La guerra in Ucraina ha fornito a Taiwan svariate lezioni. In primis militari, per quanto riguarda le strategie da attuare di fronte all’eventuale offensiva di una grande potenza come la Cina, ma anche di carattere gestionale-organizzativo.

Taipei ha ad esempio capito di dover rivedere il paradigma alla base del proprio scudo di silicio, la famigerata ancora di salvezza che per anni ha tenuto l’isola al sicuro. Grazie alla capacità di produrre semiconduttori avanzati, e al fatto che non solo l’Occidente, ma anche Pechino si è sempre affidata alle aziende taiwanesi, gli analisti ritenevano che il Dragone non avrebbe mai tentato di fagocitare la “provincia ribelle”. Ebbene, tutto questo rischia di dover essere presto riscritto, visto che il governo cinese ha fatto passi da gigante e potrebbe, nel medio-lungo periodo, fare a meno di supporti esterni.

Ma Taiwan ha preso nota anche su come comportarsi in caso di un attacco o dell’occupazione dei propri impianti nucleari da parte della Cina. La situazione a Zaporizhzhia, dove i russi hanno preso il controllo della centrale ucraina sin dai primi giorni del conflitto, e la minaccia di una possibile catastrofe non è ancora stata neutralizzata, avrebbe fatto scattare non pochi campanelli d’allarme sull’isola.



Allarmi nucleari

Abbiamo citato l’Ucraina: qui l’attacco e l’occupazione degli impianti nucleari, inclusa la centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte di Mosca, hanno creato una situazione pericolosa. E questo sia per il funzionamento delle stesse centrali che per gli impianti del combustibile esaurito. In molti casi, proiettili e missili hanno sibilato accanto a bersagli più che sensibili.

Una situazione del genere ha ostacolato gli sforzi della comunità internazionale – compresa l’Agenzia internazionale per l’energia atomica – per garantire il controllo dei materiali nucleari presenti nei suddetti siti. Anche a Taiwan, qualora dovesse scoppiare una guerra tra Taipei e Pechino, potrebbero emergere scenari simili.

Come ha sottolineato Asia News, infatti, ci sono sei reattori nucleari operativi o spenti presenti sull’isola. Scendendo nei dettagli, si tratta di due reattori ad acqua pressurizzata e di quattro ad acqua bollente. Dei sei totali, i quattro Bwr (Boiling Water Reactor, reattore nucleare ad acqua bollente) sono collocati sulla punta settentrionale del territorio taiwanese, e pongono le maggiori preoccupazioni in termini di sicurezza e salvaguardia.

Bersagli sensibili

La prima centrale nucleare di Taiwan, Chinshan 1 e 2, è costituita da Bwr simili a quelli della Fukushima Daiichi 1 – la stessa centrale coinvolta nell’incidente del 2011 in Giappone – e può contare su piscine di combustibile esaurito che si trovano in posizioni sensibili. Kuosheng 1 e 2, invece, presentano un progetto Bwr successivo, con vasche di combustibile esaurito collocate ad un’altitudine inferiore. I due reattori ad acqua pressurizzata hanno anche vasche di combustibile esaurito a livello del suolo.

Qualche anno fa, quando Chinshan 1 e 2 andarono offline, oltre 6.000 gruppi di combustibile esaurito furono immagazzinati nelle due piscine sopraelevate. A Kuosheng 1 e 2, le capacità di entrambe le piscine sono diventate insufficienti per supportare il funzionamento del reattore. Per liberare spazio, Taipower, la società di servizi pubblici adetta a tali mansioni, ha spostato i gruppi di combustibile esaurito vecchi di 15 anni per lo stoccaggio nelle piscine superiori (di rifornimento), che sono ben al di sopra del livello del suolo.

Considerando che la vulnerabilità di una piscina per il combustibile esaurito dipende in parte dalla sua posizione rispetto al livello del suolo e dalla sua costruzione, in un potenziale conflitto militare a Taiwan, le piscine di Chinshan e Kuosheng potrebbero trasformarsi in bersagli ghiottissimi. Nell’agosto 2022, in occasione della visita sull’isola dell’ex speaker della Camera Usa Nancy Pelosi, due missili lanciati dall’esercito cinese sono atterrati in mare, a circa 50 chilometri dallo stabilimento di Chinshan.  

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