto Benedetto Vigna, amministratore delegato di Ferrari, per sottolineare non solo il legame tra la società e l’Am ma anche per dare un rapido quadro dell’aumento della complessità del quadro industriale generale negli ultimi decenni.

L’ultimo intervento ha riguardato l’addestramento dei piloti del futuro, e ha toccato le tematiche del pilotaggio unmanned, così come l’approccio formativo dal punto di vista dell’airmanship, con particolare attenzione alla dottrina multidominio. Sono intervenuti, moderati da Laura Caprini del Ministero degli Affari Esteri, Zaira Burlo, direttrice dei servizi di addestramento di Leonardo, Carl Cottrell, manager per le operazioni di CAE, il generale Aurelio Colagrande, sottocapo di Stato maggiore dell’AM, Jeffrey Harrigian, vicepresidente del settore campagne strategiche per lo sviluppo aziendale e la strategia aeronautica di Lockheed-Martin, infine il generale Todd Moore vicecomandante del Training and Readiness Command della Us Space Force. Anche in questa occasione è interessante notare che, anche grazie all’opinione del pubblico presente sondata online, l’aspetto centrale è rappresentato dalla dottrina multidominio, quindi i piloti del futuro dovranno essere formati in tal senso.

Si è chiusa così, e coi ringraziamenti del Csm Aeronautica che ha informato gli astanti che l’Arma Azzurra intende ripetere questo interessantissimo evento ogni due anni, la prima conferenza sull’Air Power. Da ultimo, durante la due giorni, è stato firmato l’accordo con la Royal Air Force per l’addestramento dei piloti inglesi presso il nuovo centro di Decimomannu (Ca), l’Ifts, certificando ancora una volta l’unicità del nuovo sito per la formazione del personale che sarà ai comandi dei caccia di quarta e quinta generazione, e, in prospettiva, anche la sesta.

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